Processo al senatore di A. R.

Processo al senatore Processo al senatore Campione attacca la De: «Non salvò Dalla Chiesa» PALERMO. Un ex agente della Dea, l'organismo antidroga del governo degli Stati Uniti, Anthony Petrucci, ha confermato che dopo essersi pentito Tommaso Buscetta nel 1985 fece il nome di Giulio Andreotti. Petrucci ha deposto ieri a Palermo in tribunale nel processo per associazione mafiosa al senatore a vita e ha ribadito questo passaggio importante del dibattimento che già era stato rivelato giorni fa da Richard Martin, l'ex procuratore distrettuale di Manhattan oggi avvocato. «Buscetta fu sentito anche da miei colleghi», ha puntualizzato l'ex agente federale per conferire ulteriore valore alla sua dichiarazione. E ha aggiunto che «don Masino» in quella circostanza (stavano trattando le condizioni del contratto fra il pentito e il governo statunitense) sostenne che parte di quel che sapeva non poteva dirla perché non l'aveva detta neanche alle autorità italiane e al dottor Falcone che a suo parere «non poteva parlare dei rapporti tra mafia e politica». «Fece solo il nome di Andreotti e disse che il problema era troppo complicato», ha affermato il testimone americano. Il processo di Palermo è stato rinviato al 17 settembre. Ma prima del rinvio a dopo l'estate, sempre ieri, l'ex presidente de della Regione Giuseppe Campione, già segretario regionale del partito ed ex presidente della Commissione regionale antimafia, deponendo ha ricordato che Ciriaco De Mita gli aveva confidato un giorno che Giovanni Falcone aveva escluso che Salvo Lima fosse mafioso. «Salvo Lima? Nel partito - ha detto in aula Campione - eravamo tutti convinti che avesse rapporti con boss mafiosi: diciamo che era titolare di un potere che non sempre aveva passaggi visibili». Campione ha anche affermato che Mario D'Acquisto, l'ex vicepresidente andreottiano della Camera, un giorno lo rimproverò raccomandandogli di «non compiere analisi troppo azzardate in tema di mafia per non alienarci il consenso di altri poteri». Ad una domanda del pm Roberto Scarpinato sull'omicidio del generale Dalla Chiesa, Campione ha risposto: «All'interno della de c'era la convinzione che il partito aveva ucciso il prefetto di Palermo. Ci fu anche un paragone tra la vicenda di Vermicino e l'omicidio: in ambedue i casi si era stati a guardare senza poter fare nulla per evitare le morti». [a. r.]

Luoghi citati: Manhattan, Palermo, Stati Uniti