Tom Cruise è già vecchio Hollywood vuole i ventenni di Gabriele Beccaria

Thriller giudiziario lancia le nuove star Thriller giudiziario lancia le nuove star Tom Cruise è già vecchio Hollywood vuole i ventenni L'attore è anche troppo caro: il cinema dimentica in fretta e corre ai ripari WASHINGTON. Il giovane avvocalo misura a grandi passi l'aula. E' bollo, elegante, deciso e ha i capelli bloccati all'indietro da spatolate di gel. Fa caldo in aula e i ventilatori tagliano l'aria pesante del Sud americano. «Signori giurati...». C'è qualcosa di déjà vu in questa scena di «A Time to Kill», un thriller giudiziario in cui si intrecciano sesso, violenza e razzismo. Per gli americani - e non solo per loro - l'icona del genere è ancora Tom Cruise, l'avvocatino rampante di «Codice d'onore» che stringe in angolo il marino schizzato Jack Nicholson. Ma stavolta, davanti al giudice arrampicato sullo scranno, si muove il suo probabile erede, Matthew McConaughoy. E il 24 luglio, quando il film sharcherà nelle sale, le platee d'America scopriranno che non è meno bravo di uno dei massimi simboli sexy di Hollywood. Parola dei «producers», che non sbagliano mai, o quasi. «Usa Today» ha l'atto una ricerca negli studios e nel mare infinito del pettegolezzo californiano ha scoperto che Matthew McConaughey fa parte della lista dei nomi bollenti del prossimo futuro. Con Edward Norton, Skeet Ulrich e Billy Crudup fa parte dei «Fantastici Quattro» di cui tutti parleranno e che le ragazzine sogneranno, fissando i posters appiccicati alle pareti di casa. 1 «fighi» saranno loro, quelli che sostituiranno le star di adesso, Tom Cruise, appunto, o Brad Piti. Il «Magnifico Duo» sta invecchiando (fa quasi 70 anni) e, per di pili, e diventato insopportabilmente esoso: per «Mission Impossible», Cruise ha preteso 22 miliardi e mezzo di lire. Manie da primi della classe già maturi - pensano a Hollywood - o, quindi, meglio preparare carne pili fresca, da buttare nel business. «A Time to Kill», storiacela dal romanzo di John Grisham, è la prima prova da protagonista di McConaughey. Lui, bianco coraggioso, difende la figlia violentata di un nero perseguitato (l'indimenticabile Samuel Jackson, spalla di John Travolta in «Pulp Fiction»), sullo sfondo di un «South» avvelenato dai roghi del Klu Klux Klan. «Matthew è un attore straordinariamente naturale», dicono di lui, dopo aver entusiasmato produttori e troupe, a cominciare dal regista, Joel Schumacher, un duro che si è distinto con «Batman Forever». Naturale e intenso come il ventiseienne Edward Norton: si è già conquistato un posto permanente nella memoria collettiva con l'interpretazione del maniaco di «Primal Fear» - «Schegge di paura» - che inganna un altro avvocato, stavolta interpretato da Richard Gere. Per la sua parte erano stati fatti 2 mila provini. Non avrebbero potuto scegliere meglio. In autunno debutterà con Woody Alien, in «The People vs. Larry Flynt». Billy Crudup, invece, l'hanno scoperto a Broadway, sul palco di «Arcadia», e si è ritagliato un molo in «Sleepers», il prossimo film-evento di Barry Levinson, accanto - guarda caso - a Pitt e a un cast affollato di grandissimi, compresi Robert De Niro, Dustin Hoff'man e Vittorio Gassman. Anche il quarto del quartetto in ascesa, Skeet Ulrich, è un veterano del teatro che nel cinema si è fatto le ossa con particine riuscite in «Boys» e «The Craft». Poi, è emerso come il fratello di Sharon Stone in «Last Dance» nel recentissimo «Touch», dove è un ragazzo dotato di straordinari poteri di guarigione. Con un viso che sembra più giovane dei suoi 26 anni, assomiglia molto a Matthew McConaughey. Sarà un caso che ha anche la stessa pettinatura da collegiale sognante? Gabriele Beccaria Qui accanto da sinistra, tre delle nuove stelle di Hollywood: Edward Norton, Matthew McConaughey, Billy Crudup

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