Muti: sarò un guerriero
Muti: sarà un guerriero Muti: sarà un guerriero «Non sono stanco della Scala» re Muti che non aveva mai smentito «sussurri e grida». «Guai se dovessi smentire tutto ciò che naviga nell'aria. Comunque, non ho detto di essere stanco. Continuo a battagliare per problemi che sono di tutto il Paese, non solo della Scala. Nel suo zoppicare, un teatro è l'espressione di una nazione che zoppica. Sono arrivato alla fine di questa stagione teso, arrabbiato. Ma sono qui. Voglio portare avanti il discorso iniziato alla Scala dieci anni fa e ci credo». Muti, quindi, non ha le valigie pronte, non scarica sulla decadenza di Milano anche il peso di un suo abbandono, né tira a campare come potrebbe fare un generale appunto sfiduciato, rassegnato. E' vigile sul varo della fondazione che aprirà la Scala e gli altri enti lirici ai privati: «La guardo con una certa cautela. Noi meridionali, flagellati per centinaia d'anni, siamo prudenti. Oggi, i compagni di strada della Scala sono persone e istituzioni intelligenti. Ma domani? Non vorrei che tutto finisse in uno spasmodico "do ut des", in sponsorizzazioni che di fatto impedissero di fare musica e cultura per tutti. Lo Stato deve essere ancora e sempre garante. Tutto deve essere ben definito, bianco su nero». Vigile, lo è anche sul progetto di costruire un teatro-auditorium alla Bicocca, per traslocarci la Scala e, così, rendere possibili i lavori per il rammodernamento e il duplicamento del palcoscenico entro il 2001, anno centenario della morte di Verdi. «Ho qualche apprensione. Non abbiamo né Carlo III di Borbone, né Maria Teresa d'Austria che costruirono San Carlo e Scala in tempi record. Si cominci solo se c'è l'assoluta certezza di farcela per quella data. Che figuraccia se dovessimo celebrare Verdi a Scala chiusa». Guido Vergarli
Persone citate: Maria Teresa, Scala, Verdi
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