Il fonte bloccato sulla linea Gotica

Il fonte bloccato sulla linea Gotica Le forze di D'Alema costrette a ripiegare dalle artiglierie avversarie postate sul Monte Fumaiolo Il fonte bloccato sulla linea Gotica IE NOTIZIE DAL FRONTE La guerra, come avevamo previsto, si va stabilizzando sull'ex «Linea Gotica». Nel settore orientale, forze dell'8a Armata Sud (generale D'Alema), che avevano raggiunto le fonti del Tevere, sono state costrette a ripiegare dall'artiglieria avversaria postata sul Monte Fumaiolo; mentre elementi della 10a Nord (la cosiddetta «Annata a cavallo» del cav. Berlusconi) hanno ricacciato da Riccione le truppe di Mons. De Cecco (i cosiddetti papalini) che vi erano penetrate la settimana scorsa. A Ovest, punte avanzate deUa 5a Sud (generale Di Pietro) hanno guadagnato qualche chilometro in direzione di Pietrasanta. Ma al Centro, lo stesso Di Pietro e il comandante della 14a Nord (feldmaresciallo Bossi) continuano a fronteggiarsi sul Passo della Futa senza alcun progresso da una parte né dall'altra benché i combattimenti abbiano raggiunto un massimo d'intensità. A questo proposito va segnalato l'eccezionale ardimento delle Brigate Extracomunitarie (reclutate tra i profughi della Padania) che nei pressi di Firenzuola sono riuscite a occupare per alcune ore un trinceramento nordista da cui erano partite grida oltraggiose (quali: «Vocumprà!») al loro indirizzo. «Ah, sì?» replicavano lanciandosi allo scoperto con cestelli ricolmi di bombe a mano. «Vocumprà? Allora piglia!» E giù una pioggia di bombe sui trincerati. La mancata copertura dell'artiglieria, nonché il tardare dei rinforzi comunitari, vanificavano peraltro il successo di quei valorosi. La cartina qui acclusa mostra il tracciato attuale del fronte e il dispositivo delle forze contrapposte. L'INTREPIDO BAR ILLA E ALTRI EPISODI MEMORABILI Quanto alla «storia basica» della guerra, abbiamo visto nella scorsa puntata come le gloriose «Cinque Giornate di Milano 2» (18-22 marzo) determinassero i «moti di Segrate» e il passaggio di Berlusconi in area leghista. Illustriamo ora altri episodi di valore che caratterizzarono il divampare dell'insurrezione in tutta la Padania, e ai quali abbiamo personalmente assistito sul nostro computer. Il 23 marzo, uno dei carri armati governativi diretti a Nord per sedare i tumulti, restava indietro per un guasto e doveva fermarsi al Mulino Bianco, un sobborgo di Parma. L'equipaggio ne scendeva e, non contento di confiscare in un bar un ingente quantitativo di merendine, pretendeva - con insulti e minacce - che la popolazione l'aiutasse a spingere il pesante veicolo fino al più vicino elettrauto. Ma quei soverchiatori non avevano fatto i conti con l'eroismo di un fanciullo del luogo, soprannominato Barala, che dato di mano alla sua propria merendina, gliela scagliò in faccia al grido di: «Chelinse!» («Strozzatevi!» in dialetto emiliano). Ne seguiva una rivolta generale che - al canto di «I bimbi d'Italia son tutti Balilla» - portava non solo alla formazione di un Governo Provvisorio Parmigiano, ma al blocco di altri rinforzi diretti dal Sud verso Brescia (la Leonessa d'Italia), che proprio quel giorno aveva dato inizio alle sue Dieci Giornate. A Mantova intanto, in Piazza della Lega Lombarda, un tamburino undicenne che a forza di tambureggiare per chiamare a raccolta i leghisti aveva perso completamente l'udito, non udì i rombanti motoscafi della polizia in arrivo sul Mincio. E sempre tambureggiando cadde crivellato dalle pallottole. A causa peraltro di un errore di stampa, il poverino passava alla storia col nome di Tamburino sardo (benché fosse di Vicenza) invece che sordo. A Torino, infine, un Anziano Fiat di nome Pietro Picca aveva deciso di condurre un'azione isolata contro la Caserma dei Carabinieri di Via Cernaia, rimasta agli ordini di Roma. Si introduceva quindi nottetempo, con una fiaccola e un grosso carico di polveri da sparo, nei sotterranei della CittadeUa. E ripercorrendo la stessa galleria scavata dal nemico quasi trecento anni prima, si presentava in caserma col suo carico e la sua fiaccola al grido di: «Qui si disfà l'Italia o si muore!». Per fortuna le polveri avevano preso umidità e non esplosero. Il gesto tuttavia ebbe grande risonanza, anche per la stima generale di cui godeva il Picca in quanto anziano Fiat, e fu determinante per gli sviluppi che vedremo in seguito. NEI MEANDRI DEL CYBERSPAZIO Gli eterni «corsi e ricorsi» della storia, previsti da Platone e confermati da Nietzsche nell'Eterno ritorno, non sono una pura fantasia filosofica. Essi spiegano, tra l'altro, le precise concordanze che abbiamo rilevato fin dal principio tra le nostre vecchie guerre dell'Indipendenza, e l'attuale guerra di Secessione di cui ci va informando il nostro computer. Sennonché il lettore avrà già notato, oltre alle concordanze, certe discordanze tanto più curiose quanto meno percettibili a prima vista. Nella guerra attuale, per esempio, abbiamo appena visto che le Giornate milanesi (concluse il 22 marzo 1996) precedettero immediatamente le bresciane (cominciate il 23 dello stesso mese). Per quanto riguarda.il passato, però, nel primo caso si trattò del 22 marzo 1848, e nel secondo del 23 marzo 1849. Ma questo scarto temporale. per quanto leggero, non fa che confermare l'ipotesi di «salti» anche spaziali che potrebbero prodursi in ogni momento tra RR (Realtà Reale, o creduta tale) e RV (Realtà Virtuale, o tale creduta anch'essa). Il che ci riporta all'equazione di De Witte, che avevamo già citato ma non ancora chiarito ai lettori non specialisti di cibernetica iperspaziale. -■Di Ru ^==?\A-1 Rr i Mi come indicato dalle due semifrecce di convertibilità, vuol dire infatti che i due mondi, virtuale e reale, sono ciberneticamente intercambiabili: owerossia che in qualsiasi istante (per via di fluttuazioni quantiche «acausali», e cioè imprevedibili per definizione) ciascuno dei due io convertirsi parzialmente c eliche totalmente nell'altro. Teniamocelo per detto. E aspettiamo di conoscere, nella prossima puntata, gli sviluppi che fecero seguito alla fase insurrezionale della guerra. Carlo Frutterò Franco Lucentini 2. Continua IL «DIRITTO DI ESCLUSIVA» DEL GIORNALISTA B. D'A., un internettista di Novara, ci rimprovera di non aver pubblicato la string con l'indicazione della rete e del «sito» da cui provengono le nostre informazioni. «In questo modo - scrive - trincerandovi dietro un diritto d'esclusiva assai discutibile in circostanze così gravi, voi impedite a chiunque di controllare l'esattezza delle informazioni stesse». Noi non neghiamo, caro B. D'A., che in certe circostanze il diritto di esclusiva del giornalista debba passare in secondo piano. Ma il fatto è che la string di cui lei deplora la mancata pubblicazione era troppo complicata ed è passata troppo in fretta, perché la nostra vecchia stampante potesse registrarla. Tant'è vero che da una settimana siamo obbligati a tenere il nostro computer collegato giorno e notte col «sito» in questione (con spesa considerevole e pericolo di surriscaldamento), perché una volta scollegati non sapremmo come fare per ricollegarci. OBBIETTIVITÀ' E PUBBLICITÀ' La Direzione degli Studi Tv di Milano 2 ci ha rivolto il secco ammonimento che segue. «Circa le riprese tv delle nostre Cinque Giornate (reali o virtuali che siano) voi avete affermato di non poterne garantire l'obbiettività "in quanto tali riprese vennero effettuate dagli stessi insorti". La vostra insinuazione è gratuita e calunniosa. Secessione o non secessione, barricate o non barricate, nessuno potrà mai negare ai nostri filmati d'attualità quell'obbiettività assoluta che le ha sempre distinte. Se d'altra parte vi riferivate ad eventuali spot pubblicitari che avrebbero intramezzato i combattimenti, si tratta di un nostro inalienabile diritto che non sta a voi mettere in questione. Vi preghiamo pertanto, in base alle vigenti leggi, di ritrattare le offensive riserve espresse nella vostra cronaca». Ritrattiamo. Per quanto riguarda tuttavia gli intervalli pubblicitari (che nella nostra cronaca avevamo evitato di menzionare), dobbiamo dire che lo spot sui pannolini ci è sembrato quantomeno disorientante, inserito com'era tra le onoranze ai caduti e l'inizio della controffensiva. UNA DOMANDA IMBARAZZANTE Da San Pellegrino Terme un lettore ci scrive (per posta normale): «Non sono pratico di Internet e non conosco le sigle, o acronimi, in uso tra i suoi utenti. Vi prego perciò di spiegarmi che cosa significhi quel "furibondo" M.V.F.C. con cui avete risposto al vostro arrogante interlocutore di Washington. Si tratterebbe, a quanto avete detto, di "un acronimo di origine gergale italiana, ma ormai diffuso in tutto il mondo", lo però non ne ho mai sentito parlare». Ci complimentiamo col nostro lettore, la cui ignoranza in materia testimonia di una non comune delicatezza di pensieri e di linguaggio. D'altra parte ci sembra difficile tradurre sulla Stampa un acronimo che altri giornali (non diciamo quali) non esiterebbero a esplicitare. Basti dire che si tratta, in sostanza, di un'esortazione ad allontanarsi e non farsi più vedere. Eroico comportamento delle Brigate Extracomunitarie. V«armata a cavallo» di Berlusconi ricaccia le truppe pontificie da Riccione. Il fanciullo del Mulino Bianco La ridiscesa di Pietro Picca nei sotterranei della cittadella // minaccioso significato dell «Equazione di De Witte» RACCONTI D'ESTATE WmmmM? irtqtccpntpgg Nome L e* mail ( "posta elettronica ") di F.&.L. La prima puntata di queste cronache ha determinato l'afflusso al nostro indirizzo elettronico (bww. la stampa, fai. it.) di messaggi di ogni specie. Rispondiamo ad alcuni di essi, nei limiti del tempospazio a nostra disposizione. Qui sopra: a Parma, il capo del Governo Militare Provvisorio abbraccia il piccolo Barilla davanti alla folla plaudente; a destra: Pietro Picca, dopo il suo arresto, mantiene un contegno fiero e deciso Un reparto delle Brigate Extracomunitarie attendato nella zona di Fiorenzuola Frutterò e Lucentini STORIR CIBERNETICA DELLR GUERRR DI SECESSIONE ITRLIRNR 25 PUNTRTfl ijijilijijijijiliiijijijijIjilH