A 25 anni ucciso dall'auto blindata
A 25 anni ucciso dall'auto blindata A 25 anni ucciso dall'auto blindata LOCRI. 11 suono assordante delle sirene e poi un botto. Un dramma consumato in pochi istanti. Giosè Carpentieri, 25 anni, è morto così, travolto da una delle auto di scorta ad un magistrato della Procura antimafia di Reggio Calabria. E' morto a Locri, Giosè, la città in cui viveva; sulla strada principale del paese, che chissà quante volte aveva percorso su e giù sul suo «vespino» bianco. Lo stesso sul quale si trovava quando è sopraggiunta, nel pomeriggio di ieri, una Croma color oro della sicurezza di Nicola Gratteri, un magistrato a rischio, impegnato in delicate indagini di 'ndrangheta. E con alle spalle un lungo elenco di minacce di morte. Pantaloncini corti e maglietta, Giosè aveva forse intenzione di fare una capatina in spiaggia. In un sabato pomeriggio assolato. Viaggiava con il «vespino» sul corso Vittorio Emanuele, una statale - la 106 - che corre parallela alla costa ionica e taglia Locri, così come tantissimi altri Comuni della fascia. Ha cominciato a sentire le sirene, Giosè; poi si è visto sorpassare da una prima automobile con il lampeggiatore acceso sul tettuccio, un'Alfa 33; poi da una Croma blindata, quella sulla quale c'era Gratteri, di rientro a casa, in un paesino non lontano da Locri. All'incrocio con una delle stradine che portano verso il mare, il giovane si è spostato sulla sinistra, pronto a svoltare. In quel momento è sopraggiunta l'ultima auto della scorta, che probabilmente aveva perso un po' di terreno rispetto alle altre. Lo scontro è stato inevitabile. Terribile: il corpo di Giosè, all'anagrafe Giosofatto, secondo di due figli (una sorella è più grande di qualche anno), è stato sbalzato molti metri più avanti. L'auto del magistrato ha proseguito, a sirene spiegate, con quella che la precedeva. Motivi di sicurezza. Solo la Croma che ha investito il giovane s'è fermata. Gli agenti stessi hanno chiamato l'ambulanza, tra le urla di chi sostava nei pressi dell'incrocio, a passare qualche ora ai tavolini dei numerosi bar che s'affacciano sulla statale. «Questa è la prima ricostruzione dell'incidente», dicono i carabinieri della compagnia di Locri. La corsa dell'ambulanza però non è servita. «Non c'è stato niente da fare, quando l'hanno portato qui, il ragazzo era già morto», dice Anto- nio Caccamo, il medico di turno al pronto soccorso dell'ospedale civile di Locri. Emorragie interne, ferite in tutto il corpo, quasi certamente una frattura alla base cranica. L'urto, la caduta sull'asfalto, ad almeno cinquanta metri dal punto dell'urto, hanno avuto conseguenze devastanti. Gratteri è stato informato subito di quanto accaduto alle sue spalle. S'è detto «sconcertato», e ha parlato di «tragica fatalità». Davanti all'ospedale di Locri, la gente protesta. C'è qualche momento di tensione. Dolore per la morte di Giosè, ma anche molta rabbia, per una tragedia che, dicono qui, «prima o poi doveva capitare». Le scorte, si sa, viaggiano a velocità sostenuta; un fatto fisiologico, che però in posti come questo diventa pericolosissimo. Una strada tutto sommato stretta. Che deve sopportare da sola un carico di traffico elevatissimo. Nel bel mezzo di un paese, tra ombrelloni da spiaggia e stuoie sull'uscio di coloratissimi empori e tutto quello che si può immaginare in un centro che tanto si aspetta dal turismo. Giosè Carpentieri, studente universitario, figlio di un commerciante di latticini, la pericolosià di una statale dannata l'ha pagata cara. Una sua disattenzione, la velocità sostenuta dell'auto della scorta, imprudenza... Restano solo ipotesi. Almeno per il momento. Il pericolo di un corteo blindato che sfreccia tra ragazzetti a zonzo e massaie all'uscita del panettiere però rimane. [r. v.] Un mazzo di fiori sul luogo dove il giovane di Locri è stato travolto e
Persone citate: Nicola Gratteri
Luoghi citati: Locri, Reggio Calabria
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