Oli, il custode dell'italiano
Morto il padre del dizionario Morto il padre del dizionario Oli, il custode dell'italiano Il linguista Gian Carlo Oli è morto nella notte di sabato in una casa di cura a Firenze dove era stato ricoverato per accertamenti. Aveva 62 anni. I funerali sono previsti per domani, ma la famiglia non ha ancora stabilito il luogo e l'ora. LA scomparsa di Gian Carlo Oli induce, anche in chi l'ha conosciuto superficialmente, al ricordo degli I artigiani del passato ai quali dobbiamo opere insigni, sia pure ideate da altri, ai maestri costruttori delle cattedrali e dei battisteri medioevali. Oli era chiamato linguista ma si sa che questo termine è equivoco perché viene usato sia per il glottologo storico e comparatista, padrone di molte lingue antiche e moderne, studioso di alto livello, sia per chi esprime un po' impressionisticamente pareri e giudizi su fatti della lingua di oggi e viene spesso preso anche troppo sul serio perfino dai giornali e dalle televisioni. Gian Carlo Oli ha avuto dietro di sé un glottologo di fama come Giacomo Devoto e con lui ha prodotto per la casa Le Monnier il dizionario della lingua italiana, uno dei più noti e diffusi. Scomparso Devoto, Oli si è trovato solo a continuare l'opera. Si sa che i vocabolari non finiscono mai perché la lingua ha un'evoluzione continua e chi vuol restare al corrente ed essere apprezzato dal pubblico deve tenere occhi aperti ed orecchie vigili se vuol tenere aggiornata l'opera in successive edizioni. E' un lavoro improbo e tale da scoraggiare chi non riesca a vivere un impegno molto duro. Così Oli, negli ultimi tempi, essendosi un po' troppo sbilanciato in favore di certi marchi di fabbrica introdotti nel vocabolario, ha avuto i suoi guai con ditte gelose Gian Carlo Oli del loro marchio. Ma egli aveva una grande risorsa, la sua toscanità, anzi la sua fiorentinità. E chi vive, non essendo toscano in Toscana, sa quello che voglio dire. Perfino la sua candidatura nel partito di Bossi si spiega con la volontà di contraddire, di sostenere magari che solo con un sistema federalista i dialetti potrebbero sopravvivere. Ma è chiaro che questa posizione non svela una conoscenza profonda della dialettologia. Per salvare i nostri dialetti, con questo sistema, bisognerebbe fare almeno cinquecento Stati federali, se è vero che la distanza di pochi chilometri ci fa assistere ancora oggi al passaggio da un dialetto ad un altro in ogni parte d'Italia, nonostante una asserita unificazione linguistica per mezzo della televisione che ha, sì, esteso la conoscenza dell'italiano ma di un italiano sciatto e spesso spropositato anche da parte di professionisti del teleschermo. Oli era un personaggio simpaticamente conviviale, ottimo parlatore e certamente attaccato alla lingua italiana e quest'ultima qualità lo racco- mandava anche a chi si sentiva estraneo alle sue posizioni linguistiche che sapevano molto di più di buon pane casereccio che di dure fatiche in biblioteca. La sua figura ricorda un altro cultore di lingua italiana, il Gabrielli, nonno di Irene Pivetti, autore di un altro grossissimo vocabolario della lingua italiana. C'è qualcosa di patetico in persone che, geograficamente lontane, si sono così fortemente dedicate ad una lingua sulla quale si alzano frequenti, sinistri compianti come se ci fosse una fine imminente. Ad ogni modo, confidiamo ancora una volta nello stellone d'Italia. Tristano Bolelli
Persone citate: Gabrielli, Giacomo Devoto, Gian Carlo, Gian Carlo Oli, Irene Pivetti, Monnier, Tristano Bolelli
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