«Un piano per rilanciare l'auto» di Roberto Ippolito

Cantarella chiede al governo di favorire la ripresa della domanda interna Cantarella chiede al governo di favorire la ripresa della domanda interna «Un piano per rilanciare Paulo» La Fiat pronta a sfidare la crisi ROMA. L'anomalia italiana. Continua la grande crisi del mercato dell'auto. Nel resto dell'Europa è invece quasi superata. Con rammarico, l'amministratore delegato della Fiat Paolo Cantarella illustra alla Commissione industria del Senato una situazione pesante. Cantarella osserva che negli altri Paesi del continente il recupero del mercato è stato favorito da una serie di incentivi. In Italia no. Perciò Cantarella fa presente che «in relazione allo stato di debolezza della domanda interna che ha un forte impatto sulla Fiat Auto» sono necessarie «iniziative che permettano all'Italia di avere la stessa velocità degli altri Paesi». Insomma, si auspicano sostegni a un mercato che non ritrova slancio per tornare almeno ai vecchi livelli. La questione emerge nel giorno in cui comincia l'indagine conoscitiva della commissione industria sulle prospettive del gruppo torinese. Fornendo tabelle, illustrando lucidi proiettati sullo schermo, in un'ora e mezzo di relazione Cantarella rivela le mosse della Fiat. Poi, con al fianco l'amministratore delegato di Fiat Auto Roberto Testore, risponde per più di mezz'ora alle decinedi domande ricevute. Ora la Fiat non ha misteri per i senatori. Il gruppo si muove alla conquista di nuovi mercati, dal Sud America all'Asia, per scelta strategica. Ma anche per necessità, visto che le vendite di auto in Italia sono crollate del 33% dal 1992: le immatricolazioni annuali sono scese da 2 milioni 350 mila a un milióne e 700 mila. Fatto pari a 100 il numero di auto vendute in Europa nel 1992, oggi se ne vendono solo 72 in Italia contro le 98 del resto del continente. In Italia c'è «calma piatta» dice Cantarella. E allora urge una scossa: servono interventi per risollevare il mercato. «Sugli strumenti poi ci può essere un ampio dibattito» aggiunge l'amministratore delegato Fiat. Ai senatori, Cantarella ricorda che con il recente accordo sindacale, il ministero del Lavoro si è impegnato a riferire al governo la situazione del mercato per «promuovere i necessari approfondimenti in tema di politica industriale e di politiche di sostegno della domanda» anche per tutelare l'ambiente. Cantarella fa presente che il parco macchine italiano è molto vecchio e spiega che lo Stato non correrebbe rischi concedendo agevolazioni fiscali per l'acquisto da auto: «In Francia la riduzione dell'Iva per sostituire veicoli non catalizzati è stata più che compensata dai volumi aggiuntivi di vendite». Fra l'altro, «gli incentivi sono moltiplicatori di occupazione». Per ogni persona che lavora direttamente alla realizzazione di una vettura, ce ne sono altre dieci impegnate nelle attività collegate. In Italia l'auto rappresenta il 18% della ricerca, il 4% degli investimenti, il 7% dell'occupazione. La debolezza del mercato interno e l'impegno per allargare la presenza internazionale hanno fatto sì che l'incidenza del fatturato italiano è diminuita rispetto a quello estero. Adesso un terzo delle vendite Fiat avviene in Italia, un terzo in Europa, un terzo nel resto del mondo. I produttori francesi hanno una dipendenza maggiore dalle vendite nazionali. La Fiat si presenta sempre più come una multinazionale lanciata alla conquista di nuovi mercati, ma con il cuore in Italia. La strategia per l'internazionalizzazione è «orientata a cogliere nuove opportunità» avviando «iniziative industriali locali per superare le barriere protezionistiche che di fatto impediscono le esportazioni». Se la Fiat non producesse sul posto, in Brasile non riuscirebbe a vendere a causa dei dazi che arrivano fino al 150% del valore di un'auto. I pro- grammi prevedono la realizzazione del nuovo stabilimento di Cordova in Argentina e accordi con produttori locali dall'India al Sud Africa. Tra. il 1998 e il 2002 saranno destinate all'estero risorse per 3500 miliardi su un totale di 20 mila miliardi di investimenti programmati e destinati soprattutto al lancio di quindici nuovi modelli. Lo sforzo previsto fuori dai confini è definito «aggiuntivo» rispetto alle iniziative programmate in Italia: «Il processo di internazionalizzazione non andrà naturalmente a detrimento del forte impegno in Italia e in Europa che sarà ulteriomente rafforzato». E' questa una risposta al presidente della Commissione industria, Leonardo Caponi, esponente di Rifondazione, che teme «il trasferimento di produzioni dagli impianti italiani a quelli esteri». Cantarella ribadisce invece «la determinazione della Fiat a mantenere le capacità produttive italiane» nonostante il crollo del mercato. Per rimanere competitiva, ricorda Cantarella, la Fiat si è mossa con «tre principali linee strategiche»: investimenti, innovazione organizzativa e internazionalizzazione. Roberto Ippolito La strategia di Corso Marconi: puntare sulla multinazionalità alla conquista di nuovi spazi di vendita ma il cuore dell'azienda resterà in Italia Paolo Cantarella amministratore delegato della Fiat