Rostagno un delitto firmato dagli amici

| Trapani, dopo otto anni presi i responsabili dell'omicidio: erano ospiti della comunità | Trapani, dopo otto anni presi i responsabili dell'omicidio: erano ospiti della comunità Rostagno, un delitto firmato dagli amici Arrestata anche la moglie: è accusata di favoreggiamento | TRAPANI. Otto anni dopo il delitto emerge la verità sulla morte di Mauro Rostagno, fondatore della comunità «Saman». A ucciderlo la sera del 26 settembre 1988 furono alcuni suoi amici ospiti della comunità. Uno di loro sarebbe l'amante della sua compagna Elisabetta «Chicca» Roveri: avrebbe agito travolto dalla passione per lei. Sette ordini di custodia cautelare in carcere sono stati firmati dal gip di Trapani Severino Minicucci su richiesta del procuratore della Repubblica Gianfranco Garofalo. Per favoreggiamento sono state arrestate la stessa Roveri e Monica Serra che era in auto con Rostagno al momento dell'agguato. Esecutori materiali dell'omicidio sarebbero Luciano Marrocco detto «Lucky» indicato come l'amante di Chicca Roveri, Giacomo Bo¬ IL CAPOLINEA DI UNA SFIDA ■PALERMO L nome «Saman», che in lingua aramaica vuol dire «canzone», 10 scelsero tutti insieme. Avevano pochi soldi, un interesse comune per la filosofia orientale e soprattutto un sogno ambizioso: quello di fondare una comune che diventasse 11 tempio siciliano dei ribelli «sannyasi», in aperta polemica contro il misticismo imperante nel movimento arancione. Francesco Cardella, Mauro Rostagno e Chicca Roveri si erano conosciuti per caso, a Poona, durante un breve soggiorno al seguito di Bhagwaan Rajneesh, il guru con la Rolls-Royce, il «maestro» che predicava la meditazione di massa e che aveva capitalizzato più di 50 miliardi trascinando nel cuore dell'India qualcosa come cinquecentomila giovani di tutto il mondo. Non si erano mai visti prima. Bastò quella breve esperienza indiana a fare di loro tre amici inseparabili. Non che si somigliassero. Francesco Cardella, Ciccio per gli amici, rampollo della buona borghesia trapanese, aveva fatto strada a Milano come editore di giornali porno. Si era sposato con Raffaella Savinelli, la ricchissima erede del «re della pipa». E negli Anni Settanta, dopo aver conosciuto Adelina Tattilo, manager di «Playmen», aveva trasformato la rivista di rottura «Abc» in un periodico a luci rosse. Era considerato un tipo originale. Girava su una Bentley nera, portava un inseparabile cappello bianco e una lunga barba da santone. Amava, di un amore irriducibile, la Sicilia e la campagna trapanese. E, soprattutto, era pieno di soldi. Mauro Rostagno, marxista di ferro, figlio di un operàio torinese, si era laureato in sociologia a Trento, con 110 e lode, e negli anni dell'università aveva diviso la casa con Renato Curcio, a quei tempi ancora fervente cattolico. Poi era diventato il leader del movimento studentesco, e tra il '68 e il '69 con Adriano Sofri e Guido Viale era stato tra i fondatori di Lotta Continua. La Sicilia la conosceva bene perché nel 1972 era stato spedito nell'isola come segretario' regionale del movimento. Era arrivato a Palermo con la sua compagna, Chicca Roveri, figlia di una famiglia della media borghesia milanese, e insieme avevano guidato battaglie studentesche, cortei dei senza-tetto, e una volta avevano persino occupato pacificamente la Cattedrale. Poi, nel '76, dopo il trasferimento a Milano, lui aveva aperto il «Macondo», il primo locale alternativo in Italia. La politica lo aveva deluso e Rostagno si avvicinava sempre di più all'ala creativa del movimento. Al festival napoletano di Licola teorizzava l'amore libero e l'uso della marijuana come «alternativa al capitalismo». Al «Macondo», distribuiva biglietti dove c'era scritto: «Vale un filtro». E l'allusione era ai filtri di cartoncino usati per gli spinelli. Per queste provocazioni, era anche finito in carcere e, nel '78, durante la detenzione aveva scritto «Macondo», un libretto che ricostruiva la storia del locale collegandolo alla crisi del movimento. Il leader Rostagno teorizzava, ormai apertamente, il divorzio dalla politica. Era stanco di quelli che considerava «i fantasmi del Sessantotto». Quando uscì di prigione, prese Chicca Roveri e la figlia Maddalena e con loro se ne andò in India. L'incontro con Ciccio Cardella fu praticamente un colpo di fulmine. L'ex editore trapanese si ricordò che a Lenzi, nei pressi di Trapani, possedeva un casale di famiglia. E propose a Rostagno di tornare in Sicilia per realizzare il sogno di una generazione ribelle: dar vita ad una comune. Rostagno non se lo fece ripetere due volte. Partirono senza salutare nessuno. Bhagwaan andò nanno, Massimo Oldrini, Giuseppe Rallo e Giuseppe Cammisa. Una comunicazione giudiziaria per favoreggiamento è stata firmata per Francesco Cardella, il giornalista trapanese di 55 anni, grande amico di Craxi e Martelli, barba fluente, molti soldi guadagnati tra gli Anni 60 e 70 con le riviste sexy che nel giugno dell'anno scorso dopo uno scandalo per contributi rastrellati a miliardi fu messo alla porta dalla «Saman» da lui fondata nel 1981 assieme a Rostagno. Cardella l'anno scorso fu arrestato con la sorella, Chicca Roveri e la figlia di Rostagno. Quindi le scarcerazioni e il patteggiamento della pena. Poco tempo e Cardella scomparve, trasferendosi in Nicaragua. Ora sarebbe nascosto in Svizzera. Chicca Roveri dopo l'emissione della comunicazione giudiziaria era stata cercata, ol¬ su tutte le furie e li radiò dal cenacolo dei «sannyasi». Era l'inizio degli Anni 80: l'oasi di Lenzi, alle pendici del monte Erice, diventava la mitica «Saman». Lo stile di vita era ancora quello degli «arancioni». Ragazzi e ragazze insieme nelle grandi camerate. E poi i campi di patate, l'allevamento di galline, gli esercizi di meditazione e i balli, al tramonto, tutti riuniti in cerchio. Ma la mania per l'Oriente si esaurì nel giro di pochi mesi. Cardella, il più furbo di tutti, decide di imboccare la strada del recupero dei tossicodipendenti. E la comune diventò comunità. L'approccio terapeutico, almeno all'inizio, risentiva della filosofia «arancione»: catarsi, danze di liberazione, bagni rituali in piscina. E intanto Rostagno si conquistava uno spazio quotidia¬ 1 NUOVI LEADER SI sapeva che poteva essere solo una faida interna... E poi in questi anni nessun pentito si è alzato a dire: "Mauro lo abbiamo ucciso noi". E di pentiti a Trapani ce ne sono stati molti...». Parla come se si fosse liberata di un peso enorme Luisa Fiorini, attuale presidente dell'Associazione Saman, «ma noi siamo mille miglia lontani da quella Saman là, quella di Cardella e Chicca Roveri». «Noi siamo un'altra cosa, abbiamo anche cambiato lo statuto per differenziarci», dice questa dottoressa di 70 anni, tutta vestita di bianco perché il bianco è il colore della comunità. «Nella prima Saman c'erano troppi soldi, troppe storie brutte. Mi ricordo l'arresto di Chicca e di Cardella nel '95 per quelle truffe, soldi spariti non si sa dove...», dice Luisa Fiorini. Al suo fianco annuisce Marco Urbani, 30 anni, ex utente, come si chiamano i tossicodipendenti recuperati. Marco abitava nell'appartamento della comunità in via Boiardo. tre che nel suo alloggio milanese, nell'abitazione fiorentina di Adriano Sofri dove si pensava potesse essersi nascosta in nome della vecchia amicizia maturata in gioventù assieme a Rostagno ai tempi di Le. La polizia ha rintracciato a Lecce Marrocco e a Milano Rallo e Oldrini che è sieropositivo e da tre anni gravita negli uffici della Lega anti-Aids. Cammisa che nel «giro» è noto con il soprannome di «Juppiter» sarebbe in Ungheria, forse a Budapest. E perché lo spietato delitto? Tre piste finora erano state seguite a Trapani: la congiura di palazzo per liberarsi di Rostagno per aver campo libero con Chicca Roveri (s'era detto anche di un suo flirt con Cardella) o perché lui si era opposto alle irregolarità amministrative poi venute a galla. Oppure la condan¬ A sinistra Mauro Rostagno e Chicca Roveri A destra Francesco Cardella e la Roveri, allora dirigenti della comunità, e sotto il giorno dei funerali del marito avevano privilegiato la pista dell'assassinio maturato nella comunità Saman, magari per un «affaire» di donne. Pochi minuti prima di essere ucciso con colpi di fucile a pompa, a 150 metri dal cancello d'ingresso della comunità in contrada Lenzi tra Valderice e Trapani (in auto, terrorizzata, c'era Monica Serra che disse «c'era buio, non ho visto nessuno»), Rostagno aveva parlato per l'ultima volta dagli studi di Rtc e come sempre non aveva avuto peli sulla lingua. Ai funerali, poi, il commovente discorso di Claudio Martelli e l'intervento di Chicca Roveri che aveva puntato l'indice contro la mafia, accanto a un Cardella impassibile e livido in volto. na a morte decisa dalla mafia a causa delle veementi denunce che ogni giorno Rostagno indirizzava contro i boss e i trafficanti di droga dagli schermi della tv privata Rtc che dirigeva; aspri erano del resto i suoi commenti anche verso i clan massonici coperti nel Trapanese, attivi specie al riparo delle logge «Scontrino» e «Iside 2», poi individuate e messe al bando. O, terza ipotesi seguita per anni dopo il delitto, la decisione di far fuori Rostagno nell'inestricabile groviglio seguito all'omicidio del commissario Luigi Calabresi per il quale due mesi prima di essere a sua volta ucciso Rostagno aveva ricevuto una comunicazione giudiziaria. Qualcuno pensò di eliminarlo nel timore che potesse prima o dopo parlare troppo? Bisogna dire tuttavia che per molto tempo gli investigatori trapanesi Antonio Ravidà LE REAZIONI PAOLO S.IGU0RI. «Sono sconcertato. Non capisco proprio il motivo per cui sia stata arrestata Chicca Roveri. L'ipotesi che sapesse i nomi degli assassini del marito è aberrante». GIULIANO PISAPIA. «Al dolore per la morte di una persona esemplare si aggiunge la rabbia di sapere che i responsabili possono essere tra coloro per i quali Rostagno aveva speso la vita». MARCO BOATO. «Trovo sconcertante che quella che è la vittima, Chicca Roveri, venga non solo sottoposta a procedimento giudiziario, ma addirittura arrestata».