«Un delitto premeditato» Ecco le carte dell'accusa

«Un delitto premeditato» Etto le corte dell'accusa «Un delitto premeditato» Etto le corte dell'accusa TORINO. «Erano in tre mercoledì 26 giugno sul furgone blindato delle Poste: Giuliano Guerzoni, Domenico Cante e, nascosto nella zona di coda, adibita a cassaforte, Enrico Ughini». Lo scrive il capo della Squadra Mobile, Salvatore Mulas, nel rapporto conclusivo sulle indagini. Quel rapporto è sul tavolo del magistrato. Ricostruisce minuto per minuto il furto miliardario. Ma anche la morte di Guerzoni e Ughini, uccisi e sepolti in un bosco di Bussoleno: «E' Cante l'assassino, e con lui c'era Ivan Cella». Poi una domanda: «Perché i due sono andati all'appuntamento con i complici con le armi in tasca?». C'è chi fa un'ipotesi: non un litigio improvviso, per la divisione del bottino, ma forse un delitto premeditato. Quel rapporto e gli elementi raccolti dagli uomini del capitano Iacobelli, comandante il nucleo investigativo dei carabinieri, sono il cardine dell'accusa contro Cante e Cella. I due hanno negato. Ma le loro parole si scontrano con indizi e prove. Accuse, difesa: trama di un giallo con alcune pagine ancora da scrivere. Chi ha, ad esempio, quei due miliardi e 50 milioni? E dov'è Cella? IL TERZO UOMO. Nessun dubbio per l'accusa: «La presenza di Ughini era essenziale per il colpo. E' salito sul mezzo durante il tragitto dal deposito alle Poste di via Nizza: di li iniziava il giro dei dieci uffici. E questo prova la correità di Cante e Guerzoni. Ughini è stato fatto entrare nella parte terminale del furgone, adibita a cassaforte. Un piccolo vano dove un uomo può resistere pochi minuti. La porta, azionata da un pulsante sul cruscotto, veniva aperta durante la corsa da un ufficio all'altro. Ughini poteva così respirare e sostituire i sacchi con il denaro con quelli pieni di carta». La difesa. Cante: «Io non sapevo nulla, ha fatto tutto Giuliano». L'accusa: «E' provato che Cante doveva sapere e vedere accadeva sul furgone». quanto PERSI 500 MILIONI. Ma c'è stato un errore nellu sostituzione dei sacchi. L'accusa: «All'arrivo nell'ufficio di via Nizza, dove finiva il giro, Cante si è trovato con 12 sacchi postali, due in più di quanti dovevano essere». Che cosa era successo? Ughini, nella fretta, non era riuscito a portar nella zona cassaforte due pacchi, dentro i quali c'era mezzo miliardo. La polizia: «Alla consegna dei sacchi, Cante ha parlato di un errore e ha redatto lui stesso due giustificativi, senza controllare il contenuto dei sacchi, come vuole il regolamento. E' la prova che sapeva del furto». La difesa. Cante: «A volte ci si può davvero sbagliare: ho compilato quelle bolle come facciamo in questi casi. I controlli dovevano farli i miei superiori». MORIRE SOFFOCATO. Aveva fretta Guerzoni quella sera. E' partito veloce per riportare il furgone ùi deposito: «Non sto bene». In realtà, per l'accusa «doveva allontanarsi per aprire la cassaforte dove, con i soldi, c'era Ughini che stava rischiando di soffocare». Durante il ritorno verso il deposito di corso Tazzoli, il furgone delle Poste si è fermato. L'accusa: «Ughini è sceso e i sacchi caricati su un'auto con un complice». La difesa. Morti Guerzoni e Ughini, Cante dice: «Io non so e non rispondo di quanto fatto da altri». La polizia: «Abbiamo altri elementi, stiamo lavorando». IL VOLO PER SAN JOSE'. Per l'accusa, «Guerzoni e Ughini sono stati uccisi quella stessa notte. Da Cante. Con lui c'era Ivan Cella. Cante ci ha detto che, dopo il lavoro, è andato a casa. Lo smentisce la moglie, Gabriella Regis. Dice che non vedendolo rientrare lo ha cercato sul cellulare. Lui ha risposto che aveva dei lavori. La Regis si è addormentata e non lo ha sentito rincasare. Quella notte Cante ha ucciso Guerzoni e Ughini. Aveva dato loro appuntamento a Bussoleno. Guerzoni doveva fuggire subito. Aveva un posto prenotato per il giorno dopo sul volo Francoforte, Varsavia, Caracas, San José, in Costa Rica. E un secondo posto, lista di attesa, per il 29. L'appuntamento nel bosco di Bussoleno era una trappola. Cante voleva ucciderli: perché altrimenti portarsi in tasca le pistole? E' un assassino. Lo provano le armi: dalla sua abitazione è scomparsa una 7,65. Lo accusano la coperta e il sacco a pelo trovati sui cadaveri. Arrivano dal suo camper: lo dichiara la moglie, Gabriella Regis». La difesa. Cante: «Mia moglie si confonde su quella sera. Il sacco a pelo, la coperta? Me li hanno rubati: non sono il solo ad avere le chiavi del camper. La pistola? Era di mio padre: è scomparsa da anni. Nei mei confronti solo circostanze sfortunate. Un assassino? Accuse infondate». Ezio Ma scari no Uno dei rapinatori si fece rinchiudere nella cassaforte per prendere i soldi

Luoghi citati: Bussoleno, Caracas, Costa Rica, Francoforte, San Jose', Torino, Varsavia