Lui e lei in fuga con il tesoro delle Poste

Torino, la moglie dello «scambista» incastra il marito: nostro il sacco a pelo del massacro Torino, la moglie dello «scambista» incastra il marito: nostro il sacco a pelo del massacro Lui e lei in fugo, con il tesoro delle Poste Caccia al «quarto uomo» della rapina e alla compagna TORINO. E' in fuga Ivan Cella, il quarto uomo del furto miliardario alle Poste di Torino, finito in un agguato a due dei suoi autori. Quelli destinati a prendersi la responsabilità con la fuga all'estero: le vittime avevano in tasca appunti per una partenza il 27 per il Costarica. Gli altri due sarebbero andati al rendez vous con loro, armati e decisi a sparare. Per tenersi i 2 miliardi in contanti. La scoperta della scomparsa di Cella, insieme a quella della convivente, non è stato il solo colpo di scena di una convulsa giornata di ricerche e interrogatori. Sul far della sera, il procuratore aggiunto Marcello Maddalena ha aperto la porta del suo ufficio e dato udienza ai cronisti superstiti per annunciar loro che oggi «comparirà» un quinto uomo. E nel ruolo di fermato. Quando il cerchio sembrava chiudersi attorno alle due vittime Giuliano Guerzoni e Enrico Ughini, a Domenico Cante e a Cella, accusati dell'esecuzione dei primi due, lo scossone spalanca ancora gli orizzonti dell'inchiesta. E c'è stata pure la moglie di Cante, risentita ieri in procura, nella parte inedita della teste che inchioda il marito all'accusa più pesante: «Riconosco il sacco a pelo come il nostro». Lo stesso, scomparso dal loro camper e ricomparso nella fossa. Avvolgeva il corpo di Guerzoni. Stamane, Cante viene interrogato dal gip Luca Del Colle che deve decidere se convalidarne o no il fermo. Il provvedimento è dato per scontato: non si ritrova più nemmeno la 7.65 del padre dell'uomo. «Una pistola disgraziata con la quale, giocando, papà per poco non colpì incidentamente mio fratello. Giù a Napoli. Tanti anni fa». Per questo Cante dice di averla persa di vista, fra i tanti oggetti della sua casa. Falli di plastica e altri arnesi per l'hard core osceno. Una 7.65 ha sparato due volte la sera del colpo. E ucciso Ughini. La storia dei travet delle Foste, di,sangue e miliardi, di tradimenti e di esecuzioni a freddo, si allunga: da ieri sera polizia e carabinieri cercano ufficialmente «Ivan Pietro Cella, di anni 42, e Anna Cristina Quaglia, di 28». Sanno che sono in fuga su una Fiat Croma di colore bianco, targata «TO 26376 M». Hanno allertato questure, compagnie, stazioni, pattuglie sulle strade e ai valichi di frontiera. Cella è spuntato come figura di peso la sera del ritrovamento dei cadaveri di Guerzoni e di Ughini, nel sottobosco che lambisce una frazione dal nome che evoca tutt'altri sentimenti: Santa Petronilla. Mentre una pattuglia della sezione rapine della «Mobile» scendeva un chilometro sotto, a prelevare Domenico Cante nella sua villetta, un investigatore si è lasciato sfuggire una confidenza sull'esistenza di un quarto uomo nel colpo. Ricercati erano Guerzoni - che aveva guidato il furgone in cui sono stati sostituiti i sacchi postali miliardari con quelli pieni di cartaccia - e l'amico da sempre Enrico Ughini, che divideva con lui donne e avventure. Cante, lo «scambista» a fianco dell'autista, stava in mezzo al guado giudiziario, indagato, ma libero. Ed ecco Cella, socio in affari di Cante. Il pm Maurizio Boselli l'aveva sentito come persona informata sui fatti. E poi la cronaca si era occupata di lui per quella visita in ospedale all'amico ricoverato. Ma intanto nelle agende telefoniche di Guerzoni gli investigatori avevano notato il suo nome di battesimo, accanto al numero di un cellulare. Lo stesso apparecchio che domenica mattina - dopo ore di interrogatorio nel nuovo ruolo di indagato per il concorso nel duplice omicidio - Cella ha lasciato nella caserma dei carabinieri di Susa. E non è tornato a riprendere. Il suo alibi per la sera del colpo e degli omicidi regge più di quello di Cante, che proprio non ne ha. Ma, dalle 23.30, pure per lui è la notte in tutti i sensi. In quelle ore si è consumata la doppia esecuzione, a bruciapelo di Guerzoni e Ughini. Seguita da un paziente e meticoloso lavoro di scavo, per far sparire i cadaveri nella terra. Il particolare dei loro corpi avvolti in un sacco a pelo e in un plaid fa pensare che i due siano stati uccisi altrove. Gli investigatori lavorano su una loro ipotesi. Il camper? La moglie di Cante ha fornito indicazioni utili su quel mezzo. Di cui, dettaglio di ieri, il portellone posteriore è stato realmente forzato. La difesa di Cante si aggrappa ad ogni appiglio: «Contro di me coincidenze e una macchinazione». CeUa viene coinvolto attraverso lui, ma adesso i suoi legali, Anna Ronfani e Fulvio Gianaria, sperano che si consolidi un collegamento diretto fra Guerzoni e Cella (oltre all'annotazione del numero di telefono del secondo sulle agendine del morto). Gli investigatori hanno per le mani una storia che può rivelarsi determinante, come del tutto estranea all'omicidio: hanno scoperto che di una Lancia Dedra blu metallizzato, passata da Cante all'amico, esiste una copia identica. Con lo stesso numero di telaio. E la targa che veniva e andava dall'una all'altra. L'auto clonata è stata recuperata in un garage dell'ex moglie di Cella. Con una macchia rosso scuro in bella evidenza. Si farà l'esame del Dna per capire se è sangue, e di uno dei due morti. Ma non si esclude che le Dedra gemelle servissero a Cella per attività diverse da quelle del birraio e dell'elettricista. L'uomo ha compiuto numerosi viaggi in Albania. E' un puzzle quello che stanno lentamente ricomponendo magistrati e investigatori: ieri hanno scovato e fatto accompagnare in procura l'ultima fidanzata conosciuta di Guerzoni. Si chiama Cinzia Bononi. Brunetta, esile, lo sguardo terrorizzato. E' restata per 4 ore nell'ufficio di Maddalena. Giovanna Favro Alberto Gaino I magistrati: c'è una quinta persona coinvolta nell'inchiesta ENRICO UGHINI E IL TERZO UOMO, CLANDESTINO A BORDO. SALE SUL MEZZO DURANTE LO SPOSTAMENTO DAL DEPOSITO DI CORSO TAZZOLIA VIA NIZZA. HA IL RUOLO PIÙ' DELICATO. OGNI VOLTA CHE, ATTRAVERSO LO SPORTELLONE LATERALE, CANTE POSA SUL FURGONE I SACCHI CON I SOLDI LUI U SOSTITUISCE CON ALTRI, NASCOSTI NELLA ZONA BLINDATA E PIENI DI CARTACCIA. POI TORNA NEL PICCOLO VANO IN CODA AL MEZZO GIULIANO GUERZONI GUIDA IL FURGONE. DURANTE IL GIRO NEI DIECI UFFICI CITTADINI NON LASCIA MAI IL VOLANTE Domenico Cante (il primo a destra nella foto) Al suo fianco Ivan Cella e la convivente Anna Cristina Quaglia: entrambi sono fuggiti ENRICO UGHINI E IL TERZO UOMO, CLANDESTINO A BORDO. SALE SUL MEZZO DURANTE LO SPOSTAMENTO DAL DEPOSITO DI CORSO TAZZOLIA VIA NIZZA. HA IL RUOLO PIÙ' DELICATO. OGNI VOLTA CHE, ATTRAVERSO LO SPORTELLONE LATERALE, CANTE POSA SUL FURGONE I SACCHI CON I SOLDI LUI U SOSTITUISCE CON ALTRI, NASCOSTI NELLA ZONA BLINDATA E PIENI DI CARTACCIA. POI TORNA NEL PICCOLO VANO IN CODA AL MEZZO GIULIANO GUERZONI GUIDA IL FURGONE. DURANTE IL GIRO NEI DIECI UFFICI CITTADINI NON LASCIA MAI IL VOLANTE

Luoghi citati: Albania, Costarica, Napoli, Susa, Torino