Destra e sinistra addio l'Italia sta nel mezzo

il caso. «Reset» decreta la fine delle tradizionali tribù il caso. «Reset» decreta la fine delle tradizionali tribù Destra e sinistra addio l'Italia sta nel mezzo "Y| NGREDIENTI: crisi della I classica distinzione fra I destra e sinistra, aumento E della popolazione che pre* ferisce stare in mezzo, nuove categorie di contrapposizione come vecchio/nuovo, o solidale/indifferente, statistiche del progetto Beliefs in Government sulle tendenze dell'opinione pubblica europea. Mescolali!, sbattere, condire con il film Ferie d'agosto di Paolo Virzi, spruzzare polemiche contro il Gruppo '63, applaudire Cacciari, fischiare Adornato. Ecco servita la nuova identità politica degli italiani, cosi come si va delineando nell'era dell'Ulivo. La ricetta è dell'autorevole mensile Reset (Donzelli): occupa otto pagine, intitolate «Le due Italie» a cura di Andrea Salerno, sul numero di luglio-agosto in edicola la prossima settimana. L'occasione per fare il punto sulla collocazione politica legli italiani e stata fornita da due fatti molto diversi: innanzi tutto, l'uscita del film Ferie d'agosto (recensito sulla rivista da Paolo Mereghetti), in cui si scontrano due gruppi sociali impersonati da Mezzalupi (Ennio Fantastichini), il destro, il fascistoide, il razzista, e da Sandro (Silvio Orlando), il sindacalista, l'intellettuale, il terzomondista ; in secondo luogo, l'elaborazione dei dati di Beliefs in Government (Opinioni sul governo), un barometro delle tendenze elettorali della European Science Foundation, i quali attestano un aumento de)',li incerti, cioè di coloro chi; rifiutano l'asse destra-sinistra, pili numerosi in Italia che in Europa e diffusi nel ceto medio molto piii che in passato, Che cosa salta fuori da un accostamento cosi eccentrico come quello tra una commedia cinematografica e un'analisi sociologica? "Salta fuori che si continuano a usanì delle categorie antropologiche per interpretare la contrapposizione fra destra e sinistra - risponde Giancarlo Bosetti, fondatore e direttore di Reset -, linguaggi, tic, pregiudizi, manie, mentre i dati ci dicono che non è vero che siamo tutti o come Fan- tastichini o come Orlando». Non che destra e sinistra non esistano più: ci sono ancora i Mezzalupi che pensano che «la politica e una zozzonata» e i Sandro che non sopportano «quelli che guardano solo la televisione», ma cresce il numero di chi sceglie la destra o la sinistra non per ragioni di appartenenza, non per mettersi in uno schieramento, bensì dopo essere stato a lungo indeciso. «Soprattutto nei giovani - dice Bosetti - non esistono questi due presunti poli antropologici». L'aumento di coloro che stanno in mezzo rispecchia sicuramente come osservano Guido Martinotti e Sonia Stefanuzzi, ricercatori del progetto Beliefs in Government - la fine del sistema bipolare che ha dominato la scena europea fino alla caduta del Muro di Berlino. Ma il dato significativo, in Italia, è la qualità dei «nuovi incerti»: l'andamento delle statistiche dal 1973 al 1994 indica un aumento della presenza maschile, dell'istruzione media, delle qualifiche lavorative, della partecipazione politica. Incerto, insomma, non vuol dire marginale o subalterno. La storica contrapposizione fra destra e sinistra deve considerarsi una vicenda che rischia l'estinzione? E proprio all'indomani d'una riforma elettorale concepita per un bipartitismo non più imperfetto? La redazione di Reset non si sogna di proporre una simile conclusione. Però riconosce dicotomie alternative per l'Italia del 1996: vecchio/nuovo, regime/antiregime, moderato/radicale. Continuare a vedere antiche tribù un po' allo sbando - di quelli che s'aggrappano «disperatamente al consumo» o di quelli che viaggiano «Struzzi alla mano» sarebbe fuorviarne. Ma cosa c'entrano rispettivamente il Gruppo '63, Cacciari e Adornato? Del pacchetto di Reset fa parte anche un'intervista con Paolo Virzi, regista di Ferie d'agosto, il quale spiega che la categoria destra-sinistra galleggia in un «enorme vuoto». Quale? «Il vuoto di una vocazione umanista e popolare della sinistra». Che comincia, a suo dire, con l'aggressione del Gruppo '63 a Pratolini e Cassola, Pasolini e Morante, provocando l'incomunicabilità «tra le masse popolari e gli intellettuali e gli artisti». Conseguenza? Il vuoto è stato riempito «dalla televisione e da Sorrisi e Canzoni)). Buttata via La ragazza di Bube, si è caduti fatalmente nelle braccia berlusconiane. E' un attacco allo snobismo della sinistra elitaria: «Non esistono molte differenze tra i superstiti del Gruppo '63 e gli uomini di Publitalia. Mi dispiace dirlo, ma è così», spiega Virzi, che però vede snobismo e snobismo: no a Adornato, sì a Cacciari, «perché più di altri ha il polso del corpo sociale a cui si rivolge». Solo che l'incomunicabilità era cominciata ben prima, anzi la storia della sinistra italiana non è neppure concepibile senza il conflitto fra intellettuali e masse, con tutti i suoi risvolti, zdanoviani, togliattiani e vittoriniani, fino alla polemica sulla Storia della Morante. E a proposito di dicotomie, non è detto che basti il populismo per evitare il qualunquismo. Alberto Papuzzi Imimì ucpad Qui accanto, Carlo Cassola. Sotto, Laura Morante e Silvio Orlando nel film «Ferie d'agosto» di Paolo Virzi Bosetti: linguaggi, tic, manie, contrapposizioni come quelli descritti in «Ferie d'agosto» rischiano di ingannarci La replica del regista: alla cultura progressista manca la vocazione popolare, avete buttato Cassola e siete finiti in braccio a Berlusconi

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