«Le sanzioni per Cuba stupidaggine Usa»

«Le sanzioni per Cuba stupidaggine Usa» «Le sanzioni per Cuba stupidaggine Usa» LA LEGGE SULL'EMBARGO SNEW YORK ONO destinate a scaldarsi molto, domani, le linee telefoniche fra Bruxelles e Washington. Mentre nella capitale belga i ministri degli Esteri dell'Unione Europea saranno impegnati a discutere quali «ritorsioni» adottare contro la legge Helms-Burton (quella che colpisce le società straniere che operano in «joint venture» con Cuba nella gestione di aziende americane nazionalizzate quasi 40 anni fa dal governo di Fidel Castro), nella capitale americana Bill Clinton sarà tormentato dal dubbio se sospendere o no quella legge per 6 mesi. Fra le ipotesi allo studio dei ministri europei, almeno due sono decisamente «forti». Una riguarda il divieto di ingresso in Europa per i dirigenti delle società americane coinvolte (cioè la stessa cosa contemplata dalla Helms-Burton per i dirigenti delle società europee). L'altra riguarda addirittura il congelamento di beni americani in Europa per utilizzarli come «compenso» per le multe che venissero eventualmente elevate contro società europee in America. Ma non è solo da Bruxelles che verranno i «messaggi» affinché la Helms-Burton venga sospesa. Col passare dei giorni, la discussione sul senso stesso di quella legge si è fatta più aspra e ieri perfino l'ex presidente Jimmy Carter ne ha parlato, usando termini che un po' dovunque sono circolati ma che nessuno aveva osato pronunciare: «Penso - ha detto Carter - che di tutte le cose fatte dal mio Paese questa sia la più stupida». Non gli è da meno il «New York Times», che ha pubblicato un editoriale estremamente ironico é violento. La legge, come si sa, è fatta di due parti. La prima prevede il divieto di ingresso negli Usa ai dirigenti (e ai loro familiari) delle società stranie- re che gestiscono le aziende un tempo appartenute a cittadini americani. Il primo provvedimento ha già colpito i dirigenti di una società canadese e da un momento all'altro dovrebbe colpire l'italiana Stet, la messicana Grupo Domos e alcune società francesi, spagnole e israeliane. Insomma, dice il «New York Times», «ce la prendiamo con il Ca¬ nada, con l'Europa, con l'America latina ed anche con i bambini». La seconda parte della legge è quella che consente agli espropriati, compresi i cittadini cubani nel frattempo diventati americani, di denunciare quelle stesse ditte per ottenere risarcimenti. «Questo servirà solo ad arricchire gli avvocati e a perdere amici», sentenzia il «NYT». Conia stessa logica, aggiunge, «il Canada potrebbe incoraggiare i suoi cittadini a intraprendere un'azione legale contro gli americani che posseggono le abbondanti proprietà confiscate durante D XIX secolo a quelli che stavano con l'Inghilterra, molti dei quali fuggirono in Canada». E, inoltre, «perché nel caso della Cina comunista l'Amministrazione sostiene che lo scambio commerciale può favorire il processo democratico e nel caso della Cuba comunista sostiene misure che colpiscono un intero popolo?». La verità, conclude il giornale, è che «questo è un anno elettorale e quella che vediamo è una gratuita concessione a coloro che in Florida sostengono la linea dura e ai loro amici di Washington come il senatore Jesse Helms e il deputato Dan Burton. Sarebbe molto saggio da parte del Presidente firmare la sospensione di sei mesi». Ma Clinton, a questo punto, si trova in trappola. Se avesse respinto la legge a suo tempo, come gli consigliavano gli uomini del Dipartimento di Stato, avrebbe potuto sostenere nei confronti dei «duri» della Florida l'argomento «cinese». Ma se ora si rimangia tutto sarà un «tradimento» destinato a costargli caro. [f. pan.] Alla vigilia della decisione critici Carter e il New York Times

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Dan Burton, Fidel Castro, Grupo, Helms, Jesse Helms, Jimmy Carter