«Aiutatemi, ho paura» di Ezio Mascarino

«Aiutatemi, ho paura» «Aiutatemi, ho paura» il terzo sospettato: ma non so nulla DELL'INDAGINE STORINO ULLA guida del telefono c'è il nome della moglie, Gabriella. La casa è nella periferia di Bussoleno. Due squilli, all'apparecchio risponde la figlia undicenne di Domenico Cante. «Papà sta cenando, può richiamare? E' urgente?». Sì, è urgente, per favore chieda se può venire all'apparecchio. Si sente l'abbaiare di un cane. Sono le 19,25. In casa Cante la tv è accesa, c'è ancora il telegiornale. La bimba urla: «Papà, è per te, dicono che è urgente». Voce lontana: «Non posso...». Poi ancora la bambina: «Papà si lava le mani e arriva. Può aspettare?». Sì, aspetto, grazie. Ed ecco all'apparecchio il dipendente delle Poste torinesi, lo «scambista» che la polizia ha sempre sospettato di essere complice di Giuliano Guerzoni il cui corpo è stato appena trovato, in ima cava, assieme a quello di Enrico Ughini. Con Domenico Cante, 39 anni, gli ultimi quindici passati all'Ente Poste, durante il primo interrogatorio negli uffici della Squadra mobile, sezione Rapine, gli agenti erano stati bruschi: «Lei nega. Ma su quel furgone eravate in due, lei e Guerzoni. Lo scambio dei sacchi con i soldi, tutti quei miliardi, il furto insomma, è avvenuto sul furgone. E su quel mezzo eravate in due, ce lo ha detto anche lei. Ci spieghi come ha fatto a non vedere. Lei capirà, è difficile crederle. Lei è sospettato, anzi di più, lei per noi è complice». E Cante si era sentito male: era scivolato giù dalla sedia, posta accanto alla finestra aperta per prendere un po' d'aria. Lo avevano dovuto portare in ospedale, reparto cardiologia. Quattro giorni. Un mezzo infarto. Signor Cante, ha saputo? «Saputo che cosa?». Di quei due morti, trovati proprio nel vostro paese, a Bussoleno, in una cava... «E chi sono?». Guerzoni e Ughini, lei conosce Guerzoni, vero? «Un momento, parla di Giuliano?». Sì, proprio lui, l'uomo d'oro come abbiamo scritto, il postino che ha rubato otto miliardi... «Non so nulla, ma ne siete sicuri, che cosa è accaduto?». Morti, ammazzati, uno accan- to all'altro, tra pietre e terriccio. Il postino e il pensionato, compagni di festa e serate, tutti e due scomparsi, misteriosamente, subito dopo quel furto clamoroso... «Giuliano ucciso?». Sì, assieme a Ughini, lo conosce, vero? «Quello non l'ho mai visto, mai sentito nominare. Giuliano di lui non mi ha mai parlato». Eppure, passavate tante ore assieme... «Senta, io vado alle Poste per lavorare, non per chiacchierare delle mie cose. E tutto questo l'ho detto ai magistrati, quando mi hanno interrogato, di fronte ai miei avvocati, Gianaria e Ronfani. E' orrendo essere sotto accusa, ti interrogano, ti fanno tante domande, cercano di farti cadere in contraddizione. Di quel furto non so nulla, ha fatto tutto Guerzoni, bisognava parlare con lui». Ma adesso è impossibile. Gli hanno tappato la bocca. Lo hanno ucciso, assieme all'amico Ughini. Cante, perché li hanno uccisi? E chi può averli uccisi? «Io non sapevo neppure di questi due morti, me lo ha detto lei adesso. Come posso immaginare? Certo, qualcuno li ha uccisi, qualcuno che... ». Che cosa vuol dire? Forse qualcuno che li ha usati? «Non so, non posso immaginare, non mi faccia dire cose che non so». Però, scusi, ragioniamo. A Torino ci sono stati due assalti clamorosi alle Poste, in una manciata di giorni. Prima la rapina agli uffici di via Reiss Romoli: due miliardi portati via da sei banditi, tutti arrestati con i sacchi ancora in mano. E poi questo furto, su un furgone che viaggia per la città, con doppia scorta di polizia, un'auto davanti e una dietro, perché era l'ultimo giorno in cui si pagava l'Ici. Ci deve essere una grossa banda, malavita organizzata, lo dicono gli inquirenti. Guerzoni e Ughini sono stati «usati» per il furto e poi abbandonati, uccisi? Che dice? «Io non lo posso sapere. Certo che adesso abbiamo paura. Ma come sono stati uccisi7 E dove li hanno trovati?». La richiamo fra un po', sarò più preciso. Lei resterà in casa, immagino? «Sì, sì, non mi muovo. Comunque prenda il numero del cellulare, se esco lo porto dietro, mi dia notizie più precise, voglio sapere. Io devo sapere che cosa sta accadendo». Stia tranquillo, la richiamo. «Allora a dopo... scusi, stanno suonando alla porta, scusi un attimo». Domenico Caute allontana il telefono, urla: «Gabriella, chi è?». Si sente l'abbaiare dei quattro cani di casa. C'è confusione. Si sentono voci sul fondo: «Chi sono? Carabinieri, polizia? Che cosa vogliono? Sì, sì, mi vesto, arrivo. Dì loro che arrivo. Mamma mia, che cosa vogliono? Mi metto qualcosa addosso. Ho capito, faccio in fretta, arrivo. Ma che cosa capita questa sera?». E' già bxiio. Sul cancello di casa c'è un'Alfa beige. Gli inquirenti caricano Domenico Cante, lo portano via. Dicono: ((Adesso forse ha qualcosa da raccontare». Ezio Mascarino «Mi hanno interrogato, è stato orrendo, ma ho spiegato tutto» Poi arrivano i carabinieri «Si vesta e venga in caserma» Due poliziotte con i sacchi del furto miliardario e. a sinistra, lo «scambista» delle Poste Centrali di Torino, Domenico Cante

Luoghi citati: Bussoleno, Torino