Mameli nel mirino della Siae
Tassa sull'inno Tassa sull'inno Mameli nel mirino della Siae ROMA. E adesso salta fuori anche l'imposta sull'inno nazionale. Nel Paese delle mille tasse il Fisco ha trovato il modo di farsi pagare un tributo da chi suona Fratelli d'Italia. Lo ha scoperto, letteralmente a sue spese, il presidente della Federpallavolo veneta Gastone De Zorzi. Lo scorso maggio, dopo aver ospitato l'incontro di pallavolo tra Italia e Bulgaria (con tanto di inni nazionali), si è visto affibbiare una bolletta di 88 mila lire dalla Siae per l'esecuzione dell'opera di Mameli. Tutto regolare, rispondono alla Siae (Società italiana autori editori). Per legge lo Stato deve incassare i «diritti demaniali» su tutte le opere di autori deceduti da oltre 70 anni. E dunque anche su Fratelli d'Italia, che sarà anche diventato l'inno nazionale ma rimane pur sempre un'opera d'autore. «Non è la Siae che pretende di far pagare questi diritti», precisa il portavoce, Sapo Mattcucci. «Lo impone la legge. E se la Siae non applicasse le disposizioni correrebbe il rischio di essere accusata di omissione di atti di ufficio». In baso ad una convenzione stipulata con lo Stato, la Siae provvede alla raccolta dei «diritti demaniali» su tutto il territorio nazionale e poi li versa al ministero delle Finanze. Dispone di oltre 1500 funzionari sparsi per il Paese, con uffici in tutti i capoluoghi di Provincia e una rete capillare di sub-agenti, che provvedono a setacciare l'Italia. Canzoni, opere liriche, commedie teatrali: ogni volta che viene sfruttata un'opera d'autore scatta l'imposta sul diritto demaniale. A condizione, naturalmente, che sia uno spettacolo a pagamento. Per dire: chi suona il «Silenzio» ad un funerale militare o l'inno dell'alzabandiera in caserma non deve temere l'irruzione di qualche zelante ispettore del fisco. La tassa demaniale scatta solo 70 anni dopo la morte dell'autore. Fino a quel momento la Siae si preoccupa di raccogliere i versamenti per i diritti di autore, che vanno ai familiari. Dopo 70 anni, l'opera appartiene allo Stato. E dunque il prelievo cessa di essere un «diritto d'autore» e diventa invece una vera e propria tassa. Che di solito gravita attorno al 5 per cento degli incassi lordi raccolti in occasione dello spettacolo. Il linea di principio i soldi che lo Stato incassa in questo modo e d'estate, con tutte la manifestazioni culturali in programma nel Paese, sono incassi notevoli - dovrebbero servire per finanziare enti culturali pubblici. Ma la redistribuzione non è compito della Siae, che si limita invece a far da «collettore» per conto dello Stato. Il presidente della Federpallavolo veneta, De Zorzi, ha accusato la Siae di inutile accanimento («E' la prima volta che la legge viene applicata», ha dichiarato, sbagliando) contro i pallavolisti. Ed ha aggiunto, irritato, che l'inno era stato cantato per metà dai ragazzi dell'organizzazione perché il nastro si era inceppato. Ma alla Siae fanno notare che non è una questione tra nastri e ragazzini: il punto piuttosto, è che l'incontro Italia-Bulgaria era a pagamento. [a. d. r.] Mameli Mameli
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