I sociologi? Inutili dinosauri

il caso. Severa autocritica sulla «Zeit»: spodestati da economisti, storici e antropologi il caso. Severa autocritica sulla «Zeit»: spodestati da economisti, storici e antropologi I sociologi? Inutili dinosauri Dahrendorf: «Ormai studiano unicamente se stessi» ABONN BBIAMO ancora bisognedei sociologi?». Il titolo della polemica apparsa sul I settimanale Die Zeit lascia intendere il tono di delusa autocritica con il quale noti sociologi tedeschi e stranieri descrivono lo stato attuale della loro disciplina. A partire da uno dei nomi più illustri nel settore, il tedesco-britannico Ralf Dahrendorf, professore a Oxford, che scrive: «La sociologia nelle università è ormai una materia appesantita dalla burocrazia e quindi una categoria irrilevante, occupata soprattutto a studiare se stessa». Dahrendorf ricorda gli inizi della disciplina che mirava a spiegare (e migliorare) la società. «Era emozionante definirsi sociologi, era anti-burocratico: molti negavano che esistesse una materia del genere e gli animi eccentrici ne venivano attratti». Siamo nella Germania degli Anni 20, poi nel dopoguerra. «A Colonia, Amburgo e Francoforte si trovavmio insieme giovani che non avevano studiato sociologia... così scrivevano sugli operai, sulla codeterminazione, sulla trasformazione della struttura dell'opinione pubblica, sui giovani disoccupati e anche (ma questo era l'inizio della noial sugli studenti e sulle università». Questo ruolo oggi non è più dei sociologi, dice Dahrendorf. Più che alla domanda «che cosa ne è della sociologia?», lui è interessato a rispondere a queste: «Chi ne prende oggi le veci? Da dove ci giunge oggi una disciplina che ci aiuta a capire meglio la società nella quale viviamo?». Anche se ci sono ancora sociologi che hanno questo obiettivo, «se mi guardo intorno vedo due, forse tre categorie di ricercatori presso i quali si incontrano contributi emozionanti: gli storici dell'economia, gli economisti politici e gli antropologi sociali». La conclusione è che «abbiamo bisogno di studiosi di scienze sociali in molti luoghi, abbiamo bisogno di persone che riflettano sulla "buona società". Se siano i sociologi a farlo è piuttosto irrilevante». 11 tema della «buona società» viene ripreso più volte dai sette autori. «Il progetto dello studio delle culture deve dare un giudizio di valore», scrive Gerhard Schulze dell'Università di Bamberg. La sociologia deve «prendere partito nei conflitti reali, scoprire problemi dimenticati, chiarire obiettivi troppo vaghi». La sociologia non può essere «priva di valori», aggiunge Dirk Kaesler, professore all'Università di Marburg. «Come dobbiamo vivere nella società? Cosa rende gli uomini esseri morali? Queste le domande che deve porsi». Renate Mayntz, direttrice del Max Planck Institut per gli studi sociali a Colonia, ricorda la «scienza morale», la teoria marxista della società in voga negli Anni 60 e 70 che voleva essere una «disciplina di orientamento con diritto di parola sulla "buona società"». Aggiunge il francese Pierre Bourdier: «La sociologia disturba, perché rivela le determinanti economiche e sociali nelle innumerevoli violazioni della libertà del singolo». Per Warnfried Dettling è lo stesso oggetto di studio della sociologia a venire meno. «La società studiata nel passato non esiste più, abbiamo a che fare solo con individui che non si muovono nelle vecchie fo/mazioni sociali». Lo contraddice Dirk Kaesler: «La presun-' ta individualizzazione della società segue schemi strettamente sociali». Anche per Hans-Peter Mueller, della Humboldt Universita.et di Berlino, non è ancora scomparso l'oggetto di studio dei sociologi: «Sebbene la società come Stato nazionale perda influenza, non è solo la società che viene studiata, ma la struttura sociale, le istituzioni, la cultura». Non per tutti la sociologia è in uno «stato desolato», come lo definisce Gerhard Schulze, per il quale una delle cause è la frammentazione della disciplina: «Come si fa a riconoscere un albero che è stato ridotto in stuzzicadenti?». Francesca Predazzi «La società studiata nel passato non esiste più. Abbiamo a che fare solo con individui» % Ma così ci salveremo» Acquaviva: dobbiamo evolverci e imparare da altre scienze Qui accanto, Karl Marx. A sinistra, Ralf Dahrendorf questa si interiorizza e di come entra nella formazione nuova, dunque scienza del percorso conoscitivo. Evoluzione non ancora finita: la psicoanalisi deve entrare in contatto con la neurofisiologia, non per usarne gli strumenti a livello clinico, bensì per tenere conto delle co h ff Qui accanto, Karl Marx. A sinistra, Ralf Dahrendorf

Luoghi citati: Amburgo, Berlino, Colonia, Francoforte, Germania, Oxford