La Russia in cerca dell'Idea

lina miniera che dovrebbe essere scavata sulle loro terre riapre la disputa tra bianchi colonizzatori e nativi Il Cremlino vuole una nuova fede che sostituisca il comunismo La Russia in cerca dell'Idea Intellettuali e politici rispondono a Eltsin UN PAESE SMARRITO MOSCA NOSTRO SERVIZIO Cercasi un'ideologia per la nuova vecchia Russia. Rivolgersi al Cremlino, chiedere di Boris Eltsin. Dieci giorni dopo la sua rielezione, l'uomo che ha distrutto il comunismo e decretato la fine di ogni ideologia lancia l'appello per creare una nuova ragione di vita per il suo popolo. Non poteva scegliere momento peggiore per dare ai rassi una nuova idea nazionale, in una Mosca terrorizzata da bombe che esplodono regolari come una sveglia e scossa da uno scandalo sulla corruzione al Cremlino che per violenza delle denunce - ma non per le conseguenze - ricorda Mani pulite. Ma forse è stato proprio per questo che zar Boris ha commissionato ai suoi intellettuali di fiducia una «nuova ideologia nazionale» che dovranno produrre in un anno. Un tempo sufficiente, secondo Eltsin, per sfornare una nuova edizione dei dieci comandamenti o del codice dell'uomo del comunismo. 11 progetto trova già molti sostenitori entusiasti. L'accademico Nikita Moisseev - matematico e filosofo, autore dell'cdnverno nucleare», uno dei mostri sacri della scienza russa - sta già pensando a come organizzare il dibattito: «Nessun Paese può vivere senza un'ideologia, altrimenti precipita nel caos». Ma è un po' preoccupato per i tempi stretti imposti da Eltsin: «In un anno non ce la facciamo, le idee nazionali maturano nei secoli e non si commissionano su ordinazione». Altri propongono di attingere da un millennio di storia che va dalla «Mosca la terza Roma», formulata sotto Ivan il Terribile dal monaco Filofeo che voleva la capitale della Santa Russia come un'erede dei Cesari e eh Bisanzio, fino a «Il nostro fine è il comunismo», coniato da Krusciov che prometteva il paradiso descritto da Marx per il 1980. Senza dimenticare gli slavofili che profetizzano da 150 anni il molo messianico della Russia che porterà una cultura fondata sullo spirito all'Ovest marcio e consumista. Ma forse Eltsin si sentirebbe più attratto dall'antico motto dei Romanov, «Religione, Monarchia, Popolo», che sembra rivivere nel copione dell'investitura del nuovo presidente che si terrà il 9 agosto sotto le cupole dorate del Cremlino, a suon di campane e con la benedizione del patriarca di tutte le Russie. Un'idea che ispira anche Dmitrij Vassiliev, leader monarchico, antisemita e slavofilo di Pamiat che attende un nuovo zar che si manifesterà al popolo. Dubita però che Eltsin sia all'altezza: «E' circondato da atei convertiti». E' la prima volta che Eltsin formula con tanta precisione una richiesta che riaffiora con regolarità nella Russia postcomunista. Negli ultimi dieci anni il Paese ha sperimentato e buttato via come un vestito che andava stretto il socialismo dal volto umano di Gorbaciov e l'anticomunismo di Eltsin, la breve esaltazione del passato monarchico e l'emulazione dell'Occidente, tentativo affogato nel disastro delle riforme e in quel sentimenti che Iosif Brodskij chiamava «xenofobia uterina» della Russia enorme, continentale e contadina. Eltsin ha co¬ minciato a strizzare l'occhio ai nazionalcomunisti, tuonando paroloni sulla grande potenza, difendendo con ardore i fratelli slavi di Karadzic e minacciando rappresaglie contro l'allargamento della Nato. Ma la mancanza di un'ideologia non è un problema del solo Cremlino. Nella Russia impoverita, senza confini precisi, orfana di regole solide, ancora indecisa tra un passato di grande potenza e un presente da Terzo Mondo, la chiedono in molti. La rivoluzione democratica ha rinnegato il passato, ma le strutture che propinavano ideologia sono ri¬ maste in piedi, pompando aria a vuoto. La chiedono i commissari politici dell'ex Annata Rossa, ora chiamati «responsabili per l'educazione dei soldati», ma con la testa ancora imbottita di slogan. Senza un'idea si sentono spaesati milioni di uomini: dai professori di marxismo alle maestre d'asilo, dagli scrittori agli architetti che sfornavano monumenti secondo un canone pietrificato, e che ora si sbizzarriscono in progetti non meno mostruosi dove mescolano realismo socialista e Santa Rus. E anche la gente comune che chiede con rabbia di sapere «co¬ sa diavolo stiamo costruendo». «Ma perché dobbiamo per forza costruire qualcosa?», sbotta Nikolaj Shmeliov, economista e scrittore, uno dei motori della glasnost. «Abbiamo fatto ardite ricerche spirituali per secoli, sperimentato tutte le idee conosciute, senza mai pensare a vivere». Ma lui che è stato consigliere di Eltsin, cosa propone? «Di piantare gerani sul davanzale, costruire ospedali, pulire i bagni pubblici, di lasciare la gente libera di costruirsi la propria vita». AnnaZafesova Lo scrittore Shmeliov «Lasciamo perdere, vogliamo solo vivere in santa pace» Una sfilata militare sulla Piazza Rossa, il nazionalismo è l'unico sostituto della vecchia ideologia comunista