Caccia al superteste «Un accusatore sarebbe un tedesco che fu a Saman»

Caccia al superteste Caccia al superteste Un accusatore sarebbe un tedesco che fu a Saman MILANO. C'è un «angelo» dietro alle indagini sulla morte di Mauro Rostagno. Un testimone chiave, ascoltato tre mesi fa dagli uomini della Dia di Trapani. Un «angelo» perché così veniva chiamato all'interno di Saman chi si doveva occupare del controllo interno alla comunità. Il suo nome è Karl Joseph Hahn, detto Vadati, nato nel '47 in Germania, con una difficile storia di alcolista alle spalle. Era a Saman a Trapani nell'88, conosceva Rostagno, era legatissimo a Cardella, a Ciucca Roveri, viveva fianco a fianco con i ragazzi arrestati in questi giorni. Anche lui, subito dopo l'omicidio, venne sentito dai carabinieri di Trapani. Poi più niente. Per anni. Fino al 20 aprile del '96, tre mesi prima di questi arresti, quando compare davanti agli uomini della Dia di Trapani che vanno apposta a Latina a sentirlo. Il verbale viene aperto nel primo pomeriggio e si chiude alle 22 e 50 dopo una breve pausa alle 21. Otto ore di faccia faccia con gli mquirenti che cercano di ricostruire con lui i mille aspetti di questa storia. E lui «Alfa»? E' lui «Beta»? E' Karl Joseph Hahn l'uomo che ha messo su questa pista i magistrati di Trapani? Gli inquirenti tengono ancora coperti molti aspetti delle loro indagini e fino ad oggi non hanno voluto rivelare chi siano i due supertestimoni, pronti a raccontare nei dettagli quello che succedeva a Saman Trapani. Dov'era Mauro Rostagno. E dove era Vadan, lì almeno dall'87 per quella brutta storia di alcol che gli scombinava il cervello e che spesso lo portava a fuggire nei campi per cercare vino ai contadini. Vadan è un fedelissimo di Cardella. Lo segue in Nicaragua, a Managua. Per anni rimane accanto al ricercato numero uno. Ma poi Vadan cambia, o forse cambia Cardella. Agli amici questo tedesco imponente, che a tutti incuteva rispetto, mostra di essere impaurito. Agli amici Vadan confida che Cardella lo tiene d'occhio, lo sorveglia. Forse lo perseguita. Scappa dal Nicaragua, trova un primo rifugio a Saman France, nel castello vicino a Parigi, e poi scappa anche da lì per approdare a Roma. Una vita randagia, poi l'arrivo alla comunità Saman di Monte Sabotino vicino a Latina. Dove arrivano gli uomini della Dia che tre mesi fa lo portano in questura per quel primo verbale. Un verbale, che adesso, è al centro delle contestazioni agli arrestati, ancora detenuti a San Vittore ma presto destinati ad essere trasferiti a Trapani, per essere sentiti dai magistrati titolari dell'inchiesta. Ieri pomeriggio a Milano si è intanto svolto l'ultimo interrogatorio di convalida per l'arresto. Davanti al gip Guido Salvini è comparsa Monica Serra, la ragazza che era sull'auto accanto a Rostagno. Tre ore è durato il faccia a faccia con 0 giudice Salvini. Con la ragazza, 33 anni, che arriva senza manette e accompagnata dai carabinieri. Loro in divisa nera, lei in maglietta bianca con il disegno e la scritta di un club di vacanze. In tre ore Monica Serra conferma quanto già detto ai tempi dell'omicidio, e cioè che era sull'auto con Rostagno e che si è rannicchiata sotto al sedile accanto al guidatore quando sono arrivate le prime pallottole. Nulla di più, come confermano i suoi avvocati, Perla Scuretti e Consuelo Bosisio: «La nostra assistita è prostrata dalla carcerazione ma ha confermato la disponibilità a ricostruire i limitati fatti a sua conoscenza». Fabio Potetti Da sinistra, un corteo di Le nel '68. A fianco, i direttori del Corriere della Sera, Paolo Mieli e dell' Espresso, Claudio Rinaldi La disinvoltura culturale ha permesso a Deaglio e Sofri di farsi pagare un giornale dal psi e a Liguori di approdare auntgdi Berlusconi 1- >I ' co: «...Ho smaltito la ima intera compassione politica in Lotta continua e solo quando si è sciolta, nel '76, ho cominciato a fare vita di operaio. Avevo ventisette anni allora e da un punto di vista fisico provenivo dagli allenamenti su strada, dai lanci di pietre e bottiglie, non dal sollevamento pesi. Venivo dall'atletica leggera». Così scrive su «Micromega», descrivendo la sua scelta di fare il muratore, e se per lui Lotta continua si riassumeva caricaturalmente in quegli scontri fisici con la polizia, allora non può neppure sorprenderci che - sempre su «Micromega» - lo stesso De Luca abbia poi proclamato: «Chiunque di noi di quel tempo avrebbe potuto uccidere il commissario Calabresi». Troppo facile liquidare la sortita di De Luca per la sua palese infondatezza (non è affatto vero che chiunque di noi avrebbe potuto uccidere chicchessia, naturalmente, mentre è vero purtroppo che ci fu chi dalle nostre file passò alla lotta armata e uccise). Essa racchiude la testimonianza - sincera e dunque inquietante - di una milizia politica vissuta come puro gesto, autorappresentazione estetizzante. Ciò che spiega perché dentro l'esperienza di tanti giovani, a sinistra come a destra, la violenza abbia ripreso il sopravvento negli Anni Settanta quando ormai la guerra civile era finita da più di vent'anni. Il prolungarsi di queste forme di estasi narcisistica fin dentro gli anni del riflusso e della maturità, non ha certo giovato agli «ex» incapaci di liberarsene, né alla popolarità della categoria tutta. Ma tutto questo, diciamocelo infine, che cosa c'entra con l'efferato delitto maturato nel 1988 in una comunità per il recupero dei tossicodipendenti, luogo insieme benedetto e maledetto, sede di generosità assolute e violenze psico-fisiche, crocevia di operatori pazienti e di avventurieri ribaldi? Riportiamo a Saman, al lavoro dei magistrati e degli avvocati, al dramma della Chicca Roveri in carcere proclamandosi innocente, alla solidarietà dei suoi amici, ai dubbi che circondano la figura del fuggiasco Cardella, insomma riportiamo alle misure della sua triste realtà il delitto Rostagno. Lasciamo stare Lotta continua, la sua lobby maldestra e il suo peccato d'origine immaginario. Caro Montanelli, spero di non averti deluso perché con ciò ho detto davvero tutto quello che so. Ci sono già tanti misteri nella storia italiana che non è il caso di inventarcene dei nuovi.