Laureati ecco i nuovi poveri

Laureati, ecco i nuovi poveri Laureati, ecco i nuovi poveri Sette milioni di persone vivono in stato di indigenza ROMA. Sulla spinta delle difficoltà economiche e della crescente disoccupazione è aumentato anche il numero dei poveri in Italia. E' ormai un esercito dolente di quasi sette milioni di persone (sei milioni e 696 mila secondo le statistiche ufficiali) raccolte in poco più di due milioni di nuclei familiari. E questo sta a significare che oltre il dieci per cento delle famiglie italiane vive oggi in stato di indigenza. «E' un hanco di prova molto serio per il governo di centro-sinistra, che ha vinto le elezioni con la parola d'ordine della solidarietà», ammette Livia Turco, ministro per la solidarietà sociale, che ieri ha preso in consegna il rapporto annuale stilato dalla commissione di indagine sulla povertà e l'emarginazione diretta da Pierre Camiti. Con l'impegno, ribadito in una conferenza stampa,a Palazzo Chigi, di spingere il governo Prodi a discutere al più presto di questa piaga sociale con l'obiettivo di una riforma globale delle politiche sociali per puntare a una razionalizzazione delle spese dello Stato e a un miglior coordinamento con gli enti locali. Come è fissata la soglia di povertà. Inclusi in questa classifica poco invidiabile sono gli italiani che nel '95 hanno fruito di una quota di consumi media pro-capite di 572 mila lire al mese. La soglia di povertà presa in conto dalla commissione riguarda infatti quelle famiglie che, secondo le rilevazioni dell'Istat, sono composte da almeno due persone che consumano mediamente ogni mese meno di quanto consuma un componente di una famiglia-tipo, ossia un milione e 143 mila lire. Chi sono i poveri. Sono sempre di più, s'è detto. Rispetto al '94, in un solo anno sono cresciuti di circa 240 mila unità. E bisogna tener presente che in questa graduatoria non sono inclusi gli immigrati extra-comunitari in posizione irregolare, le cui condizioni di vita generalmente sono al di sotto della soglia di povertà. Questa tendenza al peggioramento della situazione è in atto da ormai 14 anni. Le famiglie povere erano infatti, nel 1980, l'8,3 del totale, mentre l'anno scorso sono salite appunto al 10,6, pari all'I 1,9 della popolazione. Dove sono maliziati di più i poveri. Manco a dirlo nel Meridione d'Italia, che registra anche la maggiore percentuale di disoccupazione. Al Sud vive infatti il 68 per cento delle famiglie considerate povere dalle statistiche, mentre si riducono al 19,5 nel Nord e al 12,4 nel Centro. Globalmente, sempre mantenendo questa ripartizione in tre grandi aree geografiche, una famiglia su cinque nel Mezzogiorno vive in condizioni di disagio economico, mentre al Nord è in questa situazione solo una su venti. Camiti ha insistito su questa «diseguaglianza geografica» facendo rilevare la netta divaricazione esistente tra Nord e Sud. Ad esempio, considerando la media nazionale del prodotto interno lordo per abitante, che è di 30,4 milioni, nelle regioni meridionali il pil pro-capite scende a 20,6 milioni mentre sale a 36,2 milioni per i residenti nelle regioni settentrionali. I nuovi poveri. A sorpresa, c'è un dato nuovo e drammatico nel rapporto della commissione Carniti. Solo nell'ultimo anno è quadruplicata la percentuale dei laureati censiti fra i poveri in Italia. Sono passati infatti dallo 0,5 al 2,3 per cento. E questo può stare a significare che i neo laureati non trovano lavoro e sono costretti a vivere al limite della soglia di povertà o anche che il processo di espulsione dal ciclo attivo può risolversi, marginalmente per i laureati, in un brusco crollo dei mezzi di sussistenza. Generalmente, però, l'incidenza della povertà diminuisce con l'aumento della scolarizzazione. La percentuale di famiglie povere è molto aita, difatti, se la persona di riferimento (o capofamiglia) non ha alcun titolo di studio (28 per cento) o ha solo la licenza elementare (13 per cento). Ma nel '95, nel Centro-Sud l'incidenza delle famiglie povere in cui la persona di riferimento è laureata è addirittura triplicata. Sempre per categorie, aumentano le difficoltà economiche per le famiglie operaie, salite nella classifica di povertà, dall'8,8 nel 1980 all'I 1,7 l'anno scorso, per i lavoratori autonomi (dal 2,4 al 6,9 per cento), mentre diminuisce per i pensionati (dal 13,7 all'I 1,5). Bambini, anziani e famiglie numerose. Drammatica la situazione dei bambini poveri, che sono un milione e 200 mila (uno su sei), spesso presi subito nel «circolo chiuso» della povertà da cui non riusciranno a uscire per mancanza di scolarizzazione e formazione professionale nemmeno da adulti. Nella classifica della povertà entrano poi di diritto gli anziani oltre i 65 anni e le famiglie di almeno cinque componenti. Quali rimedi? Camiti propone il varo del «reddito minimo vitale» per i poveri accompagnato da minori oneri e più facilitazioni alle famiglie numerose. Lo statistico Massimo Livi Bacci avanza la cifra di 10 mila miliardi, «uno sforzo alla portata d'un grande Paese», come fabbisogno per far salire quest'esercito oltre la soglia di povertà. Realisticamente, il ministro Livia Turco non avanza promesse e sottolinea che il problema «oggi è spendere meglio, visto che di più non si può». Paolo Patruno IL PRESIDENTE CiNSBS L De Rita In alto: il ministro della Solidarietà Livia Turco NUCLEI FAMILIARI COLPITI 1994| 1995L LA GEOGRAFIA DELLA POVERTÀ Percentuale di nuclei familiari in stato di indigenza NORD| CENTRO! SUDI GLI ANZIANI E LA POVERTÀ Ogni 100 persone povere hanno più di 65 NORDI CENTROI SUDI anni:

Persone citate: Bambini, Carniti, De Rita, Livia Turco, Massimo Livi Bacci, Paolo Patruno

Luoghi citati: Italia, Roma