Giappone emergenza virus di E. St.
Colpiti soprattutto i bambini, a rischio alimenti e bevande Colpiti soprattutto i bambini, a rischio alimenti e bevande Giappone, emergenza virus Già seimila casi di intossicazione TOKYO. Allarme sanitario in Giappone: l'epidemia del virus 0-157 non si ferma e nel Paese cresce la paura: sono più di 6 mila le persone intossicate, quasi tutti bambini, colpite in una settimana dal colibacillo, tredici delle quali versano in gravi condizioni. Scoppiata in una prima ondata a maggio con 1800 persone colpite, l'epidemia si è diffusa soprattutto nella regione del Sankai alla periferia d'Osaka e viene considerata dalle autorità sanitarie la più grave degli ultimi decenni. Intanto diventano sempre più rigide le misure di prevenzione per cercare di fermare la malattia. Un centinaio di scuole sono state chiuse e vengono controllati tutti i luoghi di possibile contagio. Una delle cause accertate, che contribuirebbe alla diffusione del colibacillo, sembra essere legata al pesce crudo, al sushis d'anguilla servito in molte mense scolatiche. La maggior parte degli intossicati, come già detto, sono bambini perché la «miccia» sarebbe partita dalla contaminazione dei pasti, preparati in centri appositi e poi consegnati con un furgone alle scuole. Oltre che attraverso il pesce, la malattia può essere contratta tramite l'ingestione di carne poco cotta, di acqua contaminata, di prodotti caseari e di pollame. Il bacillo, che si installa nel colon e può portare alla morte, ha una incubazione che varia dai quattro giorni a una settimana. Il virus 0-157 - i cui sintomi sono febbre, diarrea e perdita di sangue nelle feci - prima di quest'ultima ondata di contagio, ha causato quest'anno centinaia di casi d'intossicazione in Giappone, provocando la morte di tre bambini e di una donna di 84 an- ni. E' considerato anche infettivo attraverso il semplice contatto con le persone. E proprio nella città di Sankai, nel Giappone occidentale, i medici stanno combattendo per salvare la vita di due bambine di 7 e 12 anni, che versano in gravissime condizioni dopo aver contratto il mortale colibatterio «E». Le due piccole soffrono di gravi problemi al cuore, hanno riferito i medici, e possono respirare solo grazie all'aiuto di una macchina. Ieri altre due persone, nella città di Wakayama, 45 chilometri a Sud di Sakai, sono state ricoverate in ospedale dopo aver accusato i sintomi tipici della malattia. Mentre le autorità sanitarie cercano di isolare e contenere la diffusione dell'epidemia, e mentre i dicasteri della Sanità, della Pubblica Istruzione e dell'Agricoltura sono in stato di massima allerta, continua a tener banco il terribile sospetto che l'epidemia possa in realtà essere frutto di un attentato. Il Giappone non ha ancora dimenticato gli attentati chimici al gas sarin della setta del guru Shoko Asahara, attentati che avevano seminato a più riprese morte e panico nelle più affollate stazioni del metrò. E alcuni giorni fa la polizia aveva avanzato l'ipotesi che dietro le quinte dell'epidemia ci fosse un uomo che intendeva estorcere somme di denaro alle società alimentari nazionali. La polizia aveva arrestato Michikazu Yokohama, sospettato di avere minacciato di contaminare i prodotti della «Snow brand milk products Co.» di Tokyo, se la società non gli avesse consegnato 100 milioni di yen, ovvero oltre un miliardo di lire. Intanto, l'epidemia, implacabile, non accenna a fermarsi. [e. st.]
Persone citate: Sakai, Shoko Asahara
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