IL CONSIGLIO

IL CONSIGLIO IL CONSIGLIO di Graziana Canova Tura QUALE studiosa di cultura giapponese da almeno trent'anni, desidero esprimere il mio disappunto per aver visto anche su Tuttolibri del 30.5.'96 apparire la parola Shotzu ad indicare la disciplina giapponese dello Shiatsu (shi=dito, atsu=pressione). Purtroppo quasi tutti in Italia pronunciano questo vocabolo in modo errato, non so perché in quanto non è certo difficile: si dice sciatsu - come sciare - e non shatsu che in giapponese vuol dire camicia! Ora che lo Shiatsu comincia a diffondersi e ad essere conosciuto, oltre che apprezzato per la sua capacità di fare star meglio l'organismo riequilibrandone le energie, mi pare il caso di pronunciare come si deve la parola che lo designa. ni da cowboy). Infine c'è Chantal, dai capelli color champagne, la più sexy di tutte che frequenta solo gay e a cui piace fantasticare in maniera per nulla innocente su uomini famosi (da Eddie Murphy a Richard Gere). Le quattro allegre vamp sono le protagoniste del romanzo dell'esordiente australiana Linda Jaivin Mangiami (tradotto in molti Paesi, che da noi sarà pubblicato da Guanda), che inaugura un nuovo genere romanzesco: l'erotico-comico. Le goduriose signorine sono single incallite, e si riuniscono spesso intorno a pranzi e cenette sfornate insieme a succosi racconti: non sempre sono storie vere, possono essere sogni a occhi aperti, ma intanto offrono materiali che Philippa trascrive zelantemente. Consumano spaghetti al nero di seppia e frullano in un moderno «Decameron» storie di suore galvanizzate da incontri peccaminosi, di meccanici fustacchioni che ti stendono sul cofano e poi ti lasciano tutta unta di macchie di grasso e di olio, di giovanotti muscolosi che sono il contrario di intellettuali intelligenti ma un po' troppo politically correct e delicati. Queste ragazze il sesso lo cucinano in tutte le salse: prediligono le metafore culinarie («le aveva cavato di dosso gli indumenti come le foglie di un carciofo al vapore», «si soffermava sul li¬ scio caramello mediterraneo del ventre», «i suoi capelli bruni cadono come cioccolata calda») e per insaporire le loro abbuffate erotiche utilizzano persino vari generi commestibili, dal latte alle fragole, dalle banane ai cetrioli. Ogni tanto il dubbio che tutta questa sessuomania sia esagerata si insinua nelle loro menti: «Sesso, sesso, sesso. Non credete che ne parliamo troppo?». Ma la risposta che le protagoniste del romanzo della Jaivin si danno è rassicurante: «Il sesso è l'eterno mistero. E' la nostra esperienza più intima...». E quindi si fa bene a cercare di approfondirlo il più possibile. Ma alle donne piace veramen- GENNARO COSTANZO ... era il mio capo ma anche . il mio servo; ho avuto da lui Maw carezze mai avute. Mi senti- RIPOSTES EDITORE Un romanzo di idee che scorre come una poesla. 190 Pag. £. 13.000 Dacia Maraini: «Alle donne piace raccontare le proprie esperienze erotiche» te tanto parlare dello loro esperienze così private? E come mai, oggi, il romanzo erotico è un genere letterario sempre più di frequente a firma femminile? «Alle donne piace raccontare le proprie esperienze erotiche - osserva Dacia Maraini che, anni fa, aveva pubblicato una raccolta di poesie il cui titolo era, per curiosa coincidenza, Mangiami pure e alludeva ironicamente a una donna che protestava contro una fagocitante libidine maschile -. Ma indubbiamente preferiscono parlare dei propri sentimenti. Comunque trasgredire da norme ancestrali che vietavano alle donne di discutere di sesso è molto liberatorio. Purtroppo nel romanzo erotico femminile c'è ancora una forte componente masochista. Probabilmente è dovuta all'eredità della tradizione patriarcale, così violenta contro le donne. Basta un esempio: persino la notte di nozze veniva concepita come uno stupro. Il sesso nella nostra società è molto presente. Fin troppo. Non tan¬ to nella vita privata, quanto nell'immaginario, nella rappresentazione simbolica alimentata dai mass media, dalla pubblicità. Mi sembra qualcosa di molto riduttivo, una povertà della fantasia». Ma il racconto delle avventure sessuali può anche essere molto noioso, aggiunge Gina Lagorio. Che ben venga, dunque, un romanzo erotico che sprizza comicità da tutti i pori. «Amo, per esempio, i Diari di Anais Nin, ma non apprezzo per niente i suoi racconti erotici. Se le donne hanno conquistato come genere letterario il romanzo erotico, non mi pare una grande conquista. Vuol dire entrare a far parte di un grande gregge. L'eros è qualcosa di delicato, che va trattato con molta abilità di scrittura». Per Alberto Bevilacqua l'accoppiata sesso e comicità non funziona né in letteratura e tantomeno nella vita: «L'eros si coniuga bene con la gioia. Anche le raffigurazioni dell'eros mitico mettevano insieme adulto e bambino per rappresentare una sessualità gioiosa, che mantiene tutto il suo potenziale di intensità e carnalità. Nel Decamerone c'è la beffa, c'è la battuta salace, ma fanno parte della sua carica trasgressiva. Il comico, la risata annullano la tensione sessuale, eliminano il mistero e il desiderio». Mirella Serri Cerami: «Lei dice che l'Uomo va visto nella sua intierezza, dalle basette all'alluce, in lutto il suo umanesimo, come la donna, se si potesse dire, nel suo donnesimo?» messa» di Charles Aznavour. Ma in realtà tutto viene dal celeberrimo «Milàn l'è un gran Milàn» di Pirandello, il quale, se volessimo essere fiscali si riferiva dichiaratamente alla famosa frase di... CERAMI Va bene, va bene. Lei ha dichiarato (pag. 61): «Sono arrivato da poco e mi sembra di essere a Cuneo». Cosa intendeva dire, che l'Italia è una e trina? BENIGNI E' chiaro. Infatti Totò ha fatto tre anni di militare a Cuneo. E' un omaggio al principe De Curtis e a Giovanni Verga. Verga, in effetti, nella sua opera non nomina mai Cuneo. Sembra volerla dimenticare, cancellare, rimuovere. Perché? E' straziante questo rapporto inesploso del grande scrittore con quella città. Mai una riga, mai un riferimento diretto o indiretto. E' veramente un mistero. Come se tutta la sua opera volesse urlare, ma senza riuscirci: «Cuneo!». CERAMI Lei ha coraggiosamente recitato: «Evviva i cessi, sian benedetti/evviva i bagni, le toilettes e i gabinetti». Ho interpretato i suoi versi, mi scusi un certo dandysmo, come un grido di dolore. Queste rime, a ben scavarle, sembrano voler coprire un buio, una specie di buco, di baratro alle pendici del quale il poeta è preso intrattenibilmente da un attacco di amor vacui. BENIGNI A lei non si può proprio nascondere niente. E' vero, tutto ciò si riferisce al buco di 450 miliardi nei conti Inpdai. Il problema mi ha accompagnato fin dall'infanzia. Quante volte, all'età di quattro anni, m vedevo i miei ge¬ nitori farsi torvi in faccia, intristirsi improvvisamente senza che io riuscissi a • " capire il perché. Finché un giorno, nel '72, glielo dissi: «Che c'è, che avete? Perché siete così tristi?». Mia madre guardò mio padre, poi mi disse: «Figlio mio, l'Inpdai ha un buco di 450 miliardi da tappare». Caracollai. C'era veramente poco da stare allegri. Azzardai: «Per questo eravate tristi fin da quando avevo quattro anni!» Tacquero tutti e due guardandosi la punta delle scarpe. Da allora anch'io ho detto addio alla mia allegria. Sì, rido, ma... Con E l'alluce fu, postfazione di Cesare Garboli, appena uscito nelle Edizioni tascabili Einaudi «Stile libero» (lire 12.000), ho finalmente colmato quel dolore. CERAMI Non volevo immalinconirla. BENIGNI Non è colpa sua, è la vita. «C'est la vie», come diceva Trilussa. Che a sua volta stava citando Rosa Luxemburg con quella celebre massima che aveva rubato a... CERAMI Va bene, grazie, grazie. Me lo lasci dire Benigni, lei è proprio un pozzo di scienza. Sa proprio tutto. Ha qualche altro libro in serbo? BENIGNI Non ho mai scritto niente in quella lingua, purtroppo. CERAMI Intendevo dire se ha qualche altro libro in cantiere. BENIGNI No, io i libri li tengo a casa. CERAMI Mi perdoni se insisto. Volevo dire se ha qualcosa che bolle in pentola per Einaudi. BENIGNI Perché, viene a mangiare qui? CERAMI Va bene, basta così. Per chiudere voglio farle una domanda delicata. Nel libro lei sviscera problemi fondamentali come la religione, la natura, la politica, l'umanità. C'è un immenso sforzo fisico e psichico in questa opera. Tutti parlano di lei, le fanno i complimenti. E' richiesto nei salotti letterari, invitato, ammirato, imitato, conteso dalle donne. Ma mi dica, tutto questo, a che prezzo? BENIGNI Dodicimila lire.

Luoghi citati: Cerami, Cuneo, Italia