Verona: la prima volta di Cagni con lo straniero di Bruno Bernardi

Il nuovo tecnico, dopo anni di autarchia al Piacenza, affronta la A col brasiliano Reinaldo a guidare l'attacco Il nuovo tecnico, dopo anni di autarchia al Piacenza, affronta la A col brasiliano Reinaldo a guidare l'attacco Verona: la prima volta di Cagni con lo straniero «Se gli daremo una spalla, voleremo» ALTRE QUATTRO SONO AL LAVORO VERONA OPO sei stagioni di calcio autarchico con il Piacenza, con tre promozioni e una retrocessione, anche Gigi Cagni ha il suo primo straniero, il brasiliano di colore Reinaldo che il Verona, tornato in A dopo quattro lunghi anni di attesa, ha ottenuto in prestito dal Parma, via Palmeiras, e con alle spalle la sfortunata parentesi nell'Anderlecht e l'operazione di pubalgia. A Reinaldo potrebbe aggiungersi un'altra punta dal mercato estero, Nouina, francese di origine africana del Paris Saint-Germain, come vorrebbe Cagni per completare l'organico. Ha dovuto cambiare squadra questo tecnico bresciano, un ruspante che ricorda un po' Bagnoli, l'uomo che ha legato il suo nome allo storico scudetto del Verona, per uscire dai confini di casa nostra. Ma non per questo si spaventa per aver ereditato la panchina del mago della Bovisa. Né è preoccupato di gestire Reinaldo in una città che un paio di mesi fa era salita alla ribalta per una manifestazione di razzismo nei confronti dell'olandese nero Ferrier, che ora è passato alla Salernitana. Ieri nessuno ha offeso Reinaldo. Solo applausi e autografi. L'intolleranza? Per il momento non esiste, il suo procuratore evita di toccare l'argomento e lui, alla domanda se la teme, scrolla il capo. Cagni non conosce Reinaldo, se non in videocassetta. Ieri lo ha incontrato al raduno della squadra e da oggi, nel ritiro di Pinzolo, ne valuterà la caratura. Vent'anni, alto m 1,75, fisico asciutto e dinoccolato, Reinaldo non è certo uno sfondatore. Falcao ne parla come di un opportunista alla Paolo Rossi. Reinaldo dice di non essere venuto in Italia per inventare il calcio: «Sono un centravanti alla brasiliana e credo di avere le doti per far bene e segnare dei gol». Cagni ne prende atto: «Reinaldo non conosce ancora l'italiano ma, sul campo, ha un linguaggio internazionale. Caso mai i problemi U avrà fuori. Se mi prendono anche un'altra punta, capace di andare al tiro, appoggiare il centrocampo e arretrare, vorrà dire che tutti i miei programmi saranno stati realizzati. Il Verona ha soddisfatto ogni desiderio. Ho voluto elementi con certe caratteristiche tecniche e umane, in grado di sacrificarsi e soffrire per mantenere gli equilibri tattici». Nel suo Verona non ci sono stelle ma un misto di gente esperta (come l'ex granata Bacci, l'ex juventino ed ex piacentino Corini, l'ex mterista Antonio Paganini e di giovani motivati. Al «Bentegodi», guardando i suoi giocatori osannati da 500 tifosi, Cagni ha osservato: «Adesso sorridono, ma verrà il momento in cui dovranno sudare». C'è chi lo giudica un sergente di ferro, lui preferisce definirsi sincero, coerente e corretto. E' un estimatore di Bagnoli: «Ha fatto la storia, come Mazzone e Radice, e se ne parla troppo poco mentre sono sempre in auge gli allenatori che hanno trasforma¬ to il calcio in una scienza, cosa che non è». La sua filosofia è quella del risultato ottenuto con la fatica del gruppo. Nel Piacenza ha evitato la retrocessione mentre squadre come Torino e Bari, meglio attrezzate, hanno falUto: «In fondo alla classifica, in un campionato che sembra non finire mai, la lotta riguarderà mezza dozzina di formazioni e si risolverà allo sprint». A Verona sono lontani i tempi d'oro. Una campagna acquisti senza sprechi, con un attivo di due miliardi, orchestrata da Nardino Previdi vicepresidente gialloblù e uomo ombra (autorizzato) del presidente del Venezia Zamparmi. Appena tremilacento gli abbonati nonostante i prezzi più bassi di tutta la serie A. La speranza è di arrivare a 10 mila. Nessuno chiede a Cagni un altro scudetto. Il presidente Alberto Mazzi ha visto cadere nel vuoto il suo appello agli industriali veronesi di collaborare per mi grande Verona: «Ormai il calcio è in mano alle multinazionali, a Berlusconi, Agnelli, Cecchi Gori, Tanzi e Sensi». Ora Mazzi parla di salvezza. E basta. Bruno Bernardi Sopra, Cagni un tecnico che ha 46 anni, che ha allenato il Piacenza per 6 stagioni e ricorda come metodi di lavoro Osvaldo Bagnoli; a fianco l'attaccante brasiliano Reinaldo che il Verona ha ottenuto in prestito dal Parma

Luoghi citati: Bari, Italia, Pinzolo, Torino, Verona