L'uomo che sconfisse Hitler

iPÉÈl La storia delle Olimpiadi moderne: gli eroi fra le due guerre L'uomo che sconfìsse Hitler lesse Owens a Berlino vinse quattro ori ■w |A Grande Guerra bloccò i Giochi moderni per due edizioni. I Giochi antichi I i invece bloccavano le -J^J guerre. La meglio gioventù del mondo si ritrovò nel 1920 àd Anversa, c'era voglia di festa e di sport, fu subito una grande Olimpiade, segnata anche e specialmente da un italiano, uno schermitore livornese, Nedo Nadi, che già aveva vinto nel fioretto a Stoccolma 1912. Ad Anversa vinse quasi tutto il vincibile, sia nelle prove individuali che in quelle a squadre. Cinque ori, gli mancò soltanto quello della spada. Nella sciabola fu secondo suo fratello Aldo, destinato ad una grande remunerata carriera come maestro d'armi a Hollywood, per i film di cappa e spada. Mai più nessun italiano ha vinto tanto come Nedo Nadi in una sola Olimpiade. Un altro della scherma, Edoardo Mangiarotti, fra Berlino 1936 e Roma 1960, in cinque Olimpiadi ha messo insieme, nonostante la seconda pausa bellica, 6 ori, 5 argenti e 2 bronzi, nostro record, questo, di raccolta metallica complessiva. Anversa ebbe 29 nazioni, per 2669 concorrenti, di cui 78 donne. 1 Giochi durarono dal 23 aprile al 12 settembre, 159 gare per 25 sport, in gara per l'Italia 162 atleti, di cui una donna che non lasciò tracce. Per noi, oltre a Nadi, anche Ugo P'rigerio, man iatore vittorioso sui 3000 e 10.000 metri, giovanissimo iniziatore di una bella lunga linea azzurra nella specialità. II nuoto esaltò, come prima della guerra, il grande hawaiano Paoa Kahanamoku, che in pratica traspose in sede agonistica lo stile nuovo chiamato crawl, ideale per la velocità, e che sovrappose il suo personaggio a quello dello svedese Arne Borg, del quale si diceva che avesse un polmone solo. Nell'atletica cominciò a vincere un certo Paavo Nurmi, mezzofondista finlandese. Sarebbe andato avanti sino al 1928, raccogliendo qualcosa come 9 ori, in testa ex aequo nella classifica di tutti i tempi con la ginnasta sovietica Latynina e il nuotatore statunitense Spitz. Dopo Anversa, di nuovo Parigi, dal 29 luglio al 14 agosto 1924 (finalmente un'edizione olimpica bene compattata, di pochi giorni), 59 nazioni con 4383 concorrenti, di cui 468 donne. L'Italia gareggiò con 182 atleti, di cui 19 donne. In palio 136 medaglie d'oro, per 18 sport. Paavo Nurmi continuando a dominare il mezzofondo divenne semidio per il mondo, dio per la sua Finlandia. Nel nuoto apparve il grande Johnny Weissmuller, americano di orgine tedesca, primo terricolo capace di nuotare i 100 metri in meno di un minuto: dopo Amsterdam 1928 lo avrebbe rapito Hollywood, facendolo diventare il primo e più grande Tarzan dello schermo. Parigi ci diede 8 megaglie d'oro, specie dalla scherma, e ci umiliò nel calcio, dove ci fece fuori la piccola Svizzera. Furono i Giochi di Andrade, negro uruguaiano, il Pelé di quel tempo. Attenzione: in quell'anno un italiano sconosciuto o quasi in patria, Ottavio Bottecchia, vinse il Tour, e da noi si fece più festa per lui che per tutta l'Olimpiade azzurra. E attenzione ancora: in quel 1924 erano anche nati, a Chamonix, i Giochi invernali, pur se la dizione illustre di Giochi fu concessa a quella manifestazione soltanto qualche anno dopo (senza però l'aggettivo «olimpici», che è stato ufficializzato soltanto da una ventina d'anni). Amsterdam 1928, dal 17 maggio al 12 agosto, di nuovo troppi giorni, fu per 46 nazioni, con 3014 atleti di cui 290 donne. L'Italia mandò 165 concorrenti (18 donne). Gli sport furono 16, per 109 medaglie d'oro. Novità grossa del cerimoniale la fiaccola, accesa ad Olimpia e portata dai tedofori sin lì. Ancora Nurmi, ancora Weissmuller. Nello sprint declino americano, declino del grande Paddock, alla sua terza Olimpiade. Grande scherma francese, con Gaudin vittorioso sul nostro Gaudini, quasi un gioco di parole. Gli azzurri impegnatissimi a fare propaganda al regime fascista. Al di là dei risultati, il nostro personaggio più intenso, davvero più «olimpico» fu un soffiatore di vetro di Acqui, Luigi Facelli: ostacolista dei 400, arrivò sesto in finale, dove vinse l'inglese lord Burghley, marchese di Exeter e futuro presidente dell'atletica internazionale, e nacque fra il ricco e il povero una grande amicizia, che si tradusse in inviti a Facelli per allenarsi lassù e gareggiare dovunque. Ancora due Olimpiadi per arrivare... alla guerra. Los Angeles 1932 chiamò dal 30 luglio al 14 agosto 37 nazioni per 1408 concorrenti (127 le donne). Noi italiani, con 102 atleti, solo uomini, conquistammo ben 12 medaglie d'oro (e 12 d'argento, e 12 di bronzo: 36 in tutto, record complessivo eguagliato soltanto a Roma 1960, 13 e 10 e 13; mentre un'altra Los Angeles, quella del 1984, quella del boicottaggio di sovietici e amici, ci diede il primato di ori, 14, con 6 argenti e 12 bronzi). Fummo secondi soltanto agli Stati Uniti, 42 vittorie, vincemmo i 1500 con il grande pedone Luigi Beccali. Fummo bravi un po' dappertutto, fummo bravi anche nell'approfittare delle delizie californiane, con le stelline di Hollywood impegnatissime ad accettare appuntamenti dagli atleti. Fu una grande Olimpiade, con una grande protagonista, Mildred «Babe» Didrikson, statunitense del Texas, prima negli 80 ostacoli e nel giavellotto, con primati mondiali, poi campionessa anche di tennis, basket, tiro a segno, nuoto, softball e soprattutto golf, dove divenne la più grande d'America. Morì di tumore nel 1953, aveva appena passato i quarant'anni. Servì agli Stati Uniti come consolazione dei pochi loro guai di quell'Olimpiade, un po' guastata soltanto dall'avvento, in piscina, dei tritoni giapponesi. Quattro anni dopo furono i Giochi di Berlino, di Hitler; Dal primo al 16 agosto del 1936 gareggiarono, spesso sotto gli occhi del Ftihrer, 4066 atleti (368 donne) di 49 nazioni, in venti sport per 129 medaglie d'oro. Gli italiani erano in 182, 13 le donne. Tanto accadde in quei Giochi, ma è possibile e forse doveroso liofilizzarli per il mondo in un nome solo, quello di Jesse Owens, statunitense di colore, quattro ori nell'atletica: i 100, 200, il lungo e la staffetta, con Hitler che lasciò lo stadio pur di non stringergli la mano. Per noi due successi su tutti: quello nel calcio, con gli «studenti» azzurri guidati da Vittorio Pozzo, quello nell'atletica, sugli 80 ostacoli, con Ondina Valla, primo nostro oro femminile, in una gara che ci diede anche l'argento di Claudia Testoni. Weissmuller, l'uomo pesce fu poi Tarzan sullo schermo Parigi 1924, Bottecchia al Tour oscura i successi degli azzurri ASPETTANDO I GIOCHI DI ATLANTA 999 3 continua iPÉÈl A sinistra, Ondina Valla, prima negli 80 ostacoli Qui accanto, Nedo Nadi. Sotto, Jesse Owens