Strehler programma quaresimale

Strehler/ programma quaresimale Dimissioni sospese: approvato il bilancio del Piccolo, restano i problemi Strehler/ programma quaresimale Un solo spettacolo nuovo, l'«Avaro» con Villaggio MILANO. Il consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano ha approvato il bilancio della nuova stagione '96'97 che Strehler ha presentato «per senso del dovere», essendo dimissionario. Ma sarà una stagione quaresimale, con una sola produzione nuova, 1'«Avaro» di Molière con Paolo Villaggio e la regia di Lamberto Puggelli. «Non posso abbandonare questa mia creatura che ha 50 anni», ha detto il regista, ma certo non è contento. Sperava che le sue dimissioni avrebbero avuto un effetto diverso, più dirompente, avrebbero fatto scattare tutto il mondo culturale e teatrale italiano. Ma è l'Italia intera ad essere bloccata e contratta. E sulla cultura non si investe. Quindi il consiglio di am- ministrazione non ha neanche preso in considerazione il grande progetto triennale di teatro di Strehler, fondato sull'idea di teatro totale: non solo prosa, ma anche musica e danza. Insomma multimedialità. Adesso che le cose sono sospese, entro il 31 dicembre il consiglio dovrà designare un nuovo direttore. Strehler resterà soltanto se da qui a dicembre il consiglio d'amministrazione darà segni positivi, mostrerà di raccogliere il suo allarme. Lui, in un documento diffuso ieri, chiede in sostanza tre cose: un adeguamento dei contributi, un pagamento corretto dei sostegni statali, il riconoscimento della specifità del Piccolo nel mondo teatrale italiano (lo stesso discorso, da più parti contestato, della Scala). Ma intanto i lavori di ristrutturazione sono fermi: le 1100 poltroncine che dovevano arrivare ieri da una ditta di Vimodrone non sono state consegnate. Perché, secondo la ditta, se si eseguisse alla lettera il progetto dell'architetto Zanuso, le poltrone non sarebbero conformi alle norme di sicurezza vigenti. Il progetto originario deve essere contrattato. Ma quando? E come? Intanto il teatro è come un'orbita vuota. Nonostante questa mancata consegna, Daverio, assessore milanese alla Cultura, ripete che il teatro sarà pronto per settembre, mentre ormai sarebbe materialmente impossibile, anche se i lavori proseguissero per tutto agosto. A proposito della sua successione Giorgio Strehler non parla chiaro e non fa nomi. Dice soltanto: «In Italia c'è un Ronconi...», poi accenna ad un «regista francese». Ma più che al suo successore, pensa ai problemi del teatro che lui non vorrebbe lasciare: i soci fondatori, Comune, Provincia e Regione danno insieme 4 miliardi e mezzo; lo Stato dà altrettanto; 4 miliardi arrivano dallo sbigliettamento. Il bilancio finale è di 21 miliardi: adesso è in pareggio, ma per l'anno prossimo potrebbe esserci un buco da due miliardi. Strehler resterebbe se questi tre soci fondatori e lo Stato «dessero segni di responsabilità, se cominciassero ad agire». Vorrebbe che gli riconoscessero i suoi sacrifici, lui che si è immolato sul fallimento burocratico del Piccolo. Allora, finita questa stagione smorta, potrebbe partire il piano triennale. Ma non sembra un'ipotesi realistica: dove si troveranno all'improvviso tutti quei soldi? Stagione d'emergenza, dunque, e unico spettacolo nuovo: l'«Avaro» di Molière interpretato dopo tanti tira e molla da Paolo Villaggio, ma con la regia di Puggelli e non dello stesso Strehler. Poi sono in programma quattro riprese: «Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa», da Tabucchi, due spettacoli brechtiani, «La storia della bambola abbandonata» e «L'eccezione e la regola» e «L'isola degli schiavi» di Marivaux. Inoltre le tournée di spettacoli ben collaudati, fra cui quella di Milva che canta Brecht, e ancora molti artisti ospiti, Carolyn Carlson, Eugenio Barba, Luca Ronconi. Salta «Madre Coraggio a Sarajevo», e soprattutto nessun festeggiamento per i 50 anni del teatro. «Sarebbe stato ipocrita - dice Strehler - presentare un programma di celebrazioni». Nessuna festa, riflessioni sul passato, spettacoli tristi. E' uno spaccato d'Italia anche questo. [S. IL] Strehler: «Sarebbe necessario investire nella cultura»

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