Chirac: fermerò i super-giudici di Enrico Benedetto

Duro attacco alla magistratura nel discorso per la ricorrenza del 14 luglio Duro attacco alla magistratura nel discorso per la ricorrenza del 14 luglio Chirac: fermerò i super-giudici «Il segreto istruttorio viene sempre violato» LA MANI PULITE FRANCESE PARIGI DAL NÒSTRO CORRISPONDENTE «Sono i magistrati stessi a l'arsi beffe della legge». «Il segreto istruttorio è sistematicamente violato». «Ciii scambia l'incriminazione per una condanna, assimilandola alla colpevolezza, non conosce il diritto». «Il "governo dei giudici' non mi fa paura: saprò vegliare e battermi contro qualsiasi abuso». Per difesa, Jacques Chirac ha scelto l'attacco. L'aspettavano al varco da tempo, i francesi. E quale occasione migliore del 14 luglio (tra cerimonie marziali, fanfare, e un ospite prestigioso come Mandela in tribuna) per sgombrare il campo dagli equivoci additando nei giudici - e non nella classe politica - i veri imputati? Scenario, il rituale garden party che raccoglie all'Eliseo il gotha transalpino per celebrare la presa della Bastiglia. Gli si conoscono due varianti significative: il messaggio presidenziale teletrasmesso, ovvero una «conversazione» propiziata da intervistatori vedette. L'anno scorso, l'esordiente Chirac optò per l'autarchia. Ieri, consapevole di non poter eludere le domande del Paese, ha accettato il dialogo. Un padiglione in tela bianca immerso nel verde, l'ora - le 13 - ideale per catturare a tavola gli spettatori, il sorriso grave, i «mi permetta» numerosi, e via. Con un presidente della Sncf le Fs transalpine - in cella, e che il giudice Eva Joly sembra restia a scarcerare mostrandosi non meno tignosa del suo collega Eric Alphen (specialista in fondi neri gollisti, con una predilezione per la Mairie parigina, dove Jean Tiberi amministra l'eredità Chirac), impopolari nomine «politiche» ai vertici della magistratura e la Gauche scalpitante, inevitabile almeno una domanda sugli affaires controversi. L'affronta, Chirac, giocando la carta del garantismo. Assicura che la giustizia farà il suo corso. Per tutti. Ma ne ammonisce, senza citarli, gli alfieri più ricchi di iniziativa. Nessun dubbio che Alphen fosse nel mirino. La spettacolare perquisizione a casa Tiberi, nei giorni scorsi, ha inquietato non poco Alain Juppé (vicesindaco ancora nella primavera '95) e lo stesso entourage presidenziale. E vederne pubblicati 24 ore più tardi i dettagli dalla stampa - con accenni ai diari in cui madame Tiberi chiamerebbe in causa Presidente e priir.ft^ministro - indigna l'Eliseo quanto Matignon. Dopo il capo dei gove:-:~.3, ecco dunque scendere in campo lo stesso Chirac. Difendere la «presunzione d'innocenza» rientra nelle sue prerogative istituzionali quale garante supremo. Ma, nella fattispecie, soccorre il «caro amico» - l'ha ribadito venerdì - Jean Tiberi. E affermando «non ci si può far beffe della legge», lascia intendere che ormai il potere politico non transigerà. Le violazioni del segreto istruttorio saranno perseguite. AJla spregiudicatezza dei giudici il siste- ma risponde invocando la legge. Nega, tuttavia, l'esistenza di influenze o peggio collusioni tra governo e magistratura. «Il rapporto è sano» rivendica Chirac. Ed esclude vi sia maretta nel Csm attribuendo a «polemisti in mala fede» la campagna contro le nuove attribuzioni. Infine, l'auspicio di «una giustizia più serena». Accanirsi è peccato. Ben lo sa il procuratore capo di Parigi, distintosi negli ultimi mesi per insabbiare l'insabbia- bile con bonomia. Perché malgrado le analogie con Mani pulite abbondino, ai Di Pietro francesi va riconosciuto un formidabile handicap: il non configurarsi in pool. E il dover riferire le loro indagini a superiori non troppo solidali. O addirittura ostili. Come se Gherardo Colombo avesse alle spalle, anziché Borrelli, uno Squillante. Jacques Chirac non dimentica tuttavia di rassicurare il popolo televisivo. Promette che non vi saranno interferenze. Trova, anzi, che in ogni scandalo pubblico si nasconda una piccola virtù. La sua esistenza testimonierebbe in maniera inequivocabile che «abbiamo cambiato epoca». Sarebbe la sinistra, insomma, la regina degli insabbiamenti. Ma se moltiplicherà i «non luogo» con lo zelo attuale, il centro-destra può scippare la corona. Enrico Benedetto Il presidente francese Chirac saluta la folla dalla jeep aperta durante la sfilata del 14 luglio lungo gli Champs Elysées per celebrare la presa della Bastiglia

Luoghi citati: Parigi