«Basta profanare la natura»

«Basta profanare la natura» «Basta profanare la natura» // Papa: l'umanità deve avere più rispetto APPELLO DAL NOSTRO INVIATO LORENZAGO DI CADORE Smettetela di distruggere la natura: da Lorenzago di Cadore, Giovanni Paolo II lancia un appello accorato in difesa dell'ambiente. La candida veste talare faceva risaltare il colorito abbronzato del Pontefice, che dopo qualche giorno di passeggiate sombra in forma migliore delle ultime settimane a Roma. «La gioiosa sensazione suscitata dal meraviglioso panorama che ci sta davanti • ha detto ieri all'Angelus - fa pensare al primo sguardo di Dio sulla creazione, ed al suo compiacimento di fronte all'opera delle sue mani». E' l'amore di Dio - ha aggiunto il Papa - che «spalanca davanti a noi il libro della natura», invitandoci a leggervi i segni della «sua presenza e della sua tenerezza». E' fra questi monti, «lontani dalla vita quotidiana, non di rado frenetica e talora purtroppo alienante», che è possibile riscoprire cnella bellezza del creato la gran¬ dezza di Dio». Ma non solo: «dinanzi alla maestà dei monti, siamo spinti ad instaurare un rapporto più rispettoso con la natura». Le passeggiate dei giorni scorsi, e la sua meraviglia di fronte alle Dolomiti cadorine, gli hanno suggerito riflessioni di carattere ecologico. «Resi più coscienti del valore del cosmo, siamo stimolali a meditare sulla gravità delle tante profanazioni dell'ambiente perpetrate spesso con inammissibile leggerezza». E ha aggiunto un'ultima notazione: «L'uomo contemporaneo, quando si lascia affascinare dai falsi miti, perde di vista le ricchezze e le speranze di vita racchiuse nel creato, mirabile dono della Provvidenza divina per l'intera umanità». Quello di ieri era uno dei due «appuntamenti» pubblici previsti per Giovanni Paolo II in queste sue vacanze di montagna, più lunghe di qualche giorno dell'usuale. Vacanze, ma fino a un certo punto, ha voluto precisare il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls. «E' impossibile per il Papa staccarsi mentalmente da tutta una serie di temi. Per esempio, il giorno successivo all'arrivo, ha lavorato tutta la mattina». Camminando per i monti il Papa parlava dei viaggi passati e soprattutto quello in Germania. E su per i sentieri ha incontrato due tedeschi, padre e figlio, di Jena, nell'ex Ddr. Un dialogo a quattro: il Papa, il suo amico e successore alla cattedra di etica e filosofia di Lublino, Tadeusz Styczen, Navarro, e l'ignoto turista, che non chiamava il Papa Papa, o Santo Padre, ma Giovanni Paolo li, «tout court». Si è tolto il cappello, e Papa Wojtyla ha fatto altrettanto. Poi il turista ha detto: «La ringrazio per tutto quello che ha latto in questo Pontificato, noi che abbiamo vissuto nella Repubblica democratica tedesca sappiamo nei particolari di che cosa ringraziarla». Wojtyla si è schermito, ha spostato il discorso sul paesaggio, poi tutti si sono di nuovo tolti i cappelli e sono ripartiti. Il Papa, secondo Navarro, cammina con scioltezza: «Molto più sciolto che a Roma, si muove più sicuro. A Roma passa molte ore sedu¬ to. Si aiuta con una canna di bambù, non il bastone che usa di solito». Inevitabile il tema dei viaggi. A settembre sarà in Ungheria, a Pannonhalma, dove forse si vedrà, in un incontro storico, con il Patriarca di Mosca, Alessio II. «E' una delle possibilità che si stanno valutando». Per l'anno prossimo sono già in programma Polonia, Francia e Brasile. E Sarajevo? «E' una delle cose che ha nel cuore. Due anni fa non gli fu possibile andare. Adesso le circostanze sono cambiate. Non c'è certamente un programma di viaggio già definito, ma è un desiderio non esaudito del Papa». E a proposito di desideri irrealizzabili, c'è quello di passare un periodo di vacanza sui Monti Tatra. «La mia impressione - dice Navarro - è che questa sia una cosa impossibile, e che il Papa ha accettato come tale. Qui in Italia può farlo, di andare in vacanza, ma in un altro Paese probabilmente non può». Marco Tosarti Il Papa in vacanza