Porte chiuse ai piemontesi

Porte chiuse ai piemontesi Azienda in crisi di Pont-St-Martin riassume solo valdostani Porte chiuse ai piemontesi LAOSTA E linee di confine, da sempre, delimitano non solo Stati o Regioni, ma anche popoli, culture, economie e speranze diverse. A volte da una parte c'è la guerra e la povertà, dall'altra la pace e la prosperità. A Pont-Saint-Martin, Bassa Valle d'Aosta, la linea di confine con il Piemonte separa anche il diritto al lavoro dallo spettro della disoccupazione. Da una parte, chi vive nella Regione autonoma e ha la carta d'identità azzurra, potrà essere assunto in una nuova azienda che presto si insedierà a PontSaint-Martin. Chi, invece, abita dall'altra parte del confine, a Carema, terra di vino doc e di piemontesi dalla carta d'identità marrone, rischia di essere escluso dalla nuova prospettiva occupazionale. Non è il sogno nel cassetto dei separatisti, è una convenzione firmata dalla Regione Valle d'Aosta con l'industria Zincocelere di Cavaglià, nel Biellese. Tre mesi fa i vertici dello stabilimento Conner di PontSaint-Martin hanno annunciato la chiusura della fabbrica. Dal 1° luglio, i 168 lavoratori sono stati licenziati. Eppure credevano in quell'industria, dove c'era alta tecnologia e la produttività era ottima. Per far crescere la Conner, anni fa furono chiamati dal vicino Canavese 40 lavoratori. Vennero subito, a Pont-SaintMartin, nella ricca Valle d'Aosta. Subito, pur di lavorare. E questi quaranta piemontesi, quando l'altro giorno le autorità valdostane hanno annunciato la soluzione al «buco» occupazionale della Conner, hanno sorriso soddisfatti all'inizio dell'assemblea sindacale. Ma dopo pochi minuti hanno cambiato umore. Nella Zincocelere, chiamata a occupare lo stabilimento che fu della Conner, saranno assunti soltanto i disoccupati di Pont-Saint-Martin, o dei Comuni limitrofi, ma sempre valdostani, «con la carta d'identità azzurra». I sindacati hanno detto «no» a separazioni etniche. E hanno promesso una soluzione. Ai 40 piemontesi, resta una piccola speranza: la rinuncia di qualche valdostano, oppure la necessità di manodopera specializzata. Soltanto in quel caso l'azienda potrà assumere «non valdostani», ma comunque non più del 20 per cento del totale. Ironia della sorte, qualche anno fa la Conner mandò in aziende canavesane operai valdostani, che oggi sono ancora lì, in Piemonte, a lavorare, mentre gli ex colleghi canavesani trovano porte chiuse. E' il confine. Stefano Sergi

Persone citate: Conner, Pont, Stefano Sergi

Luoghi citati: Bassa Valle D'aosta, Carema, Cavaglià, Piemonte, Pont-saint-martin, Valle D'aosta