I tenaci Sioux d'Australia

I tenaci Sioux d'Australia lina miniera che dovrebbe essere scavata sulle loro terre riapre la disputa tra bianchi colonizzatori e nativi I tenaci Sioux d'Australia Gli aborigeni restano una ferita aperta L'ELDORADO PERDUTO S CANBERRA CUSI, mister Murrandoo, le dispiacerebbe sedersi li nel centro? Sa, per mettere a fuoco telecamere e microfoni...». Mister Murrandoo Yanner si alza in tutta la sua potenza fisica di aborigeno forte e con il carisma del capo e risponde con un sibilo di disprezzo all'operatore tv: «Tu non devi dirmi dove sedermi, fratello. Noi ci sediamo dove, come e quando ci pare, è chiaro?». Il cameraman fa gesti nervosi come per chiedere scusa e si ritira. Quindi prende la parola Clarence Walden: è la mente pensante e l'ispiratore di Murrandoo, è il presidente del sindacato degli aborigeni e ha convocato una conferenza stampa a Brisbane per spiegare che lui e la sua gente non vogliono saperne della miniera e dei soldi del governo. Walden ha una testa da uomo di altri millenni, una voce profonda e autorevole, pelle nera. Dice: «Cari signori, voi ci parlate di una miniera da fare qui sulla nostra terra, e dei grandi vantaggi che ne dovremmo ricavare noi aborigeni che non sappiamo capire le esigenze della civiltà, della tecnologia e tutto il resto». Si ferma, i suoi compagni lo guardano con affetto. «Bene - riprende Clarence Walden -, sapete cosa mi ricorda tutto questo? I bei tempi in cui voi ci convertivate alla vostra vera e unica religione e ci portavate in chiesa a scudisciate. Dovete fare questo, dovete fare quello, tutte vicende che ho visto con i miei occhi, nerbate che ho preso personalmente sulla mia schiena. Immaginatevi quanto ci invogli la vostra prospettiva di civiltà e ricchezza. Quindi sia chiara una cosa: della vostra maledetta miniera non se ne parla nemmeno. Siamo pronti a combattere e a combatterla». Un giornalista si alza: «Scusi, Mister Walden, questo vuol dire che voi vi opporrete anche con la violenza? Farete uso anche delle armi?». Murrandoo alza le mani in un gesto grave e intimidatorio; «Stai zitto tu: sshhh... è inutile che cerchi di incastrarci, voi dei media siete qui soltanto per deformare le nostre parole. Siamo qui per dirvi quello che abbiamo deciso, punto e basta: e abbiamo deciso che la miniera non andrà avanti. Il governo finora ha cercato di dividerci, comprarci, farci balenare chissà quali ricchezze, ma noi la conosciamo questa musica. Il discorso è chiuso». Così l'Australia si trova nel bel mezzo di una sorta di guerra indiana, provocata da! tentativo di man- dare avanti i lavori della miniera di zinco di Century. Non è una faccenda da poco, periferica: è il titolo d'apertura dei giornali, è il dissotterramento dell'ascia di guerra. E la tensione sulla questione dei nativi esplode in Parlamento con toni molto accesi. Il ministro per gli Affari degli Aborigeni John Heiron si rivolge al senatore laborista Bob Collins che sta gridando e gli dice: «Si può sapere perché tanta aggressività e tante ingiurie?». E Collins: «Perché lei è un cretino». E il ministro: «Perche non si sfoga di notte con sua moglie?». Spiegazione: la moglie del senatore è un'aborigena e dunque la reazione del ministro esplode come una provocazione. Il ministro sosterrà eh aver voluto dire: «Un uomo cosi violento picchiere certamente la moglie», ma la frittata era fatta. La ferita della difficile convivenza fra nativi e bianchi colonizzatori è dunque ancora hi corso, un misto di vicenda sindacale e di guerra indiana e ciò dimostra, alle soglie del 2000, l'unicità assoluta dell'Australia, pianeta a parte, satellite della Terra da cui è diversa e separata, anche se è colonizzata dagli uomini del pianeta Terra. Certamente qui esiste una sensibilità per la questione degli aborigeni che nella maggior parte dei Paesi americani non è mai esistita e non esiste tuttora, con gli indios sterminati dagli elicotteri, e i disboscamenti dissennati. Qui i disboscamenti sono regolati da leggi severissime, persino gli incendi sono regolati e amministrati, perché gli osservatori ecologici hanno scoperto che il fuoco ha un effetto di grande salute sul sistema ambien- tale. Gli animali soltanto su questo pianeta possono permettersi di essere diversi da quelli del pianeta Terra, come se venissero da un altro universo. Non ci sono parole che rendano l'emozione che provocano non soltanto i canguri, ma i koala, gli ornitorinchi e le echidne che rappresentano l'antichità stessa dello sforzo compiuto dalla natura per prendere forma, per decidere se promuovere la riproduzione per uova o quella della generazione diretta. E' un pianeta abitato dai suoi antichi abitanti, visitato dai leggendari scorridori e scopritori che lo hanno conquistato e colonizzato, ma senza potergli (e neanche volergli, peraltro) scardinare l'anima e il corpo. Gli inglesi nel secolo scorso lo hanno riempito di galeotti e di confinati, così è nata e si è sviluppata accanto alla lingua inglese delle classi colte e dominanti, anche la lingua gergale dei poveri. Oggi questo pianeta Australia si trova a dover fare i conti anche con la lingua. L'inglese, certo. Ma quale inglese? Visto che il primo ministro Horward ha deciso che d'ora in poi potrà emigrare in Australia soltanto chi dimostrerà di conoscere bene il buon inglese, ecco che esplode sui giornali e in tv la grande domanda: che cosa diavolo è oggi il buon inglese? Chi lo conosce? Chi lo parla? L'idea di fare della lingua inglese un test e un filtro per qualificare chi è abilitato a vivere in Australia ha appassionato columnist, letterati, studenti e giornalisti che tutti insieme ora si divertono a scatenarsi contro il pessimo inglese usato dagli uomini di governo che pretendono dagli emigranti il buon inglese. E si scopre così che l'inglese ufficiale australiano del mondo politico, governativo, burocratico è una lingua assurda, gergale, zeppa di sigle. E così questo Paese che porta ancora le sue ferite aperte dalle «guerre indiane» dei suoi aborigeni, le sue riserve di coccodrilli e seipenti velenosi, i suoi sobborghi di mafiosi cinesi e cambogiani, scopre di colpo anche questo fatto un po' seccante: parla una lingua che va separandosi in modo minoritario dalle altre e che trova sponda fondamentalmente in Giappone, dove l'inglese con accento australiano e i suoi acronimi è ben noto e parlato, come una delle lingue della provincia dell'impero. Sta di fatto che l'Australia dimostra di avere una società ricca di difese dei diritti civili, molto mobile, molto evoluta. Sarà una curiosità, ma qui in Australia è stata inventata e praticata per la prima volta nel secolo scorso l'anestesia dal dentista. Non è un paradosso che anche l'eutanasia sia una forma estrema di anestesia della morte, e dunque - almeno nelle intenzioni - di difesa del cittadino di fronte alla sofferenza. Paolo Guzzanti 12 - continuai Un Paese mobile ed evoluto, che rimane però un pianeta a parte, tanto diverso e separato dal resto della Terra da scoprire persino di parlare un inglese capito solo in Giappone Un aborigeno si trucca prima di una cerimonia tradizionale A sinistra, l'integrazione razziale comincia sui banchi di scuola

Persone citate: Bob Collins, Clarence Walden, Murrandoo Yanner, Paolo Guzzanti