Con i Piedineri nell'apocalisse

Madrid celebra il regista con una colossale mostra al Centro Reina Sofia, ed è già polemica Con i Piedineri nell'apocalisse Parla l'indiano James Welch A MILANO ORD-OVEST del Montana, 1870, i bianchi si chiamano Napikwan e minacciano da Est le frontiere del territorio indiano e la tribù dei Mangiatori Solitari, tra i quali c'è un giovane ambizioso che ha appena cambiato il suo nome da Cane dell'Uomo Bianco a Inganna Crow, per essere riuscito a beffare la tribù dei Crow e sottrarre loro preziosi cavalli. La storia di Inganna Crow è una storia quasi vera: vero è il vaiolo che gli appare in un sogno premonitore e porterà la morte tra gli indiani, vere sono le scorrerie, le vendette e le torture, e la dimensione dell'apocalisse che si abbatterà su questo popolo ormai ridotto al sordido squallore delle riserve. Vero è l'attacco che il 23 gennaio 1870 un colonnello americano ubriaco, E. M. Baker, sferra per errore a un inoffensivo campo dei Pikuni in cui muoiono 173 persone di cui 90 donne e 50 bambini. Dal quale però si salva proprio Doima Pittura Rossa, la bisnonna di James Welch, che ha ricostruito questo tumultuoso periodo nel romanzo storico La luna delle foglie cadenti (Rizzoli, traduzione di Francesca Bandel Dragone). Ma la cosa più sorprendente è che lo stesso James Welch, occhiali sul viso bonario e pallido, l'accento rotondo del Montana, sia mi vero indiano Piedineri: «Fu proprio la mia bisnonna a raccontare a mio padre le storie di quei tempi, della vita nelle praterie, quando gli indiani erano nomadi e seguivano le Lo scrittore Jam s Welch orde dei bufali, facendogli capire che era una vita buona e ricca in confronto a quella che ha vissuto dopo, nella miseria delle riserve. Ecco, volevo che la gente potesse capire da dove vengono gli indiani d'oggi, e come sono arrivati allo stato in cui si trovano». Lo «stato» è un eufemismo per tragedia. Welch racconta che nelle riserve indiane la disoccupazione raggiunge anche 180. Alcol e droga sono «gravi problemi sociali». E nessuno investe perché gli indiani sono ritenuti cattivi lavoratori. «Ma non è vero», protesta lui, che ha una laurea in creative writing e ha già scritto due romanzi di successo e un libro di poesie. Nessuno lo sa meglio di lui che con il padre Piedineri e la madre Gros Ventre ò cresciuto in tre diverse comunità indiane prima di tornare alla sua di Browning, nel Montana. «A differenza del passato, quando si aspettavano dal governo aiuti, cibo e case, ora gli indiani scoprono che devono dare impulso all'economia, un'istruzione ai propri figli, e incentivi per non farli bere e drogare». Dalle riserve partono appelli a Clinton per conservare i casinò, principale fonte di reddito, ma Welch precisa: «I casinò che attraggono i bianchi sono pochi. Per il resto si gioca a tombola o a poker con le macchinette elettroniche. Piccolo gioco d'azzardo: peccato che ci caschino anche gli indiani, e perdano i pochi soldi clie hamio». Livia Manera Lo scrittore James Welch

Luoghi citati: Milano, Montana