I 7 giorni del Grande Tranello
17 giorni del Grande Tranello 17 giorni del Grande Tranello Come la polizia si è arresa agli orangisti UN DISASTRO ANNUNCIATO BELFAST OMENICA mattina: gli orangisti marciano sulla chiesa dell'Ascensione di Drumcree dal centro di Portadown, la cittadella lealista dell'Ulster centrale, dove tutto ciò che è connesso con la vittoria di Guglielmo d'Orange nella battaglia di Boyne è più grande, più luminoso e più forte che in qualunque altro posto dell'Irlanda del Nord. Harold Gracery, il «gran maestro» distrettuale degli orangisti di Portadown, ha convocato una conferenza stampa, in risposta alla decisione delle autorità di impedire il ritorno a casa dei marciatori passando per la Garvaghy Road, una strada a schiacciante supremazia cattolica. «Il capo della polizia ha fatto riferimento all'estrema difesa di Custer. Per me sarà la Alamo dell'Ulster», proclama. Una banda musicale guida gli orangisti alla chiesa sulla collina, da dove possono vedere mezzo miglio di filo spinato e i poliziotti e i soldati allineati con le loro Land Rover blindate, per bloccare la Drumcree Road, lungo la quale gli orangisti hanno marciato 189 anni sulla via del ritorno a Portadown. L'atteggiamento è rabbioso. Il reverendo John Pickering nel suo sermone parla di «questi giorni d'ansia» e invoca l'aiuto di Dio. Dopo la cerimonia i marciatori tornano a schierarsi sulla collina. La banda comincia a scendere. «Andategli dritto addosso! Travolgeteli!» incita la folla. «Bastardi, vi piace lavorare per un governo straniero?» (rivolti ai poliziotti, dando loro dei venduti agli irlandesi, ndr). «Vi insegnano il gaelico vero?». Ma i manifestanti si bloccano davanti allo schieramento della polizia. Arriva fra gli applausi il reverendo Ian Paisley. Chiede di parlare con il capo degli agenti, sir Hugh Annesley, non prima di averlo definito «uno spregevole miserabile peccatore». Fa sapere di aver avvertito il premier britannico Major che ogni tentativo di fermare con la forza la protesta «condurrà a una reazione su vasta scala». Lunedì. Un cattolico è stato trovato ucciso in un'auto presso le rive del Lough Neagh. L'assassinio ha tutte le caratteristiche delle azioni paramilitari lealiste. Il cadavere era a metà strada fra una località cattolica e una protestante, in una zona dove quasi tutta la terra buona è in mano ai protestanti, e tutti hanno stampata in testa una mappa dello status quo territoriale. A Drumcree i residenti cattolici della Garvaghy Road fraternizzano con le forze di sicurezza, distribuendo tè e biscotti. E' come nel 1969, quando l'esercito sbarcò in soccorso delle aree cattoliche attaccate dai protestanti. Martedì. John Taylor, deputato del partito unionista dell'Ulster, si fa vedere presso il filo spinato. Avverte che entro pochi giorni 100 mila lealisti potrebbero scendere su Drumcree. I poliziotti vengono verbalmente aggrediti. «Ehi, io ti conosco» grida un orangista a un agente. «Sei di Carrick. So dove abiti. Chi baderà a tua mo¬ glie e ai tuoi figli stanotte?». Mercoledì. I campi attorno a Drumcree sono ormai pieni di auto, con le famiglie che fanno pic-nic e Radio Orange che fornisce il sottofondo di propaganda e musica. Una scavatrice compare in cima a una collina, suscitando il panico fra poliziotti e soldati. Fra i protestanti si discute di sfondare la barriera, ora cresciuta a due linee di filo spinato. Ma si diffonde anche la speranza di far passare gli orangisti da un'altra parte, anziché per Garvaghy Road: è previsto un incontro fra le autorità e i capi religiosi protestanti. Giovedì. Due ore di trattativa non bastano a raggiungere un compromesso tra i cattolici di Garvaghy Road e gli orangisti. La polizia capovolge la sua politica di resistenza, cedendo alla forza del numero. Gli orangisti sono entusiasti ma si dicono l'un l'altro che va evitato il trionfalismo. «Non ci devono essere atteggiamenti di trionfo, altrimenti comprometteremo le parate future», ammonisce Radio Orange. Un poliziotto crea un varco nel filo spinato e la parata lo attraversa. Al suono solenne di un tamburo, gli orangisti sfilano per la strada. La polizia punta le armi coi proiettili di gomma sugli abitanti di Garvaghy Road. La violenza erompe con il lancio di una bomba molotov, che scatena l'immediata e decisa reazione della polizia. Una giovane donna che porta in braccio un bambino raccoglie una pietra dal suo giardino, poi la lancia verso i protestanti urlando «Voi orangisti bastardi!». Gli orangisti restano impassibili, silenziosi, con gli occhi fissi innanzi. Ma poi la banda attacca a suonare l'inno degli Irish Ranger: sulle facce dei protestanti si schiudono sorrisi di sollievo e, sì, di trionfo. Venerdì. E' il 12 luglio, il più importante del calendario delle marce celebrative; una replica dell'assedio di Drumcree nella Ormeau Road di Belfast è evitata grazie a un imponente schieramento di polizia. La parata serpeggia per altre vie della città. «In quarant'anni - commenta uno spettatore - è il peggior 12 luglio che io ricordi». David Sharrock Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa» Il premier irlandese Bruton contro Major «La colpa è sua non doveva cedere ai protestanti» Nel centro di Belfast, una donna con un bimbo passa accanto a un paracadutista inglese accovacciato dietro un palo [foto reutersj
Luoghi citati: Belfast, Irlanda Del Nord, Italia, Ulster
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