2025 l'Italia dei pensionati

Le previsioni della Ragioneria: meno lavoro, più immigrati Le previsioni della Ragioneria: meno lavoro, più immigrati 2025, l'Italia dei pensionati «La riforma terrà con pochi ritocchi» ROMA. L'Italia invecchia, ma la riforma delle pensioni, con alcune piccole «correzioni», dovrebbe essere in grado di reggere il peso della nuova massa di anziani che si appresta a popolare la penisola del Duemila. E' il risultato a cui è giunto il Ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio in uno studio sulla popolazione italiana nei cinquantanni compresi tra 0 1994 e il 2044. «Non mi pare che lo studio sia drammatico nei confronti del sistema pensionistico - ha precisato Monorchio -, anzi fa vedere che con la riforma il sistema può mantenere l'equilibrio, solo che si adottino alcuni accorgimenti», ma questo avverrà «molto avanti nel tempo». Il Settentrione in pensione. «La popolazione al Nord scenderà dal 45 al 39% di quella nazionale e quella del Centro dal 19 al 17%, mentre quella del Sud salirà dal 36 al 44%» e la popolazione del Settentrione «risulterà non solo minoritaria rispetto a quella del Sud, ma mediamente anche più vecchia», ha detto Monorchio secondo il quale «le ipotesi di federalismo fiscale e di autonomia impositiva, da tempo allo studio, do- vrebbero tenere nel dovuto conto questa vistosa divaricazione». Comunque, ha aggiunto, «dal federalismo non credo si possa tornare indietro, ma le decisioni da prendere sono politiche e studi come questo possono servire a far adottare misure che siano di equità». Tutti in pensione. Sarà il 2025 l'anno del sorpasso: se l'andamento della mortalità e della natalità italiana continueramio sui livelli tendenziali di questo ultimo scorcio di secolo, tra meno di trent'anni in Italia vi saranno più pensionati che occupati mentre la popolazione scenderà nel 2045 dagli attuali 57 a 45 milioni. Tra il '94 e il 2044 - si ricava inoltre dal rapporto - la popolazione italiana si ridurrà del 23%, il numero degli anziani rispetto ai lavoratori attivi crescerà del 179% e quello dei giovani diminuirà del 21% e all'aumento molto rapido degli anziani in generale si accompagnerà un aumento ancora più rapido degli ultra-ottantenni, che passe¬ ranno dal 4 all'I 1% della popolazione», ha affermato Monorchio. Una crescita così squilibrata farà raggiungere entro il 2044 il numero del rapporto tra anziani e popolazione attiva dai 26 anziani sui 100 attivi attuali ai 75 su 100 attivi. La marea degli immigrati. A compensare la climinuzione degli italiani vi sarà l'aumento degli immigrati che, secondo uno scenario dei circa 48 prospettati dallo studio della ragioneria dello Stato, dovrebbe comunque arrivare agli oltre 8 milioni di presenze nel 2044 con un costante aumento al ritmo di 150 mila immigrati l'anno. Comunque, ha sottolineato Monorchio, l'invecchiamento demografico non sarebbe impedito neppure nell'ipotesi, pur irrealistica, di forte inversione della fecondità e di aumento del flusso netto annuo di immigrati a 2 o 3 volte quello sperimentato negli ultimi anni (circa 60.000 unità). Scuola, insegnanti dimezzati. Caleranno gli studenti e caleranno gli insegnanti di circa 200-300 mila unità provocando un surplus soprattutto per l'educazione tecnica e l'educazione fisica della Scuola media inferiore. Nei pros¬ simi decenni - afferma la ricerca il sistema scolastico statale potrà assorbire, annualmente, un numero di docenti inferiore, di circa il 50%, a quello degli ultimi 15 anni. Nel 1995 il Tss (il rapporto tra gli studenti che frequentano un determinato corso e la popolazione di pari età) è prossimo al 100% per gli studenti dai 6 ai 12 anni. Dopodiché inizia a decrescere fino a raggiungere, a 18 anni, il 34%. Nei prossimi anni il Tss dei quattordicenni e quindicenni (di fron¬ te all'aumento dell'obbligo a 16 anni, onnai prossimo) continuerà a crescere fino a raggiungere il 99,6%. In generale, prevede la tesoreria dello Stato, la quasi totalità degli mdividui entrerà nel sistema scolastico all'età di 6 anni e vi rimarrà fino ai 15 anni. Il 76% della popolazione continuerà comunque a rimanere nel sistema fino ai 18 anni. Il dramma della sanità. E' il capitolo più preoccupante, la ricerca mette in evidenza una cre¬ scita «significativa del rapporto tra la spesa ed il pil». Per contrastare tale tendenza, ha messo in evidenza l'ispettore generale della ragioneria, Bruno De Leo, si renderà necessario promuovere adeguate politiche di contenùnento del consumo sanitario prò capite che riducano l'ammontare di risorse. «I risultati dimostrano che la riduzione necessaria risulta consistente - ha detto De Leo - per cui solo aumentando l'efficienza e la produttività del sistema sarà possibile impedire un progress;vo peggioramento del livello relativo del benessere sanitario raggiunto». Più vecchi, più cari. Sotto la spinta dell'invecchiamento della popolazione le entrate contributive si ridurranno in proporzione al calo della popolazione attiva e, ha precisato Monorchio, «tali tendenze, se non contrastate con una significativa riduzione dei rendimenti pensionistici, produrrebbero deficit gestionali crescenti, per il cui finanziamento sarebbe necessario ricorrere, in forma sempre più massiccia, alla fiscalità generale». Adeguamenti già previsti dal regime nato dall'attuale riforma previdenziale. Per Monorchio la Sanità va verso la crisi. Si andrà a scuola sino alla maggiore età, diminuiranno gli studenti e gli insegnanti ' ippppplf; 57.334' ;&m* 45.761 mBMmm'i w^*mmm. 14.535* IhTreNSONl 17.347' \9.W 19.952' !P«^l44l.7120^l^»^b:57X169<*j w ■ ■'■ 11 inimiiniimiill'ii..Ti Fflp '' 'I'.IU'J.'.V.V1?^ lii^lM8D«A,9§ 13.933*^.24:1^^ 2B.676' / it ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio

Persone citate: Andrea Monorchio, Bruno De Leo, De Leo, Monorchio

Luoghi citati: Italia, Roma