«Karadzic, hai tempo fino a mezzogiorno»
«Deve lasciare entro oggi ogni carica nel suo partito». Il leader serbo: non accetto ricatti «Deve lasciare entro oggi ogni carica nel suo partito». Il leader serbo: non accetto ricatti «Kqrqdzi<, hai tempo fino u mezzogiorno» Holbrooke ribadisce l'ultimatum ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Se vi azzardate ad arrestare Radovan Karadzic noi uccideremo i soldati dell'Ifor stazionati sul nostro territorio». L'ultima minaccia dei serbi di Bosnia alle truppe della Nato viene dal sindaco di Ugljenik. A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum - ribadito ieri del mediatore americano Richard Holbrooke - a Karadzic che entro oggi deve ritirarsi dalla funzione di presidente dell'Sds, il partito al potere a Pale, i dirigenti serbo-bosniaci annunciano nuove rappresaglie contro i rappresentanti delle forze internazionali. Non solo, ma a quanto afferma l'agenzia di stampa indipendente di Belgrado, Beta, Karadzic avrebbe rifiutato di ritirarsi così come avrebbe respinto un presunto asilo politico offertogli dalla Grecia. A decidere che Karadzic dev'essere rimosso dalla sua carica di presidente del partito è stato il capo della missione dell'Osce per la Bosnia, Robert Frowick, incaricato di organizzare le prossime elezioni di settembre. Frowick, che ha fatto spostare di quattro giorni l'inizio ufficiale della campagna elettorale (comincia oggi), ha fatto sapere che l'Sds non potrà presentarsi alle elezioni se Karadzic non verrà destituito. Per tutta risposta, le autorità serbo-bosniache hanno ripetutamente minacciato le forze dell'Ifor (che sono state messe in stato di allerta) e la polizia internazionale stazionate nella Republika Srpska, l'entità della Bosnia controllata dai serbi. «Si tratta della terza minaccia seria nell'ultima settimana», ha dichiarato ieri il portavoce delle forze di polizia internazionale, Aleksander Ivanko. «Ma i nostri uomini sono dei professionisti e non si lasceranno certamente mtimidire». Pochi giorni fa, il capo della sicurezza di Pale aveva annunciato che i rappresentanti dell'Onu verranno presi in ostaggio se le forze della Nato tenteranno di arrestare Karadzic. A detta di Ivanko, sul territorio della Repubblica Srpska in questo momento ci sono circa 600 osservatori dell'Onu. Molto più numerosi sono i soldati dell'Ifor. Ma finora non hanno tentato nessuna azione militare per arrestare il leader serbo-bosmaco e il generale Mladic, accusati di crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell'Aia. Temono infatti uno scontro armato con le milizie serbo-bosniache in cui potrebbero perdere molti uomini. Ecco perché la diplomazia internazionale punta soprattutto sulla Carta di Belgrado, ovvero sulle pressioni contro il presidente Milosevic. Nelle ultime ventiquattro ore a Belgrado è ritornato due volte il mediatore americano Richard Holbrooke, l'autore degli accordi di Dayton. Ma dopo ripetuti colloqui con il presidente serbo, Holbrooke si è limitato a ripetere che Belgrado non sta rispettando gli impegni presi con la firma dell'accordo di pace e che prevedono l'arresto di Karadzic e Mladic e la loro consegna al Tribunale internazionale dell'Aia. «Tuttavia - ha detto Holbrooke - le elezioni si devono tenere e si terranno il 14 settembre, altrimenti la spartizione della Bosnia sarà inevitabile. Noi però non riconosciamo la divisione del Paese». A commento della situazione attuale, Holbrooke ha detto che non si tratta di una catastrofe per il piano di pace, bensì di una sfida molto seria. Sinora però il mediatore americano, che ieri ha parlato con il presidente bosniaco Izetbegovic e poi di nuovo con Milosevic, non ha fornito soluzioni per il tandem Karadzic-Mladic, né ha confermato se l'Sds parteciperà o no alle elezioni di settembre. In concomitanza con Holbrooke sono arrivati a Belgrado il presidente del Parlamento serbo-bosniaco Krajisnik e il ministro degli Esteri Buha. I due avrebbero chiesto a Karadzic di ritirarsi, ma in cambio vogliono che la città di Brcko venga definitivamente attribuita all'entità serba. ((Adesso tocca alla diplomazia segreta», ha detto Richard Holbrooke. E' stata frattanto rinviata ia visita che il campione di sci Alberto Tomba doveva fare oggi alle truppe italiane di stanza a Sarajevo. Ingrid Badurina I serbi minacciano «Attenti, se cercate di catturarlo uccidiamo i soldati dell'Ifor» DUE MESI DI ULTIMATUM E DI BEFFE 19 MAGGIO: il mediatore Bildi annuncia: «Karadzic ha promesso di ritirarsi». Immediata la smentila di Pale. 14 GIUGNO: il summit di Firenze, sul rispetto degli accordi di Dayton, si conclude con un aut-aut a Karadzic: «Deve lasciare al più presto la scena politica». 23 GIUGNO: voci da Pale: Karadzic abbandonerebbe «a giorni» la presidenza della repubblica serbo-bosniaca ma non la politica. 29 GIUGNO: ultimatum del vertice del G-7, allargato alla Russia: «Karadzic si ritiri entro il 1" luglio o torneranno le sanzioni». 30 GIUGNO: Karadzic si autosospende dalla carica di presidente e passa i suoi poteri alla vice, Biljiana Plavsic. 3 LUGLIO: Karadzic rinuncia a candidarsi per le presidenziali bosniache dell 4 settembre. Stato di allerta tra i soldati Rinviata la visita di Tomba Il mediatore americano Richard Holbrooke in 24 ore ha avuto un colloquio a Belgrado con il presidente serbo, è poi stato a Zagabria per vedere il presidente croato Tudjman ed è ancora tornato a Belgrado
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