«Uomo copriti le gambe» di Gabriele Beccaria

L'Italia come l'Inghilterra: sono semplicemente ridicoli L'Italia come l'Inghilterra: sono semplicemente ridicoli «Uomo, copriti le gambe» «Mai coi pantaloni corti in città» UNO «STILE» SCOMUNICATO FACCIA tosta o coraggio? Tra gli psicodrammi dell'estate rimbalza dall'Inghilterra quello sugli shorts maschili. «A metterli si rischia un'istantanea perdita di dignità», pontifica l'esperto del conservatore «Daily Telegraph», W. F. Deedes. «Anch'io ero prevenuta, ma poi mi sono resa conto di quanta voglia di osare c'è bisogno per infilarseli», ribatte dalle colonne «liberal» dell'«Independent» Annalisa Barbieri. Per colpa dell'afa troppa gente è diventata irriconoscibile. Persino in quel tempio di stile che è Wimbledon, si lamentano i puristi. Mai come quest'anno la braghetta da uomo spopola e da Londra e da New York è sbarcata sul continente e in Italia. Cosce pelose, polpacci abbondanti e caviglie gonfie sgambettano dai mari ai monti, città comprese. «Nessuno ha mai un'idea precisa di come appare, quando li indossa», dice il perfido Deedes. Se ci si vedesse, forse si rinuncerebbe. Ai compatrioti di Lord Brummel spiega che sono ammissibili solo a condizioni fisiche precise, vale a dire quando non c'è la panciona prominente che deborda e ballonzola e quando le gambe sono dritte, non troppo sottili e neanche troppo spesse. I bermuda sono una macchina della verità che mette in luce le forme con crudeltà assoluta. Se il disegno classico degli addominali da «kouros» è oscurato dai cuscinetti di grasso da commendatore, si vede tutto e subito. E' come spogliarsi davanti a un'inflessibile giuria con le palette colorate dei voti. Difficile strappare la sufficienza. In effetti - osserva un'esperta di buone maniere, Barbara Ronchi della Rocca - «il galateo non li accetta, se non in pochi casi». Vanno bene al campeggio, in montagna e in spiaggia (promosso, quindi, Silvio Berlusconi, immortalato l'anno scorso in completino biancoblu alle Bermuda). E basta. «Io, comunque, li sconsiglio. E' una follia che va bene per chi è molto bello e, purtroppo, parlando di corpi, l'italiano medio tanto bello non è». Conta anche l'effetto ottico, oltre a quello da macchina della verità: appena li si mette, è come se ci si schiacciasse un po'. «Con i pantaloncini si diventa ancora più "tappetti"». Certo, ci sono le diete «fast» e i chirurghi plastici, anche per gli uomini scontenti. Ma, fisico a parte, bisognerebbe sempre controllare taglio, colore e lunghezza e mettersi davanti allo specchio. Soprattutto la lunghezza. Se è vero sottolinea Deedes - che «ogni popolo ha la sua idea di qual è quella giusta, quella che fa moda», resta il fatto che «troppo sopra il ginocchio sono decisamente volgari, mentre troppo bassi sono semplicemente ridicoli». Per evitare l'effetto mutanda o l'effetto pigiama, dovrebbero raggiungere i 39 centimetri standard, «secondo quanto insegna la bibbia dell'abbigliamento sportivo, il "St. Andrews Golf Club"», dice Barbara Ronchi della Rocca. In una parola, «appena sopra il ginocchio». A proposito di usi e costumi, «da noi gli shorts restano innaturali». Spiega l'autrice del galateo internazionale «Paese che vai»: «In Inghilterra hanno alle spalle la tradizione della divisa coloniale: camicia, cravatta, shorts - appunto , calzettoni e boots. In Paesi molto caldi come l'Australia o l'India permettevano di conservare dignità al "travet". Nella nostra mentalità non c'è nulla di tutto questo». Chi li mette, lo fa a proprio rischio e pericolo. Non ha le memorie dell'impero a giustificar¬ lo e Rudyard Kipling a nobilitarlo. E non ha neanche la sfacciataggine degli americani, maestri nel settore. Non appena si affaccia il sole, al richiamo si risponde a gambe nude. «Ci sono gli esibizionisti come John John Kennedy che non perdono occasione di mettere in mostra i muscoli, e ci sono i rozzi - tantissimi - che mancando di gusto si scoprono con ciò che trovano». Non a caso, l'«Independent» ha fatto un giro a Coney Island e ha scattato una serie di istantanee per documentare le assortite bruttezze locali o meglio - come scrive Annabsa Barbieri - «i tanti atti di coraggio maschile». In tempi di vacanze bisognerebbe ricordarsi che non tutto il mondo è «liberal» come Manhattan o San Francisco e che dall'Africa al Medio e all'Estremo Oriente i bermuda urtano le sensibilità laiche e religiose. Meglio limitarsi al tollerante Occidente: «Sì al mare, no in montagna e no, nel modo più assoluto, in città», spiega Lina Sotis, giornalista che sa tutto di bon ton. «Il problema del maschio è che non ha niente di sexy da far vedere. Se può, quindi, zampe coper¬ te». Poverino. Lo si perdona solo sulla spiaggia e «quando suda e sbuffa sul gozzo, sullo Zodiac, sullo yacht, sul caicco. Allora è perfetto ed elegantissimo». Non ci sono altre occasioni, sennò - osserva Lina Sotis - «ci si declassa, trasformandosi in turisti teutonici che hanno esagerato con la birra». Se poi, sotto l'ombrellone o sul gommone, il bermudone rivela uno stomaco opulento, pazienza. «In mancanza di maschi veri, vanno bene anche quelli così così». Gabriele Beccaria Lina Sotis: il problema è che il maschio non ha niente di sexy da mettere in mostra Quindi non si scopra Gli shorts maschili finiscono sotto accusa «Non sono chic»