Karadzic firma la resa: lascio la politica

L'ex presidente serbo-bosniaco si dimette anche dal partito, resta il problema dell'arresto L'ex presidente serbo-bosniaco si dimette anche dal partito, resta il problema dell'arresto Karadzic firma la resa: lascio la politica 77 negoziatore Holbrooke: Belgrado farà da garante ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Radovan Karadzic ha firmato la fine della sua carriera politica. O meglio è stato il presidente serbo Slobodan Milosevic a sottoscrivere il documento in cui il leader serbo-bosniaco s'impegna a ritirarsi definitivamente dalla scena politica. Messi alle strette dal mediatore americano Richard Holbrooke che da due giorni fa la spola tra Sarajevo e Belgrado, i dirigenti serbi sono stati costretti a cedere. Ieri, dopo 12 ore di negoziati estenuanti, Holbrooke ha annunciato il ritiro di Karadzic, presentando il documento siglato dal presidente serbo. Nella notte di giovedì lo stesso pezzo di carta sarebbe stato firmato a Pale dal leader serbo-bosniaco. D'ora in poi la sua carica di presidente della Republika Srpska passa definitivamente a Biljana Plavsic, la vicepresidente che guida i falchi di Pale, mentre la presidenza dell'Sds, il partito democratico serbo, è stata affidata ad Aleksa Buha, attuale ministro degli Esteri dell'entità serba in Bosnia. Se Karadzic non avesse rinunciato alle sue cariche politiche l'Sds sarebbe stato escluso dalle elezioni bosniache del prossimo settembre. Ieri scadeva infatti il relativo ultimatum di Robert Frowick, capo della missione dell'Osce per la Bosnia incaricato di organizzare le elezioni. Il leader serbo-bosniaco ha continuato a opporsi fino all'ultimo, ma il mediatore americano, autore degli accordi di pace di Dayton, ha saputo ancora una volta imporre la sua volontà, riuscendo dove altri hanno fallito in tutti questi mesi. Presentando ai giornalisti il documento delle dimissioni di Karadzic, Richard Holbrooke ha precisato che il capo dei serbi di Bosnia non potrà più apparire né in pubblico, né alla radio o alla tv. Inoltre, Karadzic non deve rilasciare nessuna intervista ai giornali riguardo alle prossime elezioni. Alla domanda se non si tratta di una nuova beffa del leader di Pale, Holbrooke ha risposto di aver parlato con un testimone che è stato presente al momento della firma da parte di Karadzic, mentre lui personalmente ha ottenuto tutte le garanzie dal presidente serbo Milosevic. «Tuttavia non abbiamo escluso la possibilità di reintrodurre le sanzioni contro Belgrado se la cosa dovesse fallire». La televisione di Pale ha riportato ieri la notizia del ritiro di Karadzic senza commenti. Citando l'agenzia serbo-bosniaca Srna la tv ha precisato che è stato lo stesso Karadzic a dare l'annuncio ieri mattina. «Gli Stati Uniti sono soddisfatti delle dimissioni di Karadzic» ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Nicholas Burns, sottolineando che Washington esige il rispetto di tutte le clausole firmate nel documento e in particolare il silenzio nei media da parte del leader serbo-bosniaco. «Il risultato dell'ultima missione di Holbrooke è un grande passo nell'applicazione degli accordi di Dayton. Adesso sarà più facile consegnare Karadzic al tribunale internazionale dell'Aia». Il vicepresidente della federazione bosniaca Ejup Ganic ha invitato la comunità internazionale a impegnarsi ancora di più per la riuscita delle elezioni di settembre. «Non è vero che in cambio delle dimissioni di Karadzic ai serbi è stata offerta la città di Brcko» ha affermato Ganic, confermando la sua visita a Belgrado la setti¬ mana prossima. «Con il ritiro di Karadzic è stato rimosso un grande ostacolo per le elezioni che adesso potranno tenersi liberamente» ha dichiarato ieri il segretario generale della Nato Javier Solana. «Ma la giustizia non è ancora soddisfatta perché il posto di Karadzic è all'Aia dove verrà processato per crimini di guerra». Meno ottimista il commis- sario dell'Unione Europea Hans van den Broek secondo il quale non si può ancora parlare di situazione soddisfacente finché Karadzic e Mladic non verranno consegnati all'Aia, soprattutto per l'influenza che i due potrebbero avere sulle prossime elezioni. A nutrire sospetti è il mediatore europeo Michael Steiner, vice del responsabile degli aspetti civili degli accordi di Dayton Cari Bildt. «In base alle esperienze passate non si può avere molta fiducia nei dirigenti serbi» ha detto Steiner. A Belgrado gli ultra del gruppo nazionalista di Seselj hanno definito le pressioni occidentali per cacciare Karadzic «l'apice dell'isteria anti-serba della comunità internazionale». Ingrid Badurina