Occhettiani ribelli sotto la Quercia di Claudio Petruccioli
Occhettiani ribelli sotto la Quercia «No al progetto socialdemocratico di D'Alema» Occhettiani ribelli sotto la Quercia ROMA. Confidava qualche giorno fa Achille Occhetto (presunto padre nobile deU'iniziativa): «Io non vado al convegno perché lì si sentono tutti leader... seguirò quello che fanno e poi deciderò che voto dare a questo seminario». Ma nonostante le ironie dell'ex segretario, le parole un po' sprezzanti del suo successore (no ai disturbi e ai mugugni senza progetto politico), e la posizione defilata di Walter Veltroni (che ha stretto un patto di non belligeranza con D'Alema), gli «occnettian-veltxoniani» che si sono riuniti in questi due giorni all'ex Hotel Bologna, capitanati da Claudio Petruccioli, hanno posto a D'Alema dei problemi seri riguardo al futuro della Quercia e alla sua strategia. «Altro che mugugni - ha spiegato Petruccioli - qui abbiamo discusso di politica come non si faceva da tempo nel partito». L'ex braccio destro di Occhetto parlerà anche «prò domo sua», ma è indubbio che dentro il pds c'è chi è in sofferenza per la linea del segretario. Sull'opportunità di presentare al congresso una mozione alternativa, però, non è stato deciso ancora niente. E' prematuro anche perché i pidiessini dell'ex Hotel Bologna ritengono che il leader alla fine troverà il modo di rinviare il congresso alla prossima primavera. «Non penso proprio - osserva Giuba Rodano -, lo faremo veramente a gennaio». Comunque c'è già chi non esclude l'ipotesi di una mozione. Spiega l'occhettiano Giulio Quercini: «Si potrebbe anche decidere di compiere un passo del genere, comunque in qualche modo differenzieremo la nostra posizione con un'iniziativa». Mentre Biagio De Giovanni ammette che «quello di come si sarà presenti al congresso è un tema di cui si deve discutere». Perciò, pur se D'Alema insiste nel dire che «il congresso si svolgerà attorno ad un asse unitario», è probabile che una differenziazione in quella sede avverrà perché, come spiega Petruccioli, «il pds non può essere un monolite». Mozione a parte, si sono alternate molte critiche a D'Alema dal palco dell'ex Hotel Bologna, presenti in platea, tra gli altri, il vicepresidente del senato Carlo Rognoni, Antonello Falomi, la presidente del partito Giglia Tedesco Tato, alcuni miglioristi, e l'ex socialista Luigi Covatta (vicino alle posizioni di Amato), che ha preso anche la parola. Critiche minuziose, su aspetti tutt'altro che secondari della strategia del segretario. Innanzitutto quelle degli «ulivisti», di chi cioè ritiene come la Rodano che «alla fine il pds dovrà coincidere con l'Ulivo», ma anche di quelli più tiepidi nei confronti dell'alleanza di centro-sinistra. Tutti i presenti, nessuno escluso, hanno contestato l'idea dalemiana di creare un partito socialdemocratico. L'occhettiana Claudia Mancina ha rivolto più di un rilievo al leader. «Dobbiamo cambiare ha detto - il tema del congresso, che non può essere la costruzione del partito del socialismo europeo. Tra l'altro questo è un nome sciocco per un partito. E' anche una specie di fuga: davanti alla difficoltà di identificazione nazionale si enfatizza la collocazione internazionale». La Mancina ha posto pure un altro problema: «Se gli ulivisti del pds - ha sottolineato - non riusciranno a far valere il loro peso al congresso perderanno una battaglia fondamentale». Dell'Ulivo ha parlato anche la Rodano. «Temo - ha affermato che la proposta di un grande partito socialdemocratico finisca per essere divaricante rispetto all'Ulivo». Mentre Quercini ha osservato che «il partito democratico del socialismo europeo ipotizzato da D'Alema è un passo indietro rispetto al pds». Insomma, tante critiche, anche se non c'è ancora una precisa strategia offensiva (e comunque non è quella del partito democratico, definita da D'Alema «un'ipotesi catastrofica»). Però si è capito che già nella direzione di domani gli «occhettian-veltroniani» batteranno su un tasto: che i delegati al congresso siano eletti direttamente dagli iscritti. Questo per evitare che l'apparato ci metta lo zampino limitando i margini d'azione alle assise. Maria Teresa Meli Il senatore Claudio Petruccioli
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