Camere, via libera al Dpef di F. Ama.

Camere, via libera al Ppef Camere, via libera al Ppef Superato lo scoglio-Rifondazione Protestano i senatori del Polo ROMA. Via libera della Camera e del Senato al documento di programmazione economica e finanziaria con i voti di Rifondazione comunista e con il beneplacito delle Regioni. Il governo «non arretra di un solo passo di fronte all'obiettivo di partecipare alla fase iniziale dell'Unione monetaria dal primo gennaio 1999» e, inoltre, «è risoluto a portare avanti la sua politica di risanamento fatta di equilibri complessivi e che non può essere giudicata per scorci e per fasi», come ha annunciato il ministro del Tesoro e del Bilancio Carlo Azeglio Ciampi nella replica al dibattito in aula. Anzi, in autunno si deciderà se sarà possibile chiedere agli italiani uno «sforzo aggiuntivo che riduca ulteriormente il fabbisogno pubblico per il 1997». Molto dipenderà dalle decisioni della Banca d'Italia sui tassi di interesse sui quali «una nuova discesa è altamente possibile», secondo il ministro Ciampi, precisando però che «è un premio che dobbiamo guadagnarci» e «per ottenerlo basta poco: bastano comportamenti che siano riconoscibilmente coerenti con gli obiettivi posti, che rassicurino della volontà diffusa di perseguirli». Prodi ha espresso soddisfazione per il risultato (314 voti a favore e 271 contrari). Da parte sua Veltroni ha aggiunto che il dibattito «è andato corno previsto». Il voto favorevole di Prc - come annunciato in sede di dichiarazione di voto dal segretario Fausto Bertinotti - è giunto «perché va apprezzata l'evoluzione positiva che si è avuta nel documento di programmazione sulle tre questioni principali, inflazione, stato sociale e occupazione». Anche se - ha aggiunto - «permarranno alcune critiche su altri aspetti trattati dal documento, in testa le privatizzazioni». Superato lo scoglio-Rilbndazione, il governo ha dovuto fare i conti, invece, con la protesta dei sonatori del Polo. Dopo aver bocciato insieme con i colleglli di Montecitorio la politica economica delineata nel documento e aver annunciato la presentazione di una risoluzione alternativa, in serata, i senatori sono intervenuti per criticare con l'orza l'assenza del presidente del Consiglio Prodi, nonostante avesse preannunciato un suo intervento sul teina dello riforme anche a Palazzo Madama subito dopo quello tenuto alla Camera. Il presidente del Senato, Mancino, ha replicato facendo notare come in sede di dichiarazioni di voto un intervento del capo del governo non sarebbe possibile, ed ha poi.sospeso la seduta per mezz'ora in modo da permettere alla conferenza dei capigruppo di decidere i tempi dell'intervento del presidente del Consiglio e di porre rimedio ad un disguido tecnico in sui è incorso il ministro delle Finanze Visco. Il ministro Visco aveva infatti dimenticato di indicare formalmente la risoluzione di maggioranza sul documento come quella accettata dal governo. Su questo disguido procedurale sono intervenuti gli esponenti della minoranza che hanno fatto notare di essersi trovati nell'impossibilità di presentare emendamenti alla risoluzione accettata dal governo perché quest'ultimo non aveva dato nessuna indicazione. Il presidente Mancino lui dunque consentito la riapertura dei termini per la preseiuazione di proposte di modifica al documento della maggioranza. [f. ama.]

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Fausto Bertinotti, Mancino, Prodi, Veltroni, Visco

Luoghi citati: Roma