I figli paghino per restare in famiglia di Stefano Bartezzaghi

I figli paghino per restare in famiglia I figli paghino per restare in famiglia OGGI PER merito del facondo trombettista di Arbore - i cui beati aforismi suonavano come: «meglio avere molti soldi e non fare niente che lavorare molto e restare poveri» - in Italia la parola Catalano evoca il fantasma dell'ovvietà. Invece, in Spagna, i nativi della Catalogna sono considerati come gli scozzesi in Gran Bretagna o i liguri qui da noi: avari. Ma né ovvia né parsimoniosa pare la normativa appena approvata dall'Assemblea regionale di quella nobile terra. Sotto i ventotto anni, molti giovani catalani, anche se lavorano, tendono a non liberare la famiglia d'origine dalla loro famelica e ingombrante presenza. La legge d'ora in poi li obbliga (proprio così: li obbliga) a contribuire alle spese di mamma e papà. Se Barcellona piange, Roma non ride: secondo recenti statistiche diffuse da Arnaldo Bagnasco [L'Italia in tempi di cambiamento politico, Il Muli¬ no) quasi la metà dei ragazzi italiani e più di un quarto delle ragazze italiane a 29 anni è ancora in casa. Questa media è il record europeo, e conferma ogni stereotipo mammista e giuggiolone. Non ci sono case, il matrimonio è la tomba dell'amore, dove altro trovare una cuoca tanto amorevole: tutte le scuse sono buone per far carriera anche grazie alle camicie stirate dall'imbattibile solerzia materna. Detto ciò, e pagato il tributo al non infondato stereotipo, si aggiungerà che le case non si trovano davvero, che è normale avere i primi figli verso i quarant'anni, e che l'età considerata giovanile e di apprendistato aumenta (l'obbligo scolastico sta per essere portato a sedici anni) non solo a causa dei virtuosismi culinari e guardarobieri delle nostre casalinghe. Bisogna vedere se l'estroso strumento escogitato dai catalani, questa sorta di contromancetta, sia il migliore per af¬ frontare la situazione. Ci sono famiglie, e non solo nel libro Cuore, in cui la contro-mancetta viene erogata dai figli con naturalezza, e senza che il legislatore ci abbia messo becco. Come disposizione di legge, ha qualche difficoltà di applicazione: pare più l'enunciazione di un principio che l'istituzione di un obbligo effettivo (la legge catalana richiede una denuncia preventiva da parte del padre). Come principio, è una legge che ribalta il normale flusso economico familiare (come la prenderebbe Piersilvio?). Così facendo sancisce un altro punto non banale: qualsiasi cosa significhi «diventare adulti», quando i ragazzi lo diventano anche i rapporti verticali, fra genitori e figli, diventano rapporti economici, i Poi una volta che è chiaro a chi tocca pagare, i panni sporchi si potranno* portare anche in lavanderia. Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Arbore, Arnaldo Bagnasco

Luoghi citati: Barcellona, Catalogna, Gran Bretagna, Italia, Roma, Spagna