Don Chisciotte contro l'Aids; le contraddizioni degli adulti

Don Chisciotte contro l'Aids; le contraddizioni degli adulti lettere AL GIORNALE Don Chisciotte contro l'Aids; le contraddizioni degli adulti Un medico di fronte ai mulini a vento Quando Cervantes scrisse il Don Chisciotte non pensava che il suo personaggio potesse calzarmi cosi bone. Io medico del 2000 mi sento molto vicino a quel cavaliere un po' patetico ma senz'altro eroico. Come Don Chisciotte anch'io ho imparato a conoscere la disillusione e i «mulini a vento». Per un medico, che si occupa di persone sieropositive o con Aids conclamata, umanamente è già difficile confrontarsi con la malattia e con la morte, ma tutto ciò diviene inaccettabile quando c'è l'amara constatazione che anche le più piccole esigenze di questi ammalati non trovano soluzione. E sì perché anch'io, come Don Chisciotte, ho a che fare con i «mulini a vento», che tutto travolgono nel cieco girare. Il filo dell'incomprensione è unico e spesso si intreccia con situazioni paradossali. E' il caso di banali cure odontoiatriche. Credete sia facile farsi medicare una carie? Forse per gli «altri»; non per i sieropositivi che trovano medici pronti a dire loro «no» e inventare molte scuse. Che devono fare i sieropositivi per avere assistenza sanitaria? Dovrebbero forse nascondere la loro «malattia»? E ancora, come mai non ci si chiede in che modo questi ammalati, persone giovani, spesso senza lavoro e provenienti da famiglie disagiate, riescono a far fronte anche alle più piccole esigenze economiche quotidiane? Quante volte ho dovuto constatare che persone sieropositive erano ricoverate in ospedale solo per avere un pasto e un letto per dormire. L'aiuto pubblico: la pensione di invalidità. Alle mie domande le risposte sono disarmanti. «Io la pensione? No, dovrei dire tutto». E le varie associazioni di volontariato che ruolo svolgono? Aiutano realmente i sieropositivi? Come fanno a sapere chi vive questa condizione? Fa male dirlo, ma il più delle volte sono «inutili». Spesso in questi anni di fronte a una realtà così dura e implacabile ho messo in discussione me stesso come uomo e come medico per stanchezza e delusione sentendomi inutile e schiacciato dagli eventi. Ma se 10 sano, affermato, mi sento così, come potrà mai sentirsi questo silenzioso popolo di emarginati a cui nessuno tende la mano. Parlare non basta, fare offerte non può e non deve tacitare le coscienze, bisogna scendere in campo perché dall'altra parte della barricata non è detto che ci siano sempre e solo gli altri. Pompeo Donofrio, Napoli aiuto Clinica dermatologica Università Federico II Autonomia e irresponsabilità Lo scritto di Camon su Tuttolibrì del 4 luglio mi offre l'occasione per alcune considerazioni sulla contraddittorietà degli atteggiamenti degli adulti. Da un lato i «giovani» hanno tutti i diritti alla propria autonomia, disponibilità economica, auto, discoteca, vacanze autonome, esperienze sessuali sempre più precoci e numerose, per arrivare, in troppi casi, all'uso di droghe. Dall'altro lato la responsabilità della loro inadeguatezza, culturale e umana, continua a essere attribuita a famiglie, scuole, società. Simulacri ottocenteschi paralizzati dalla pluralità dei soggetti che determinano i comportamenti sui quali non è possibile controllo. L'argomento richiederebbe ben altro spazio. Dilatato fino alla deformazione il concetto di democrazia, dovrebbe almeno valere 11 principio «ognuno può fare ciò che vuole, a patto di rispondere di quel che fa». Laplace, Lagrange, Lavoisier, Leibniz, per citare solo alcuni nomi della lettera L, si laurearono intorno ai vent'anni e scrissero opere fondamentali prima dei trenta. Alcuni degli scienziati e filosofi erano «studenti lavoratori» e provenivano da famiglie poverissime. La gran maggioranza di loro studiò presso istituti ecclesiastici, compresi i filosofi illuministi. C'è chi ama lo studio e la lettura, chi ama lo sport, chi far sesso e andare in discoteca. Ma oggi tutti devono diventare dottori! Ha senso? Tutto non si può fare. Lo studio e la lettura sono attività individuali. La maggioranza dei giovani oggi vive perennemente in gruppo. I genitori di oggi sono usciti dal¬ l'ubriacatura ideologica e dal femminismo Anni 70 «l'utero è mio e lo gestisco io». Gestione piuttosto fallimentare a giudicare dall'affollamento di neonati nei cassonetti dei rifiuti. Come ci si può aspettare da simili genitori, ci sono ovviamente eccezioni, rigore? Se anche, in contraddizione con il proprio vissuto, tentassero la strada del rigore, verrebbero subito crocifissi da una moltitudine di «psicologhe sessuologia» per voler intervenire nella autonomia dei giovani o, addirittura! «interferire nella loro sessualità». In queste condizioni preoccuparsi della scuola è come coprire un cadavere perché non prenda freddo. Il futuro ci riserva ben altri dispiaceri che non l'ignoranza dei nostri figli. Lodovico Barberi, Mondovì Dal senso del limite all'ironia Riguardo la battuta finale del prof. Giorello nel commento all'uscita di libri che parlano della fine («se abbiamo bisogno di spirito, andiamo al pub») [La Stampa del 5 luglio), vorrei osservare: 1. L'ironia nasce dal prezioso dono di avere il senso del limite (di tutto). Diverso è il caso del sarcasmo, che spesso esce da un animo triste, 2. La ragione che esclude una qualche via umana che si basa su motivi seri, è epistemologicamente corretta? Paolo Giannoni, Camaldoli Auto, semplificare l'immatricolazione Ho sentito dire che prossimamente pagheremo magari ancor più di tasse balzelli ecc. però in modo più semplice, con meno movimenti insomma! Al ministro dei Trasporti (che è ingegnere) chiedo se è possibile ingegnarsi affinché per l'immatricolazione di un'auto basti pagare con un solo bollettino di conto corrente anziché tre come adesso, ovviamente complessivo della somma; poi le divisioni se le farà il suo ministero e non (a pagamento) il cittadino. Sono sicuro di chiedere troppo. A. Terzo, Genova I metalmeccanici Cisl e il contratto nazionale Sulla Stampa del 12 luglio trovo citata da Giovanni Trovati una mia affermazione («il valore dei salari non è una variabile dipendente dalla produzione») accompagnata da esclamazioni di stupore dello stesso articolista. Condivido lo stupore, essendo dovuto al travisamento di ciò che io nei giorni scorsi ho detto riferendomi alla trattativa in atto per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. L'oggetto di tale trattativa è la parte economica del contratto nazionale, ed è a questo che va riferita la mia affermazione. L'accordo del 23 luglio '93 ha infatti regolato e razionalizzato il sistema di contrattazione vigente nel nostro Paese disponendo due livelli contrattuali, con ruoli e cadenze ben definiti. Il primo - il livello nazionale, nel cui ambito stiamo negoziando - ha il compito di salvaguardare il valore reale delle retribuzioni rispetto all'inflazione e, pur tenendo conto di alcuni parametri indicati dallo stesso accordo di luglio, non eroga salario legato alla produttività. Il secondo - il livello aziendale distribuisce salario «flessibile» dipendente - questo sì - dagli incrementi di produttività, qualità o redditività nelle singole imprese. Ma non di questo si occupa il negoziato in corso. Se la mia affermazione viene ricondotta nel contesto appropriato, credo davvero che non debba né possa destare né fantasmi, né stupore. Gianni Italia, Roma segretario generale Fim-Cisl Le parole hanno un loro significato e non c'è stato alcun travisamento. Ora Gianni Italia ci spiega che cosa intendeva dire e ne prendiamo atto. [g. tr.J

Luoghi citati: Napoli, Roma