Leopardi piccolo scienziato

il caso. a Recanati una mostra riscopre i suoi interessi extra-poetici il caso. a Recanati una mostra riscopre i suoi interessi extra-poetici Leopardi piccolo scienziato Tutti i segreti della «graziosa» luna ' HE fai tu, luna, in ciel? I ' dimmi, che fai...». Era l'inI verno a cavallo fra 1829 e 1 i 1830 quando Leopardi in\À 1 calzava l'astro «dal verecondo raggio», la «silenziosa», «graziosa» luna di tanti canti, che da giovane andava «pien d'angoscia» a rimirare sul colle Tabor. Interrogativi metafisici dell'uomo maturo, che l'adolescente già aveva risolto, su un altro piano. «La luna non cangia mai aspetto non ha mai varietà alcuna. Non ha dunque né vapori né nuvole non ha acqua, non ha atmosfera i suoi spazi oscuri non sono oceani ma cavità dove si vede l'ombra accanto alla luce. In niuna parte si scorge il livello delle superficie fluide. La superficie è tutta scabrosa, e alida, tutto v'è tranquillo, e senza moto». Con scrittura frettolosa e avara di segni d'interpunzione, così si legge in un appunto inedito che l'adolescente Giacomo aveva vergato in margine alla Storia della Astronomia dalla sua origine fino all'anno MDCCCXI, la monumentale compilazione erudita a cui aveva posto termine nel 1813, quando aveva appena 15 anni. Si tratta di una descrizione tecnica ripresa dall'opera di un certo Paulian: nulla di originale, dunque, ma il segno lampante di un interesse scientifico-speculativo che gli studiosi hanno sempre riconosciuto, e che però rivela ampiezza e profondità insospettate. Al tema «Giacomo e la Scienza» è dedicata una mostra che si inaugura sabato a Recanati, e che oggi viene presentata al Planetario di Milano. Ci saranno i conti Leopardi di San Leopardo, discendenti del poeta per parte del fratello minore Pierfrancesco, il direttore del Centro nazionale di studi leopardiani Franco Foschi, la direttrice della Domus Galileiana Laura Zampieri. «La più sublime, la più nobile tra le scienze fisiche ella è, senza dubbio, l'Astronomia» dichiara Leopardi fin dall'attacco della sua Storia, ancora suggestionato dall'eclissi del 1804 e dalla cometa del 1811, ma soprattutto dall'impressione colma di timori oscuri che si era diffusa fra i compaesani del «natio Con l'arrivo delle vacanze estive personaggi famosi come Maurizio Costanzo, giustamente, lanciano appelli contro l'abbandono degli animali domestici; si fanno anche spot televisivi che educano al rispetto degli amici dell'uomo. Visto che la vita e la dignità di una donna vale ben di più di un cagnolino da salotto, perché il ministero dell'Interno, con l'aiuto di coloro che si occupano di affari sociali, non realizza degli spot televisivi contro la prostituzione? Siamo alle soglie del terzo millennio e una civiltà evoluta come la nostra, invece di accettare ad occhi chiusi la vergogna della prostituzione, dovrebbe andare a fondo su perché tanti individui hanno bisogno di «sfogarsi» in maniera subanimale. In questi spot io mi rivolgerei a coloro che vanno a prostitute dicendo loro che così facendo anch'essi contribuiscono alla schiavitù delle donne, che dando soldi alla prostituta incrementano le casse della delinquenza e che facilitano l'evasione fiscale e la fuga di capitali all'estero. Ma non solo, sfruttando il corpo femminile, anche se per pochi minuti, non si contribuisce a valorizzare la dignità della donna e si fa del male a se stessi, in quanto si diventa vittime di una sessualità «deviata» che influisce negativamente nei rapporti matrimoniali ed impedisce una sana formazione delle coppie. Con quale spirito d'amore un uomo, poche ore dopo avere consumato un rapporto sessuale con una prostituta, potrà tornare a dormire con la propria moglie? La soluzione dei problemi della prostituzione non sta sui marciapiedi, ma nemmeno in case chiuse. Abbiamo eliminato tanti zoo perché gli animali soffrivano. Poverini! E una prostituta non ha forse un cuore umano? Non ha forse diritto di farsi una famiglia, di vivere dignitosamente? Non vale più di una bestia? Non si sfrutta così il corpo femminile Michele Salcito, Torino borgo selvaggio». E' proprio per rettificare le superstizioni del volgo (come farà poi anche nel Saggio su gli errori popolari degli antichi, terminato nel 1815), che il giovane Giacomo si dà a scavare nella scienza astronomica di assiri, egizi, greci, arabi, fino a Keplero, Newton e Cassini. Ma uno sopra tutti è il suo eroe: «L'anno 1564 sarà sempre memorabile presso gli astronomi per la nascita accaduta in esso dell'immortale Galileo Galilei (...). Egli fu che pose i fondamenti della scienza del moto (...). Noi nasciamo e viviamo col moto, i suoi fenomeni ci cangiano, si succedono, si moltiplicano di continuo intorno a noi; ma l'abitudine di vederli fa sì che da noi non vengano apprezzati». Leopardi procede con citazioni in latino, greco, francese, espone e Dalla sua biblioteca spunta una lunga lista di opere da leggere per mettere a t unto la monumentale «Storia dell'Astronomia» scritta a 15 anni lettere AL GIORN confronta teorie e dimostrazioni. Alla fine, con moderna intuizione bibliografica, compila un elenco delle «Opere delle quali si è fatto uso»: sono 350 volumi, ma i riferimenti sparsi nel testo rinviano a almeno duemila opere. Non basta: adesso saltano fuori due nuovi manoscritti della Storia della Astronomia, ritrovati dal conte Vanni Leopardi nella biblioteca di Monaldo, il padre del poeta. Laura Zampieri ne ha viste in fotocopia alcune pagine (fra cui quella sulla luna, che abbiamo citato) e si entusiasma: «Mi ha colpita una lunghissima lista di "Opere da osservarsi", di cui probabilmente Leopardi sentiva il bisogno per rivedere il suo lavoro. Sapevamo, da una lettera di Monaldo, che Giacomo era insoddisfatto: infatti, per gli scrupoli della famiglia, la Storia non venne pubblicato che nel 1880. Adesso abbiamo le prove che il ragazzo era consapevole delle sue manchevolezze e si riprometteva di colmarle». Il poeta del pessimismo cosmico, l'amaro irrisore delle «umane sorti e progressive», era dunque uno scienziato inespresso? Due autorevoli leopardisti invitano alla caute¬ AL Galileo presenta il cannoccveneto. A lato Giac LE hiale al Senato omo Leopardi la. «Il suo interesse per le scienze e perfino per le tecniche si può documentare anche nella maturità - dice Mario Andrea Rigoni -: per esempio nello Zibaldone è citata un'opera sulla lavorazione del vetro. Leopardi continuava a documentarsi, ma il suo giudizio sulla scienza diventava sempre più negativo. Per lui ogni progresso, tutto lo sviluppo storico era un processo di "spiritualizzazione" dell'uomo e delle cose che conduce alla decadenza e all'infelicità». Enrico Ghidetti, che ha curato con Walter Binili l'edizione dell'opera omnia leopardiana, si associa: «Neppure la medicina lo interessò mai, sebbene ai suoi tempi conoscesse un poderoso sviluppo e sebbene lui stesso fosse un grande malato. Era ostile verso scienze come la statistica, l'economia, la nascente sociologia: gli sembrano tutte strumenti di mistificazione del progressismo ottocentesco. E anche il saggio sull'astronomia, in fondo, è la storia di una grande illusione. Per lui soltanto la poesia e la filosofia erano attività degne di essere seguite».

Luoghi citati: Milano, Recanati, Torino