Mal di mare contro mal di mare Paletta e secchiello contro Internet

Mal di mare contro mal di mare Paletta e secchiello contro Internet Mal di mare contro mal di mare Paletta e secchiello contro Internet %/ EDIAMO il caso più emT blematico di questa deificazione della merce e del servizio fusi e dispersi in uno strumento: la nobile ruota che creava dei prodotti acquisiti da un luogo per il solo fatto di renderli accessibili a tutt'altro luogo e a tutt'altra terra trasportandoveli, si trasforma nella fusione fra soft e hard in un mezzo di navigazione che non trasporta niente, neppure un sapere perché la parte stanziale o a tavolino o intellettuale del sapere dell'uomo è quella più ignorante di tutto il resto che non ti arriverà mai se non ne vai alla ricerca tu spostando il culo dalla sedia («vivere non è necessario, navigare è necessario» dicevano gli antichi: e che presunzione mediare da questa fisicità del navigare il verbo prediletto dai sedentari). Internet e compagnia bella resta un mezzo di trasporto che, a differenza della ruota, non crea davvero niente, poiché i beni trasportati non sono che un riflesso pressoché insignificante del modo che li trasporta, sono essi stessi non beni in sé ma quel modo di trasportarli, di renderli fungibili oltre la loro massa, corporeità, materia rendendoli orridamente puro spirito o, per meglio dire, pura impressione del puro spirito. Se il vino che sgorga dentro una gola su uno schermo collegato al tuo cervello con delle spine ti dà il gusto e la sazietà di quel vino che non sgorga nella tua, non so se abbiamo una vecchia virtualità o una nuova realtà o un'arte, ma so per certo che abbiamo un coglione in più e, lentamente, qualche miliardo di coglioni in più. Ne conosco a decine, sono gli stessi sconvolti che hanno cominciato coi videogiochi, poi col Videotel, poi giravano sui pattini a rotelle in hot pants con le cuffie alle orecchie e occhiali neri foggia terminator e poi sono planati lì: gli auguro che un giorno possano emanciparsi verso le biglie e le figurine e i veri castelli di sabbia con secchiello e palettina. Ora, se l'uomo civile inventa e migliora sempre più strumenti per rendere più sopportabile la cacciata dal paradiso terrestre e quindi il lavoro di mantenersi in vita, l'artista inventa e migliora sempre più la sua arte e se stesso quanto meno si sposta dalla sua condizione primordiale di inciviltà, di uomo che non inventa strumenti per non diventare strumento di essi e strumentale a chi li produce. Più l'artista si serve esclusivamente di se stesso e meno strumenti chiama a soccorso per il suo numero, più dà corpo all'essenzialità perentoria del suo cervello che, improvvisamente, comunica ai muscoli e alle nocche l'urgenza di creare non una freccia per catturare o un vello per ripararsi dal freddo, non una rete da pesca o un aratro, ma una non cosa, un non bene, una rappresentazione della vita; più l'artista resta svincolato nel tempo dalla civiltà degli strumenti che la compongono e la determinano, più diventa simile all'artista per eccellenza, il primo e l'ultimo, quello primordiale e definitivo: lo Scrittore che fa la punta a una pietra e incide i suoi segni su una roccia. Vuole lasciare una traccia del suo passaggio, vuole comunicare qualcosa, una sorgente, un pericolo, semplicemente la bellezza di cui è capace la duttilità del suo pensiero che rende duttili e capaci le sue dita che incidono a gloria della potenzialità del pensiero insito nelle dita di tutti gli altri uomini? La risposta sta in chi passa e guarda: l'artista possiede tutte le risposte estraibili dalla sua opera, ma non ne comunica mai una specifica, poiché non vuole sostituirsi al suo graffito e quindi a chi lo interpreta all'interno del suo codice segreto e ne ha pieno il cuore o piene le palle. Il libero arbitrio della creazione presuppone il libero arbitrio della fruizione. La democrazia è totale e binaria: questa è la struttura politica imprescindibile dell'arte. Aldo Busi 2. Continua

Persone citate: Aldo Busi