«I giornali mi appassionano» di Maria Grazia Bruzzone

«I giornali mi appassionano» «I giornali mi appassionano» Linda e Massimo, insieme ma divisi LA PRIMA VOLTA DI LADY D'ALEMA LROMA UI ha parlato a fine della mattinata, dopo aver punteggiato di battute l'intervento dell'amico Stefano Balassone, alle prese con i «lucidi» che non si riescono a proiettare. Lei, per discrezione, caparbia nella sua volontà di distinguere la propria storia professionale da quella del marito, interviene nel primo pomeriggio. Leggendo, seria, poche e succose pagine scritte. La prima volta di Linda Giuva, archivista di Stato, davanti a una grande platea romana, la prima uscita pubblica importante insieme, ma ben distinta, dal coniuge ormai famoso del quale non condivide nel programma neppure il cognome, capita al convegno dell'Istituto Gramsci e del Cespe sulla «convergenza multimediale». Massimo ha messo in guardia contro una liberalizzazione delle comunicazioni «subito totale» che veda i concorrenti schiacciati dai colossi esistenti. E stigmatizza «le corporazioni televisi- ve», pubblica e privata, che finiscono per seguire una «logica conservatrice». Linda esamina i problemi legati alla trasformazione multimediale di quelle memorie storiche che sono gli archivi, grandi e piccoli, privati e pubblici. Dal movimento sindacale a quello delle donne, dalle imprese alle banche e agli ospedali, dagU .enti pubblici fino alla Rai stessa e alle biblioteche che sono archivi in sé stesse, il patrimonio di informazioni e conoscenze da conservare cresce ogni giorno a dismisura. Finiscono in rete le cartelle cliniche ma anche la Biblioteca Vaticana. Eppure il problema non si riduce certo al trasferimento dal mezzo cartaceo alle reti telematiche o ai Cd-Rom - spiega. Le questioni aperte riguardano la scelta delle informazioni, l'autenticità e l'affidabilità dei documenti, l'assicurazione della privacy e del diritto d'autore. E lo sviluppo di sistemi aperti e di standard internazionali, per favorire la circolazione dei dati. Storica di formazione (allieva del contemporaneista Franco De Felice) ma calata da anni nello strano ruolo storico-scientifico dell'archivista, si vede che Linda Giuva si appassiona alla materia. La collega Mariella Guercio è accanto a lei. «Abbiamo scritto l'intervento insieme, ma poi abbiamo deciso che fossi io leggerlo, perché magari avrebbe avuto più risalto». E infatti. E della Rai, o armeno della tv, cosa pensa? Linda rifiuta l'argomento, che non è di sua competenza. E rifiuta di parlarne in quanto moglie, come fa Veronica Lario Berlusconi. «La guardo poco, anche i tg capitano in ore in cui i bambini si intrecciano con la cena da preparare», si limita a dire. Preferisce tornare agli archivi. «Anche la Rai ne ha uno grandissimo da tutetare. Un problema che è anche economico, perché avere un buon archivio è produttivo per l'azienda». E vien fuori che la Giuva adora Arbore, ed era una fanatica di Quelli della Notte. «Quando ci riproposero Indietro Tutta chiesi: "Perché proprio il più bruito dei suoi programmi?". E mi risposero che Quelli della notte in archivio non c'era più. Un vero peccato». Se sulla tv Linda è reticente, lo è meno sull'informazione e sui giornali. «Un tema che mi appassiona e che conosco, da quando, anni fa, lo ricordo come il periodo più bello della mia vita, abitavo a Bari con una sociologa e una giornalista che portava a casa paccate di giornali che ci di- vertivamo ad analizzare». Suo marito però con la stampa non ha rapporti tanti buoni. Ha appena trafitto con un'occhiata di sprezzante compatimento un cronista che gli chiedeva se si considerava «un prodiano tiepido». E poco dopo ha chiesto a un altro: «Perché siete diventati così stupidi?». Linda sorride. «Massimo a volte sbaglia. E' troppo rigido. E finisce per essere controproducente. Bisognerebbe distinguere, e in certi casi lasciar perdere. Anche se il problema esiste e andrebbe affron¬ tato». Vale a dire? «Un tempo si credeva che i giornali popolari inglesi fossero un elemento di democrazia. Poi si è capito che sono solo serviti a introdurre nei quotidiani l'intrattenimento. A me il pettegolezzo non dispiace, quando è esplicito e circoscritto. Ma certe volte si esagera. E i grandi giornali oggi sono tutti uguali, mentre dovrebbero cercare di differenziarsi di più secondo il loro pubblico. Come fa il Giornale». Maria Grazia Bruzzone «Con la stampa lui è troppo rigido E finisce per sbagliare» Linda Giuva D'Alema

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