Netanyahu apre la guerra su Gerusalemme di Aldo Baquis
Sfrattato l'ente che custodisce le moschee. La destra ebraica: occuperemo la Spianata Sfrattato l'ente che custodisce le moschee. La destra ebraica: occuperemo la Spianata Netanyahu apre la guerra su Gerusalemme Gli arabi: «Reagiremo» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO La battaglia per Gerusalemme è iniziata. Lo proclamano i portavoce del premier Benyamin Netanyahu mentre nell'aria c'è la chiusura di alcuni uffici palestinesi a Gerusalemme Est le cui attività sono - secondo i leader del Likud in contrasto con gli accordi fra Israele e l'Anp di Yasser Arafat. Fra gli uffici che rischiano di vedersi sigillare le entrate vi è - affermano Haaretz e la radio militare israeliana - il Ministero per il Waqf (l'Ente per la custodia dei beni islamici) dello sceicco Hassan Tahbub, che ha sede nella Spianata delle Moschee, uno dei luoghi santi dell'Islam. Le reazioni arabe sono state ieri quasi istantanee. Arafat ha sollecitato il governo israeliano a mantenere gli impegni presi (allusione alla scarcerazione dei detenuti, al ritiro da Hebron e alla revoca della prolungata chiusura dei Territori) mentre Faisal Husseini ha detto al Jerusalem Post che il rifiuto di Netanyahu di negoziare il futuro di Gerusalemme equivale «a una dichiarazione di guerra» nei confronti dei palestinesi. Il nervosismo e l'inquietudine serpeggiano ormai in tutto il mondo arabo. Da Rabat - dove Arafat si è recato in visita nei giorni scorsi - si è appreso che il 16 agosto vi sarà convocato il «Comitato Al Quds (Gerusalemme)» dell'Organizzazione della conferenza islamica, che è presieduto appunto da re Hassan II. Oggi inoltre a Muscat (Oman) si incontreranno i ministri degli esteri di otto Paesi arabi (fra cui Siria ed Egitto) per discutere delle ripercussioni regionali della politica di Netanayhu nonché delle misure da adottare contro il terrorismo in seguito all'attentato anti-americano di Dhahran (Ara¬ bia Saudita) del 25 giugno scorso. I collaboratori di Netanyahu si lamentano che le attività dell'Anp a Gerusalemme Est sono incompatibili con il carattere della città che deve essere, a loro avviso, «capitale unificata ed eterna» dello Stato ebraico. Nel rnirino del governo del Likud ci sono dunque non solo la Orient House di Faisal Husseini (che per i collaboratori di Netanyahu è - di fatto, se non di nome - il ministro dell'Anp per le questioni di Gerusalemme), ma anche l'ufficio di Hanan Ashrawi (ministro per l'istruzione superiore) e l'ufficio di statistica. «Abbiamo scoperto che il governo precedente ha fatto ai palestinesi concessioni segrete che mettono in pericolo la sicurezza di Israele» ha rivelato alla radio israeliana Dorè Gold, un consigliere politico di Netanyahu. Secondo l'emittente alludeva alle attività degli agenti segreti palestinesi di Jibril Rajub, discretamente presenti a Gerusalemme Est. Da parte laborista le accuse di Gold sono state respinte con indignazione. Una ulteriore fonte di apprensione per i palestinesi giunge da ripetuti scagnali da parte israeliana di voler rivedere lo status quo che impediva finora agli ebrei religiosi di pregare nella Spianata delle Moschee, dove sorgeva il Tempio di Salomone. Il leader del gruppo nazionalista-messianico Hay veKayam, Yehuda Etzion (un ex terrorista responsabile di attentati anti-palestinesi), ha rivelato nei giorni scorsi di aver ricevuto da Netanyahu un impegno di massima a consentire preghiere ebraiche sulla contesa Spianata, nonostante che la polizia israeliana lo sconsigli nel timore di tumulti fra ebrei e islamici. Secondo la stampa israeliana anche il nuovo ministro della Giustizia Yaakov Neeman (indipendente, ma con spie- cate simpatie per i partiti religiosi) sarebbe incline ad autorizzare preghiere in quella Spianata. La tensione è dunque a fior di pelle nei punti di principale attrito, a Gerusalemme e a Hebron, dove gli islamici di Hamas invocano da settimane la ripresa immediata dell'intifada. Nel timore di nuovi attentati un'unità di elite israeliana ha condotto nei giorni scorsi un'addestramento speciale nella Tomba dei Patriarchi di Hebron, dove due anni fa il colono Baruch Goldstein massacrò trenta islamici immersi in preghiera. Per Hebron, Hanan Porat, deputato del partito nazional-religioso, ha stilato un piano in base al quale Israele manterrebbe a tempo indefinito le responsabilità della sicurezza su tutta la città, lasciandovi, a dispetto degli accordi sottoscritti, un presidio di truppe. Aldo Baquis I I Il premier Netanyahu al Muro del Pianto [foto reuter]
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