Il dolore di un vecchio socialista; l'amicizia conta più dell'amore di Alberto Papuzzi

7/ dolore di un vecchio socialista; l'amicizia conta più dell'amore 7/ dolore di un vecchio socialista; l'amicizia conta più dell'amore illiillislil lettere AL GIORNALE «Mio caro Foa mi hai fatto male» Ho letto su La Stampa di sabato 6 luglio l'intervista di Alberto Papuzzi a Vittorio Foa dal titolo: «No ai rottami socialisti». Sono socialista da sempre, operaio metalmeccanico, in pensione dopo 40 anni di lavoro operoso e duro. Ma le parole di Foa, che io ho sempre seguito e stimato durante tutto il percorso della sua vicenda politica, mi hanno fatto male. E voglio ricordare al compagno Foa che, se ci voltiamo indietro, cose da «rottamare» ne abbiamo tutti. Per esempio, nel 1956, nella seduta della Camera, quando i deputati, tutti in piedi, condannavano l'invasione dei carri armati sovietici in Ungheria e nello stesso tempo ricordavano i morti della repressione, il gruppo della sinistra socialista (il futuro Psiup) e quindi anche Foa con Vecchietti, Valori e compagni, rimase imperterriti seduti ai loro banchi a difendere l'intervento armato sovietico. Anche questi comportamenti politici, dal punto di vista morale, sono «rottami», e che rottami! Ugo Spirito Tortona La Nato, uno scudo per la pace Sulla ristrutturazione delle nostre forze armate in questi ultimi tempi si è scritto e parlato tanto e vorrei fare riferimento alle ultime due lettere pubblicate su La Stampa; una del 21 giugno a firma del sig. Albino Porro di Asti, considerazione che io condivido pienamente: i generali debbono esporre le loro idee e proposte presso il ministero della Difesa e non esternando con discorsi o testi pubblicati su giornali e per tv. In un'altra lettera pubblicata su La Stampa del 7 luglio, il sig. Giuseppe Candelo di Vinovo (To) è convinto che l'unica politica che si batte contro l'egemonia «yankee» in Italia è Rifondazione Comunista che esprime chiaramente la necessità del ritiro dalla Nato. Ecco che è proprio lui che dimostra una certa ignoranza, in quanto dimentica Nato ha significato 50 anni di pace in Europa. Sig. Candelo, si osservi bene allo specchio e riscontrerà che le sue sono espressioni al solo scopo di apparire e di esibirsi agli occhi di chi legge e nulla più! Giovanni Verrua Villanova d'Asti Meno affari e più valori Quante volte noi anziani abbiamo desiderato (visto che nel recente passato i valori morali come l'amicizia sono esistiti), di trovare un vero-amico che poi per colpa dei canoni del nuovo costume di vita ci abbiamo rinunciato perché il trovarlo è diventato impossibile? Al riguardo, personalmente sono stato sempre dell'idea che l'amicizia quando è sincera (e chi è anziano può darne atto) conta più del «grande» amore in quanto l'amore è cieco, fatale, cattivo e anche folle. L'amicizia-vera, invece, è un legame veramente sincero, istintivo, genuino e spontaneo il quale quotidianamente si trasforma in un confessionale dove piacevolmente ci si ascolta e ci si confronta sulle questioni della vita. Pertanto, visto che ormai la giungla della vita moderna ci ha fatto perdere, ahimè, il bel sapore della vera-amicizia, visto che tutt'ora esiste tanta gente che, come me, continua a credere nella parola amico e visto che la vita moderna, purtroppo, non ci restituirà più il valore dell'amicizia, non ci resta che rassegnarci e abituarci a chiamare amico colui che sa- lutiamo per strada, al bar e allo stadio. A coloro che non hanno mai creduto nei valori della veraamicizia ma solo negli affari e nel denaro, preferendo circondarsi di falsi amici, dirò che non sanno di trovarsi sempre soli davanti allo specchio per vedersi, e di non ricevere mai alcun sorriso e, soprattutto, di non trovare mai nessun fedele e sincero dialogo con alcun altro. Morale: l'amicizia è bella e... chi trova un amico trova un tesoro - Parole di Dio. Giacomo Giglio Castelvetrano (Tp) Le posizioni di Usigrai sullo sciopero Su La Stampa del 17 luglio, nelle cronache dedicate alla riscrittura del disegno di legge sull'assetto della televisione, appare la notizia che i sindacati della Rai hanno incontrato il ministro Maccanico, e succes¬ sivamente hanno sospeso lo sciopero. Le cose sono andate diversamente: il ministro ha incontrato il segretario della Fnsi e l'esecutivo dell'Usigrai. L'Usigrai, d'intesa con la Fnsi, ha sospeso lo sciopero. Solo più tardi il Singrai, avuta la notizia dell'esito dell'incontro delle agenzie, si è adeguato alla decisione dell'Usigrai. Piccole questioni di botteghe interne alla Rai? Non solo. Sotto la lente d'ingrandimento quotidianamente puntata sul mondo Rai sgorgano tutti i giorni ponderose analisi spesso volte a dimostrare che c'è un partito Rai, una lobby Rai che si salda nei momenti caldi per la difesa degli interessi costituiti. Non è così: in Rai ci sono posizioni diverse. Per esempio, quella dell'Usigrai sulla rete federale è stata fin dall'inizio una posizione netta d'apertura al nuovo, purché fossero salvaguardate l'unitarietà dell'azienda, l'autonomia dei giornalisti, il carattere popolare della nuova rete. Lo abbiamo sostenuto con successo davanti al ministro Maccanico. Altri hanno assunto posizioni altrettanto nette di rifiuto della discussione. Tutti i colleghi addetti ai lavori sanno perfettamente che il Singrai non è un sindacato, che non è riconosciuto né dalla Fnsi né dalla Rai, che non partecipa a incontri ufficiali o tornate contrattuali riguardanti i giornalisti della Rai. Dunque l'operazione di assimilarlo all'Usigrai, e di attribuirgli false compartecipazioni e codecisioni è scorretta. L'esecutivo dell'Usigrai Roma La lotta dell'uomo per avvicinarsi a Dio Scrivo a proposito della lettera «Il Sommo Bene non ha colpa», pubblicata il 12 di luglio. Un giorno un bambino aveva trovato nella credenza una sca¬ tola colma di cioccolatini e, goloso, aveva iniziato a mangiarne a crepapancia. Però, sul più bello, era entrato nella stanza il padre che, per evitargli un'indigestione, gli aveva sottratto il residuo bottino. Il bambino s'era messo a piangere. Il giorno stesso, incontrato un amichetto, s'era sfogato: «Papà è cattivo, non mi lascia mangiare i cioccolatini!». Solo quando ebbe l'età di ragione comprese che il padre era stato invece buono. Ebbene, chi ci dice che per Dio il male sia male? Per definizione, è l'infinito Trascendente che comprende l'immanente, non viceversa, non noi con il nostro limitato cervello. Quando saremo veramente adulti, quando saremo finalmente in Dio - bene assoluto capiremo che quanto ci appariva male era bene, che quel male aveva il fine di renderci degni di arrivare a Lui combattendo eroicamente, nella libertà, in comunione col Cristo-Dio e con tutto il genere umano, quella che un mio caro amico salito al Cielo, il monaco trappista padre Charles Jegge chiamava «la lotta splendida dell'uomo». Secondo questa prospettiva cristiana, non è bestemmia dire che anche ciò che chiamiamo male viene da Dio; e d'altronde, può forse esserci qualcosa che non venga da lui? Sì, forse c'è chi preferirebbe essere stato creato idiota e in pace, come un gattino in braccio al Signore, nutrito e vezzeggiato, senza prove da superare né meriti. Io sono lieto che la prospettiva cattolica sia ben diversa: «Lotta splendida»! Naturalmente, tutta questa lotta dell'uomo è sì condizione necessaria ma a nulla varrebbe senza l'incarnazione del Verbo grazie alla quale, attuandosi una comunione tra Dio e uomo e viceversa, l'essere umano che sceglie liberamente Dio può divenire dio in Dio. Guido Pagliarino, Torino

Luoghi citati: Asti, Europa, Italia, Roma, Torino, Ungheria, Vinovo