I SANTI DIMENTICATI
I SANTI DIMENTICATI I SANTI DIMENTICATI Una gallerìa di personaggi spesso ignoti, mandati in Paradiso più dalla devozione popolare che dalla Chiesa I SANTI DIMENTICATI Rino Cammilleri Piemme pp. 418 L. 40.000. I SANTI DIMENTICATI Rino Cammilleri Piemme pp. 418 L. 40.000. OMINE, jurbum», così pregava Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari della Consolata, che, insieme a don Bosco e a don Cafasso, fu uno dei santi preti torinesi dell'Ottocento. Essere furbi, cioè riuscire a sottrarsi alla grinfie del Demonio e alle stupidaggini degli uomini, è una difficile condizione dell'esistenza per realizzare la quale occorre ovviamente l'aiuto del cielo. Un Giuseppe Allamano, che aveva capito questa cosa e cercò di insegnarla ai coetanei e ai posteri, è uno che non dovrebbe essere dimenticato. Non lo trovo, invece, tra i Santi dimenticati (Edizione Piemme), il libro che Pano Cammilleri ha dedicato ai «santi di cui nessuno parla»: una galleria di brevi ritratti di personaggi illustri e ignoti, abitanti del Paradiso, convalidati dalla Chiesa o canonizzati dalla devozione popolare. Il mondo della santità cristiana si sa, è affollatissimo, ma purtroppo la storia si occupa soltanto delle figure che giudica maggiori. L'intento dell'autore è quello di presentare alla considerazione dei lettori figure di santi e beati che non appaiono nel calendario liturgico della Chiesa e dei quali la storia nemmeno si occupa. Per la verità, tra questi illustri dimenticati, ne appaiono anche alcuni che proprio ignoti non sono, come Tommaso Moro, decapitato da Enrico Vili, re d'Inghilterra; o Giovanni da Capestrano, frate francescano, incitatore alia guerra contro i turchi, o Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars, venerato modello di tutti i parroci... L'elenco dei personaggi procede in senso temporale, cioè parte dai primi anni del cristianesimo e prosegue nei secoli fino ai nostri giorni. Ora, la cosa che appare subito evidente è il grande disastro avvenuto nella nobiltà cristiana. Nei tempi antichi, per tutto il Medio Evo e con qualche puntata nei secoli successivi, la lista dei beati celesti è ingolfata di re, imperatrici, conti, duchi, principesse, margra¬ vi saggio di Cammilleri: l'intento è di presentare figure che non appaiono nel calendario liturgico e delle quali la storia non ha mai avuto il tempo di occuparsi vii. Una classe nobile che, da parecchi decenni, sembra non fornire più inquilini alla patria celeste. La causa forse è che i personaggi del potere e dell'avere oggi coltivano meno le virtù o forse che, nei tempi passati, la gente, per paura o per cortigianeria, era sempre propensa a porre un'aureola sulla testa dei loro padroni preopotenti ed esosi, salve, s'intende, le dovute eccezioni. Consolante, invece, per i comuni mortali, è la folla dei santi personaggi che rappresentano la grande varietà delle situazioni umane, soprattutto delle debolezze, dei peccati e dei pentimenti dei poveri cristiani. E' in questo folto pubblico celeste che si possono trovare santi e beati protettori per tutte le categorie. Speranze ci sono per conviventi irregolari, come un tal Bonifacio, procuratore romano, e Aglae, ricca matrona, che sono amanti ma poi si convertono alla vista dei martiri cristiani. I travestiti e le travestite non disperino: Ilaria, figlia dell'imperatore bizantino Zenone, si veste da monaco e vive in un monastero maschile del deserto egiziano, poiché è senza barba, la chiamano «Ilario l'eunuco». Per le persone di scarso eloquio, c'é Salamano il Silenzioso, che per penitenza passò tutta la vita sulle rive dell'Eufrate senza mai pronunciare una parola. Per i più disgraziati, c'è un barbone spagnolo, venerato col nome di «Giovanni pane e acqua», elargitore di miracoli e guarigioni. E c'è, utile per considerazioni sul nostro tempo, anche un buon elenco di assassini pentiti, come un tal Andrea Gallerani, nobile senese, che ammazzò un uomo e poi, scontato un esilio, fondò l'Ospedale della Misericordia; o un tal Giovanni Cini, pisano, di mestiere sicario, che infine si pentì e anch'egli fondò una Casa della Misericordia per accogliere pellegrini e viaggiatori poveri. Non si dimentichi, infine, che anche i nostri attuali e numerosi pentiti di mafia hanno a disposizione un santo da invocare. Non tanto perché deliquente o assassino, ma perché autentito picciotto siciliano. Si chiama Leoluca, monaco attorno all'anno Mille, nato a Corleone, patria della onorata società. Domenico Del Rio Masaccio, Pala del '400: Madonna in trono con Bambino e Santi
Luoghi citati: Capestrano, Corleone, Inghilterra
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