Barelli: non toccate le scorte
Il procuratore scrive al prefetto. Il ministro: i tagli riguardano vip e politici Il procuratore scrive al prefetto. Il ministro: i tagli riguardano vip e politici Barelli: non toccate le scorte E Napolitano tranquillizza i magistrati MILANO. Borrelli chiama, Napolitano risponde. «Lasciate le scorte così come sono», scrive il procuratore in una lettera al prefetto di Milano Roberto Sorge. «Le notizie sono premature - replica da Roma il ministro dell'Interno -. Il nostro esame non è ancora concluso, ma non c'è alcun dubbio che sarà assicurata la protezione necessaria ai magistrati più esposti. Noi siamo molto attenti ai magistrati, alla loro tutela, alla loro protezione. Invece invece non c'è dubbio che ci sia stata un'estensione di misure a favore di personalità politiche e di altra natura, che, secondo noi, non si trovano in situazioni di rischio tali da richiedere questa protezione». Il ridimensionamento dei servizi sarebbe dovuto scattare domani, ma né lo stesso Borrelli né altri pm hanno ricevuto comunicazioni ufficiali. «Credo che le decisioni - ha detto il procuratore - siano state sospese, ma penso che la questione sia stata esaminata con fretta. E' vero che alla riunione dell'organismo era presente un magistrato della procura generale, Gianfranco Monterà, ma non ce ne era uno della Procura della Repubblica. In più occasioni siamo stati invitati, come fece l'ex prefetto Rossano per le vicende del Leoncavallo degli scorsi anni, ma questa volta no. La procura generale - ha aggiunto - forse non aveva adeguatamente approfondito la situazione e nessuno si è preoccupato del parere della procura della Repubblica. Io farei volentieri a meno della scorta, tanto che ho chiesto agli agenti di non seguirmi almeno nel palazzo di giustizia. Però ci sono colleghi giovani, molto impegnati in inchieste importanti, che devono essere tutelati, e al massimo». Per il procuratore è necessario difendere sia i pm della direzione antimafia, «che sono espostissimi», sia i pm «che con le loro inchieste, come quelle del pool Mani pulite, toccano o hanno toccato i cosiddetti poteri forti. Non voglio dire - ha proseguito che gli inquisiti per reati economici ordiscano attentati, ma ci possono essere schegge della malavita che, per acquisire meriti presso potenti, potrebbero fare stupidaggini. In queste cose deve essere usato il buon senso. Vanno ridimensionate o tolte le scorte a quei magistrati che palesemente non ne hanno biso¬ gno e tutte le volte che esse assumono carattere di status- simbol e non hanno alcuna incidenza sui fatti, devono essere corrette se non soppresse». Borrelli ha anche proposto una diversa organizzazione delle scorte ai magistrati della procura. «E' necessario - ha spiegato - un uso intelligente del servizio. Si potrebbe istituire un ufficio nella procura che si occupi di coordinare gli equipaggi evitando che gli uomini di una scorta, dopo aver accompagnato un magistrato, restino loro malgrado tutto il giorno a ciondolare lungo i corridoi in attesa che il pm torni a casa. Una scorta - ha concluso Borrelli può essere utilizzata per più magistrati. Non si ridurrebbe l'effetto di tutela e si risparmierebbero uomini. Per questo è necessaria anche l'attenzione dei magistrati che non devono considerare la scorta o il conducente dell'auto di servizio come propri attendenti. Comunque - ha concluso - sono il primo ad apprezzare l'iniziativa del ministro Napolitano ma, ribadisco, bisogna razionalizzare e non ridurre con calcoli burocratici, valutando le siU_azioni una per una». [r. i.] Il procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli
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