«Condannate all'ergastolo Priebke» di Francesco Grignetti

Nella requisitoria, Intelisano lascia aperta una speranza per la sorte dell'ex ufficiale nazista Nella requisitoria, Intelisano lascia aperta una speranza per la sorte dell'ex ufficiale nazista Condannate all'ergastolo Priebke » //pm: poi terremo conto della sua età missime parole di Intelisano: «Il nostro ordinamento conosce il sistema per coniugare l'affermazione di un principio con le norme di umanità. Norme a cui il soggetto ha ritenuto di sottrarsi». Nel giorno della requisitoria, insomma, nelle stesse ore in cui emblematica coincidenza - il presidente Oscar Luigi Scalfaro riceveva al Quirinale il rappresentante dei famigliari per consegnargli un'onorifecenza, il procuratore Intelisano ha risposto alle polemiche di tutti questi mesi. Perseguitare un povero vecchio? Risposta indiretta del pm: prima condanniamolo per l'omicidio terroristico di 335 italiani, poi si vedrà. «Alle Fosse Ardeatine fu incaricato di tenere le liste. Lo possiamo definire il contabile del massacro. E' abbastanza probabile che il capitano Schutz organizzasse la questione tecnica del massacro e che Priebke fosse competente per gli elenchi. Forse ha organizzato anche i plotoni d'esecuzione. Cinque sottufficiali che dovevano avanzare nelle Fosse Ardeatine con cinque prigionieri. Poi altri cinque. Secondo me, il massacro fu organizzato nei minimi particolari: i 12 ufficiali spararono due volte, i 60 sottufficiali uccisero cinque volte ciascuno. Una cosa agghiacciante». Perché considera Priebke come l'uomo degli elenchi? «Da certi documenti americani, si dice che faceva parte della IV sezione dell'SD (il controspionaggio delle SS, ndr), ossia la sezione che teneva gli elenchi dei cosiddetti "nemici ideologici". Direi abbastanza probabile che il suo lavoro fosse di organizzare lo schedario». C'è da perdersi con tutte que¬ Sì, ritiene Intelisano, terroristi erano i nazisti. Altro che i partigiani di via Rasella. «Un gruppo di patrioti che lottavano per il riscatto nazionale», li definisce. E si capisce che è il massimo che un procuratore militare può dire. Ma è stata interamente una requisitoria «contro», quella del procuratore. Tesa a ribaltare come dice spesso - luoghi comuni, falsi, deformazioni. La principale, di queste «vulgate» che Intelisano vuole smantellare, sono i cinque morti in più. Errore nei conteggi? No. «Fredda determinazione di uccidere dei testimoni scomodi, come ci ha detto qui il teste Hass, ma come si capisce anche da una vecchia deposizione del sottotenente Kofler. "Arrivammo la sera alle Fosse Ardeatine con l'ultimo camion e trovammo Kappler, che parlò subito di cinque prigionieri". Erano i cinque poveretti che non dovevano trovarsi lì». C'è poi l'intera difesa di Priebke da demolire. Come è noto, oggi l'anziano nazista si presenta come mi agnellino. La rotella di un ingranaggio molto più grande di lui. «E' comprensibile che abbiamo scelto di minimizzare», risponde Intelisano. Ma non gli crede. Sottolinea le sue contraddizioni. «Agli ufficiali inglesi che lo interrogavano, nel 1946, disse che seppe il pomerig¬ gio stesso di via Rasella che un certo numero di tedeschi era stato ucciso in un attentato dinamitardo. "Kappler e Schutz andarono sul posto. Io rimasi a via Tasso, temporaneamente al comando". E poi dice: "Per tutta la notte cercammo nei registri e non riuscimmo a trovare il numero richiesto di prigionieri". Priebke era uno dello staff dirigente». Ai giudici italiani, Priebke ha negato ogni suo coinvolgimento nell'affare delle liste. Ha scaricato tutta la responsabilità su Kappler. E allora Intelisano conclude: «Quando gli abbiamo contestato queste vecchie dichiarazioni, ha balbettato». [fra. gri,] resta una carriera molto strana, quasi straordinaria. Di sicuro è entrato prestissimo, già nel 1936, nella polizia politica a Berlino. E questo è un indice di saldezza ideologica. Non sappiamo poi che relazioni avesse con Heydrich, il quale forse voleva un "suo" uomo a Roma. Perché bisogna ricordare che la concorrenza tra i capi della polizia, sotto il nazismo, era spietata». Durante l'occupazione, insom¬ ma, mette le mani sul casellario, che in qualunque servizio segreto è un centro di massimo potere. «Sì. Ho trovato un documento molto interessante firmato da Priebke, che riguarda certi operai di Maccarese. Nel gennaio 1944,50 operai su 210 che lavoravano vicino a Roma si squagliarono con coperte e scarpe. I restanti 160 non rispettavano la disciplina sul lavoro e furono denunciati al tribunale militare tedesco, alla Geheime Feldpolizei e infine all'SD di via Tasso. Priebke rispose di non essere competente in materia di disciplina del lavoro e interessò la questura». Come mai la pratica finì nelle mani di Priebke? «Perché secondo la denuncia, a Maccarese c'erano nove "istigatori". Nel gergo nazista stava per comunisti. Forse lui doveva controllare se questi nove erano citati nello schedario dei "nemici ideologici". E' un ennesimo segnale della sua appartenenza alla quarta sezione». Ci sono altri documenti? «Ho trovato un documento della centrale di Verona. Porta la firma del comandante in capo dell'SD in Italia. E' un ordine di servizio del 29 luglio 1944, che dispone la dissoluzione del comando di Roma. C'è l'elenco di tutti i dipendenti dell'ufficio romano che vengono mandati ad altre sedi locali. Priebke andò alla sede di Brescia. Non è una promozione o compito molto importante. Kappler viene mandato alla sede centrale di Verona come anche il comandante della terza sezione, il tenente colonnello Domitzlaff, che fu poi processato nel '48. Un altro ufficiale, Wejten, fu mandato a Bologna. Il capitano Schutz va a Forlì. Una cosa interessante è che i dipendenti della sesta sezione, quella addetta allo spionaggio, la sezione del maggiore Karl Hass per intenderci, non vengono mai indicati per nome. E' una ulteriore misura di sicurezza». Francesco Grignetti

Luoghi citati: Berlino, Bologna, Brescia, Forlì, Italia, Roma, Verona