Addio all'imprenditore della moda di Valeria Sacchi

Addio all'imprenditore della moda Ucciso da un tumore, aveva 54 anni: era stato a capo dell'azienda fino al '94 Addio all'imprenditore della moda E' morto Rivetti, ex presidente del Gruppo Gft MILANO. E' morto sabato, nella sua villa di San Marco, stroncato da un cancro ai polmoni per il quale era già stato operato im anno fa. Marco Rivetti, classe 1942, già presidente e amministratore delegato del Gruppo Finanziario Tessile, presidente della Fondazione del Castello di Rivoli, verrà sepolto domam, dopo i funerali che alle nove si terranno alla chiesa di San Marco. Esce così, in punta di piedi, l'erede di una delle grandi famiglie biellesi, i Rivetti, padroni di un impero tessile che Marco aveva guidato per molti anni a fianco dello zio e del padre, e poi da solo fino al '94. Quando, dopo una lunga crisi finanziaria, il Gft aveva trovato una soluzione ai suoi problemi con il passaggio del controllo nelle mani di Gemina. La dinastia, fondata dal nonno di Marco, Oreste Rivetti, aveva trovato nei tre figli, gli zii Pier Giorgio e Silvio e il padre Franco dei successori validi. Il gruppo era cresciuto e aveva spostato parte della sua attiI vita a Torino dove, soprattutto sotto l'impulso dello zio Pier Giorgio, aveva puntato sulla conlezione. Di Pier Giorgio, zio senza figli, Marco era diventato presto il pupillo. Studente puntiglioso, dopo la laurea in Economia e Commercio e altri studi di Sociologia era entrato nell'azienda di cui il padre Franco era presidente. Una scuola rigida, piemontese, accanto allo zio geniale e al padre, manager di saldo intuito. Una scuola fondata su saldi rapporti familiari, su una proverbiale riservatezza. Tutte qualità che andavano bene al ragazzo, appassionato di musica e collezionista di arte contemporanea. Quando nel 1983 lo zio Silvio morì, un consulto di famiglia (i cugini Carlo e Cristina, la sorella Giovanna, il padre) decretò che Marco ne sarebbe stato l'erede alla guida dell'azienda. E così fu per oltre dieci anni. Furono gli anni d'oro dello sviluppo. Nel 1986 Marco guidava un gruppo con 14 stabilimenti, due dei quali in Messico, 7500 dipen¬ denti, un giro d'affari di 440 miliardi e un utile, che sfiorava i 18 miliardi. Accanto alla crescita interna, un grosso impulso era stato dato all'espansione estera soprattutto negli Usa. In quegli anni la grande intuizione era stata di produrre il prèt-à-porter per le grandi «griffe» come Armani, Valentino, Feraud, Ungaro, da esportare in tutto il mondo. Nell'ottobre del 1986 muore il padre Franco e Marco accarezza mi altro traguardo: portare il gruppo in Borsa. Nel 1987 il Gft ha contratti con i 14 primi stilisti italiani. Sono approdati in via Emilia anche Missoni, Krizia, Ferrè, Loro Piana e Genny, ma qualche nuvola arriva ad oscurare il settore tessile-abbigliamento. Per essere più flessibile, il gruppo si riorganizza in aree di business, disloca produzioni. Nel 1990 il giro d'affari marcia verso i 1500 miliardi di cui il 54% prodotto all'estero. Ma arriva la crisi e un nuovo ainministratore, Vittorio Levi. Nel 1991 il bilancio segna un rosso che supera i 20 miliardi. La crisi si allarga, i debiti crescono, le royalties pagate agli stilisti restano alte anche se le griffe entrano in crisi. Il gruppo non possiede marchi propri e la strategia della vittoria diventa perdente. Agli inizi del 1993 Marco Rivetti vuole un partner e spera in Miraglio, ma Miraglio rinuncia. I debiti sfiorano i 600 miliardi e Mediobanca cerca un acquirente. Tratta con il messicano Covorrubias, con la Citibank, poi sceglie nel '94 la soluzione Gemina. La famiglia Rivetti esce di scena. Valeria Sacchi Marco Rivetti

Luoghi citati: Messico, Rivoli, Torino, Usa