Val di Susoa, la valle dei misteri

Il sindaco di Bussoleno «Troppi miliardi attorno a quell'autostrada» Il sindaco di Bussoleno «Troppi miliardi attorno a quell'autostrada» Dall'uomo bruciato sotto un viadotto allo «007 di Mattie fino ai tanti omicidi misteriosi Val di Suso, la valle dei misteri Da Torino a Bardonecchia una lunga scia di sangue GLI ACCUSATI Valle di Susa, valle dei misteri. Dopo la scoperta della fossa a Bussoleno nella quale sono finiti i sogni miliardari dei due «uomini d'oro» delle Poste, la gente di questi paesi di montagna si interroga. Che sta succedendo? Alida Benetto sindaco di Bussoleno, soppesa le parole: «Ancora una brutta storia. E questa è la terza che capita, in Val Susa, in poche settimane». Cinquantadue anni, insegnante, nel giugno '93 ha portato la Lega Nord alla conquista del paese. Parla di Guerzoni, Cante, Ughini, Cella. Sbotta: «Ma io ci tengo a sottolineare che nessuno dei protagonisti di questi gialli è nato e cresciuto qui». La gente, in paese, mormora: «Ma no, la gente cattiva è ovunque». Lei insiste: «I problemi sono arrivati con l'autostrada. Andate a vedere di dove sono gli operai che lavorano nei cantieri e contate i miliardi che girano con quel serpente d'asfalto». stato Rocco Lo Presti: per gli inquirenti il «re» di Bardonecchia. Lui: «Sono un muratore, ho mani callose ma pulite». UN SOLO COLPO IN FRONTE. Omicidi terribili, quelli di mafia. Francesco Marando, 37 anni, è stato ucciso il 3 maggio scorso, a Chianocco, in un bosco. Torturato. Poi un colpo in testa. Il corpo abbandonato, bruciato per impedirne il riconoscimento. I resti lasciati in pasto alle volpi e ai cinghiali che popolano la zona. Il 14 giugno scorso, delitto a Salbertrand. Un uomo sui 40 anni, lapidato nella notte, trovato in un torrente di montagna. Venne identificato tre giorni dopo: Mauro Pognant, assicuratore, di Bussoleno. Ucciso da tre ragazzi. Tra loro, anche un minore: «Cercavamo i soldi per una notte di follia». Nessuno ora crede loro. Forse la verità si conoscerà in aula, durante il processo. DA SUSA LA PISTA RUNA. Molti i gialli insoluti. Come l'omicidio di Giuseppe Camera (19 gennaio '93), trovato in un canale, a Pinerolo: viveva e lavorava a Susa. Ma anche tanti i fatti che portano in quella valle. Episodi clamorosi. Ad esempio, leggendo pagine segrete di un rapporto dei carabinieri, si scopre che Totò Riina, arrestato nel gennaio '93 a Palermo, era stato nell'alta valle di Susa. E, da quella vaga traccia, è partita l'operazione che ha portato alla cattura del boss dei boss. Un pentito, arrestato dai carabinieri, ha fornito indicazioni che hanno fatto scoprire il rifugio siciliano. Dove e con chi è stato Totò Riina in Val di Susa? E' un segreto. Uno dei tanti segreti della valle. A quanti sono i misteri sotto l'ombra della Sacra di San Michele? Soltanto negli ultimi anni, sono davvero molti gli episodi inquietanti di cronaca che sono successi lungo l'asse dell'Autofrejus, da Torino a Bardonecchia. SPÌA 0 MILLANTATORE? Poi, è storia ancora aperta, il grande enigma di Franco Fuschi, pluriomicida, collaboratore di giustizia e dei servizi segreti. Ma chi è davvero questo strano «007»? La sua storia ha come epicentro un piccolo paese, Mattie, e come protagonista un contadino. Uomo dalla doppia vita: girava in Bianchina ma pare avesse in garage una Mercedes. Poi, legate a lui, vicende di armi ritrovate e di omicidi compiuti. Aveva la fama di essere informatore dei carabinieri, ma qualcuno credeva che informasse anche segretissimi uffici romani. Vero o falso? Lui, per giorni ha raccontato storie di mala e omicidi. Poi, messo alle strette dai giudici, ha tentato di suicidarsi in Procura. «MANI CALLOSE MA PULITE». Storia con strani intrecci. Come quelle di mafia che portano tutte e sempre, da venticinque anni, a Bardonecchia. Lo scorso gennaio il procuratore generale Silvio Pieri all'inaugurazione dell'anno giudiziario denunciò che «è oramai dimostrato un interesse della 'ndrangheta nelle grandi opere autostradali in Valle di Susa e sono state evidenziate preoccupanti infiltrazioni mafiose a Bardonecchia». L'inchiesta sulla speculazione edilizia al Campo Smith aveva appena travolto uomini politici e amministratori. E (11 novembre '94) era stato arre¬ BRUCIATO VIVO. Si tratta di Marco Scalzo, 23 anni. Nato a San Cataldo, vicino a Caltanissetta. Precedenti per rapine, fratello di Giuseppe, boss della droga. Amico di Salvatore Pillerà, considerato potente capobastone mafioso. Morte atroce quella di Scalzo: stordito e poi bruciato, ancora vivo, sotto un viadotto dell'autostrada del Frejus, a Sant'Ambrogio. Il 3 giugno. Da chi? Perché? «Scontro tra bande», mormorano gli inquirenti. «Un giallo», dice il sindaco di Bussoleno. Uno dei tanti di questa valle tormentata. IL PANFILO SEGRETO. E questi gialli raccontano di mala, scontri e lotte iniziate in terre lontane, in Sicilia, in Calabria, conclusesi in vallata, a colpi di lupara. Ma fanno affiorare anche storie di ricchezze nascoste. Come i miliardi, un panfilo (appartenuto alla famiglia Agnelli) ancorato a Rimini, un oft-shore a Montecarlo scoperti dopo la morte (2 luglio '91) di Giuseppe Andolina, 38 anni. Conosciuto da tutti come un impresario che operava nella zona e che si era costruito Il sindaco di Bussoleno Alida Benetto la sua fortuna con «società di sviluppo di cooperative». Andolina fu ucciso a coltellate, una sera, sotto casa, a Buttigliera Alta. Ma perché? SESSO NEL BOSCO. E chi ha assassinato il 23 marzo dello scorso anno Becir Harbas, 31 anni cameriere bosniaco, e Bose Iyoyojhe, 30 anni, prostituta nigeriana? I due sono stati sorpresi appartati in un boschetto attorno al lago di Avigliana: aggrediti, uccisi con 24 coltellate. Un rapinatore? Macché, dicono gli inquienti: i soldi che la ragazza di colore aveva in borsa non sono stati presi. Un maniaco? Oppure Harbas, sposato, due figli, è stato ucciso solo perché aveva visto troppo? Vittima nella guerra tra bande per il controllo della prostituzione? Ezio Mascarino Alla vigilia della decisione, il presidente della giunta regionale scrive a Prodi, Veltroni e Maccanico All'interno del blindato si trovavano otto miliardi, ma in contanti c'erano soltanto due miliardi e 50 milioni Domenico Cante lo «scambista» ora in una cella che è accusato di aver ucciso i complici del colpo Ivan Cella, socio di Cante, titolare di una birreria a Susa, denunciato a piede libero per concorso