Aids, la speranza è solo per i ricchi di Marina Verna
Aids, la speranza è solo per i ricchi Aids, la speranza è solo per i ricchi Se il vaccino funzionerà, costerà migliaia di dollari VANCOUVER DAL NOSTRO INVIATO Katherine Nyirenda, che ha 24 anni e viene dallo Zambia, tocca il cuore della sala quando viene invitata sul palco più prestigioso - quello della grande scienza di base - a raccontare la sua storia di malata di Aids: 70 dollari al mese come assistente sociale, due figli, un marito in fuga, l'ostracismo sociale da quando il prete l'ha pubblicamente denunciata. «Molti di voi pensano che la sofferenza sia normale per noi in Africa, ma non lo è. Sentiamo la fame, il dolore, la rabbia proprio come voi». Eccoli lì, i due mondi dell'Aids, stesso problema ma non stessa soluzione. A questo undicesimo congresso mondiale medici e scienziati parlano di quello che ancora pochi mesi fa era impensabile: una cura che promette di essere risolutiva. Ma costa migliaia di dollari l'anno, una cifra problematica per molti malati dei Paesi ricchi, irragghmgibile per tutti quelli dei Paesi poveri. Che annusano disperati quest'aria di salvezza sapendo di esserne esclusi. Il convegno della svolta (ma gli studi clinici positivi riguardano un numero piccolo di persone e un tempo troppo breve pei essere certi che il virus non sia scomparso ma solo ben nascosto) si è chiuso col rituale appuntamento alla prossi¬ ma volta (fra due anni a Ginevra) e un protocollo sull'uso delle tre classi di fannaci che, combinate insieme, promettono il miracolo. Il nocciolo dello questione. L'Aids è causato da un'aggressione esterna (il virus) o da una debolezza interna (un'insufficienza, magari genetica, delle difese immunitarie)? La disputa sull'origine della malattia, che ha segnato il contrasto tra le due star della ricerca, Gallo e Montagnier, si ripropone nella generazione successiva di ricercatori. In uno dei confronti più attesi, quello tra l'italiano Giuseppe Pantaleo, immunologo di punta, e l'americano David Ho, sostenitore dell'ipotesi virale, si è visto che le due ipotesi partono da punti opposti, ma trovano la convergenza nell'associazione di farmaci complementari, le terapie alternative. Omeopatia, agopuntura, sostanze antiossidanti, erbe medicinali, tecniche mentali hanno sempre avuto i loro cultori anche fra i malati di Aids, ma ora stanno ricevendo una patente ufficiale. Non certo come sostituti dei fannaci, ma come accompagnamento e sostegno all'organismo che deve rafforzare le sue difese. Un organo ufficiale come il National Institute of Health di Bethesda ha recentemente aperto una sezione interamente dedicata allo studio di queste sostanze. E anche l'Unione Europea si è mossa, finanziando la prima ricerca epidemiologica europea sull'uso della terapia complementare. Italiani emergenti Gli italiani sono tornati visibilissimi sulla scena scientifica internazionale. Giuseppe Pantaleo lavora, con Cecilia Graziosi, nel gruppo di Anthony Fauci a Bethesda, il più avanzato nel campo dell'immunologia. Paolo Lusso lavora con Robert Gallo e studia l'herpes numero 8, un virus che si moltiplica nelle cellule bianche del sangue anziché nella pelle ed è legato a qualche malattia immunitaria nella fase finale dell'Aids. Stefano Velia, direttore del Laboratorio di Virologia dell'Istituto Superiore di Sanità, fa parte dell'Aids Clinical Trial Group, il più importante organismo americano che organizza gli studi clinici. Infine Mario Clerici, del National Institute of Health, è considerato un altro molto forte negli studi immunologia. Fai-da-te. Le autorità americane hanno approvato tre kit per farsi da soli, con 40 dollari, il test dell'Aids. Subito la comunità scientifica si è spaccata. La segretezza induce chi ha timori a fare il test presto iniziando tempestivamente le eventuali cure, dicono gli uni. Gli altri ribattono ohe una persona inesperta e agitata non è in grado di gestire bene l'operazione. Marina Verna
Persone citate: Cecilia Graziosi, David Ho, Gallo, Giuseppe Pantaleo, Katherine Nyirenda, Mario Clerici, Montagnier, Paolo Lusso, Robert Gallo
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