Nessuno può spodestare lo zar Popov
Il russo vince una strepitosa gara sui 100 si, respingendo l'attacco dell'americano Hall Il russo vince una strepitosa gara sui 100 si, respingendo l'attacco dell'americano Hall Nessuno può spodestare lo zar Popov Sacchi affonda e dice addio al nuoto stato lo sfogo amaro del nostro Luca Sacchi, che a Barcellona fu terzo mentre qui è finito soltanto sesto. Passa il tempo, sia in senso anagrafico che cronometrico: non è andato male, il milanese, si è migliorato dalla batteria, 4'18"31 contro 4'19"63, ma quattro anni fa era un'altra cosa. Lui ha parlato di «gara che si poteva anche pensare di vincere». Esagerato, ma vitale in vista dei 200 misti. Suo padre Remo, cioè il suo allenatore, non è qui ad assisterlo perché non avrebbe avuto l'accredito. Luca dice: «Mi sarebbe piaciuto averlo al fianco, ma è stata una sua scelta, che rispetto: e non c'è polemica con nessuno». In precedenza però aveva parlato in tv di difficili rapporti con la Federazione, tema non nuovo per chi da anni è considerato il «sindacalista» dei nuotatori azzurri: «Da sei mesi c'è un tira e molla per contrattualizzare la collaborazione di mio padre: sempre risposte vaghe, uno sfinimento». Poi Sacchi ha confermato quanto era già nell'aria: «Ho deciso, basta col nuoto, la delusione è stata troppo forte. Dopo i Giochi mi ritiro: non so neppure se farò gli Assoluti di agosto». Oltre a Dolan e ai suoi problemi di asma, il resto del trionfo Usa è stato come detto una 4 x 200 facile, con nessun super, con tutti buoni: Davis, Udepohl, Schumacher e Berube. Poi Svezia e Germania e Australia, conferme. Noi sesti dietro anche agli inglesi, ha ceduto Idini, come previsto, eravamo anche giù di nervi per il tiramolla di un reclamo (respinto) anti-Italia degli svedesi, avendo annunciato noi in batteria Siciliano-Rosolino ultimi due frazioni¬ sti, e avendo invece mandato in acqua Rosolino-Siciliano. In finale, Rosolino a illudere con un buon passaggio, poi Idini senza miracolo, Merisi un secondo sopra l'attesa e Siciliano invano furioso all'inizio. Niente Italia nella finale femminile della rana (Dalla Valle 7a nella finalina, in l'I 1" 19). Penelope Heyns, sudafricana, emozionata, si è limitata a vincere (è comunque il primo oro in piscina per il suo Paese dal 1952) sulla statunitense Beard. E' bellona, abbronzata da sembrare un po' mulatta. Nessuno dei nostri nella seconda giornata ha battuto primati nazionali, e questo non è bello, e nella terza giornata abbiamo messo in gara soltanto ( 17° tempo sui 200) il delfinista Oriana, qui soprattutto per la staffetta mista. Ma le piccole cose nazionali svaniscono nel dramma americosmico di Janet Evans statunitense che, lanciata all'oro in tre Olimpiadi consecutive, prima ha protestato invano per l'ammissione alle batterie della tremenda irlandesona Micheli Smith (il Ciò le ha dato una wild card contro la federmondiale del nuoto), poi troppo rilassata ha mancato la finale per 20 centesimi, 4'13"60 nono tempo, quasi 10" sopra il suo record del mondo. Poi non si è presentata, polemicamente, per la finalina. Janet, una eroina all-american, ha dato al nuoto quasi tutto dei suoi 25 anni. Ora vuole aprire una scuola d'acqua, comunque qui ha ancora gli 800 per gonfiare u medagliere. Gian Paolo Dimezzano A fianco la costaricana Claudia Poli a destra la statunitense Janet Evans alta, rivolgendosi a tutti ed a nessuno, quanto noi italiani abbiamo pagato gli arbitri: che peraltro sono stati sin qui perfetti. Incredibile ma forse vero (che lo ha detto). E pensare che c'è un invito serale per tutti, arbitri e tecnici della pallanuoto, a casa Croazia. Gol croato, gol di Pomilio, 7-4. E 7-5 con i nostri senza un uomo. Ultima frazione. Gol croato e botte. Giustolisi ko, c'è agitazione anche fuori vasca, il giocatore è tirato fuori mezzo svenuto. Italia in uno in più, sciupato. Gol di Roberto Calcaterra, vasca che si fa tonnara. E' 8-6, diventa 8-7, poi 9-7, Silipo. E 9-8. Schemi saltati, mancano 3'. Ghibellini segna il 10-8. Fine e strascico di insulti. Ma il Settebello è nei quarti. [g. p. o. ]
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