Caccia al «tesoro» I soldi stanno tutti in tre piccole borse
Caccia al «tesoro Caccia al «tesoro » Isolai stanno tutti in tre piccole borse Uccisi per denaro. Forse condannati fin dall'inizio. Il destino di Giuliano Guerzoni e di Enrico Ughini era probabilmente già segnato da mercoledì 26 giugno, quando il furgone postale ha scaricato sacchi pieni di cartaccia nelle casseforti della Posta di via Nizza a Torino, e gli otto miliardi sono stati «dirottati» sull'auto dei banditi nel tragitto da via Nizza al deposito dei blindati in corso Tassoni. Otto miliardi da dividere in quattro. O i piani erano diversi dal principio? Domenico Cante con l'amico Ivan Cella potrebbero aver calcolato di spartire soltanto in due. Loro, descritti come persone tranquille, grandi lavoratori, contro gli amici-rivali Guerzoni e Ughini, amanti della bella vita e delle feste tirate a lungo nei locali notturni. Dov'è finito il malloppo? Degli otto miliardi la mag- gior parte è inesigibile e potrebbe esser stata distrutta. Restano 2 miliardi e 50 milioni, in banconote da 50 e 100 mila lire: bastano tre borse tipo vecchia cartella. In ognuna ci sta più di un miliardo, in uno spazio pari a quello occupato da tre guide telefoniche. Due ipotesi, per ora. Il giallo comincia fra via Nizza e corso Tassoni, e la strada dei soldi porta subito in Valsusa, nella stessa fossa lungo la statale che poi è diventata la tomba del bel Giuliano e dell'amico Ughini, il «terzo uomo» che avrebbe trasbordato il bottino dal furgone blindato sull'auto. Appuntamento-trappola: i killer si sbarazzano dei complici e spartiscono pure la loro parte di bottino. Un'altra pista finisce nelle zone ancora misteriose delle multiproprietà di Guerzoni. I miliardi potrebbero essere sparsi, ancora in attesa di essere spartiti. [m. acc] Col ministro Burlando
Persone citate: Burlando, Domenico Cante, Enrico Ughini, Giuliano Guerzoni, Guerzoni, Ivan Cella, Ughini
Luoghi citati: Torino
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